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Giardini di luglio. Tanzui Dimitri Tanzui
Il 6 e 7 luglio 2011 un doppio happening tra danza, performance, musica ed effetti sonori elettronici nei Giardini della Filarmonica Romana: il trio di ballerine-performer di Immobile Paziente, crea un vissuto intorno al Quartetto n.8 di Dmitrij Šostakovič (1906-1975), formalmente dedicato alle vittime della guerra e del fascismo, ingloba un sottofondo di contrita e nostalgica ribellione al totalitarismo russo di marca staliniana sotto il quale il compositore dovette lavorare, con il denso strascico di angoscia, che i giovani musicisti del Quartetto del Conservatorio Santa Cecilia di Roma ben coagulano nelle corde.
Le tre ballerine Manuela De Angelis, Caterina Inesi, Marcella Mancini, il cui cambio d’abito continuo e sul palco, è del tutto metaforico, si presentano con degli impermeabili e colbacchi di tipico stile russo, inscenando un balletto di presentazione il cui apice trasforma Manuela De Angelis in una sorta di imperatrice che si avvia verso quel bosco che, di fronte a Macbeth avrebbe avanzato (cfr. il pronostico delle tre streghe nell’omonima tragedia di Shakespeare).
La musica del Quartetto di Šostakovič, sottilmente richiama impeti nazionali, la fatica, la lotta impari contro gli spettri angoscianti già enumerati nel quarto movimento dalla rivoluzionaria canzone "Tormented by Grievous Bondage" e dall’aria "Seryozha, my love" dalla sua opera Lady Macbeth del Distretto di Mtsensk, condannata dalla censura sovietica dopo la sua prima del 1934 (come anche nela prima sinfonia dell'autore).
Ben si coniugano gli effetti sonori ipnotici, che formano un intervallo musicale composito e ben delineato da Marco Della Rocca, che unisce musica elettronica, con virate jazz e funcky, nonché un refrain che dice: “Tanzui Dimitri Tanzui” e poi, più intellegibilmente, “Dance Dimitri Dance”, a correlare i manichini delle protagoniste sul palco, mimanti delle bambole che si cambiano in continuazione, con la macabra influenza della censura sulle magnifiche elaborazioni del compositore russo.
A pochi passi, il MAAXI, evocato dagli stracci sul palco, con cui si rivestono le performer, come delle Veneri di Pistoletto che, a pochi passi, ne riempie una delle sale principali del gigantico spazio che mette le ali all’arte contemporanea.