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Gruppo di famiglia in un interno di Visconti. L’intimità in dissoluzione
Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti del 1974, ha un sottotitolo che ne denuncia immediatamente l’ispirazione: Conversation Piece. Il riferimento è ad un libro di Mario Praz uscito nel 1971 per l’editore Bozzi e dal titolo: Scene di conversazione. I ritratti di famiglia, collezione del Professore - interpretato da Burt Lancaster nel film - che ospita un accolito di inquilini borghesi e volgari al piano di sopra, sono il correlativo oggettivo che rifrange lo specchio di divinazione.
Enrico Medioli ha prestato la sua casa come ispirazione insieme a quella di Praz. Medioli, sceneggiatore insieme a Visconti stesso e Suso Cecchi D’Amico, possedeva un appartamento su due livelli, c’informa Alessandro Bencivenni, curatore del testo Luchino Visconti dedicato da Il Castoro al regista. Questo appartamento al centro di Roma fece propendere per un film girato in interni, per un regista allora paralizzato e vicino alla fine (spirò nel 1976, girando il suo ultimo film, L’innocente, ultimato da Suso Cecchi D’Amico su indicazioni del regista).
Il film ritrae gli interni di una casa che somiglia a quella del collezionista Mario Praz, il più grande anglista del ‘900, e appassionato collezionista di antiquariato. Il Professore, che nel film di Visconti insegnava scienze, sarebbe stato più consono immaginarlo come letterato, quale è dipinto coerentemente sia dagli interni, sia dal gusto per i libri antichi. Come protagonista Visconti sceglie Burt Lancaster, il Principe di Salina di Il Gattopardo: del 1963, la regia di Visconti che lo rese l’assioma del nobile decadente di fronte alla mediocrità della nuova borghesia, attinente anche in questo caso con la figura di un Professore in piena contrapposizione con l’oggi rappresentato dalla borghesia volgare ed in ascesa senza rispetto per l’arte ed il bello.
Il secondo personaggio che si prospetta come il dissoluto mantenuto dalla Marchesa Bianca Brumonti/Silvana Mangano è Konrad Hubuel interpretato dall’affascinante Helmut Berger (celebre per la sua interpretazione di Martin Von Essenbeck in La caduta degli dei, 1969). Insieme alla Marchesa, Lietta (Claudia Marsani), sua figlia, col fidanzato Stefano (Stefano Patrizi), riescono a stabilirsi nell’appartamento del piano superiore. Lo stratagemma del regalo di un quadro cui il Professore teneva ma riteneva troppo caro, aiutano Lietta a rabbonirlo e a convincerlo. Sarà solo il principio della fine: i vicini si rileveranno infatti come una specie di sortita distruttrice, non solo della calma del palazzo nobiliare, ma anche un vero e proprio terremoto per gli arredi antichi del piano di sotto, quello appartenente al Professore.
In un escalation di turpiloqui e scene promiscue, l’immoralità e le perversioni della doppia coppia, la Marchesa con Konrad, la figlia Lietta con Stefano ma anche con Konrad, intorno cui tutti s’involano di desiderio, il Professore giunge all’amara riflessione che tutta la sua collezione di ritratti familiari non mette in scena altro che un sogno utopico e che il perturbante “inquilino del terzo piano” si accoda ai due fantasmi della madre (Dominique Sanda), e della moglie (Claudia Cardinale), in una scia di corruzione e di agnizione che solo Konrad ha avuto il coraggio di rivelare.
La casa psichica di Visconti è come quella vera di Praz, dove era andato ad abitare, al piano di sopra, Mario Schifano, un inquilino ingombrante per le sue frequentazioni. Come inquietante era per lo stesso Visconti, nella vita oltreché nel film, Helmut Berger, legato al regista da una movimentata quanto lunga relazione. Qui si presagisce come figlio del Professore – ed effettivamente i 38 anni di differenza tra l’uno e l’altro troverebbero coerente una relazione filiale anche nella realtà, - anche ideale, attraverso l’ultima cena che potremmo immaginare proprio nella fantomatica sala da pranzo di Praz nell’ottavo vano della casa (l’otto simbolo di morte e rinascita, l’infinito) dove il Konrad uscito dal ’68 si scopre come delatore ideologico del marito della Marchesa. E’ allora che il Konrad marxista provoca il Professore che afferma, memorabilmente e inesorabilmente quasi a testamento del regista, a proposito della corrotta società borghese,: “È molto più pericolosa oggi di ieri: si è mimetizzata.”