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Hänssler. Lo stile galante di Carl Philipp Emmanuel Bach
Nel bel CD Hänssler con Michael Rische al pianoforte affiancato dalla Leipziger Kammerorchestrer diretta da Morten Schuldt-Jensen troviamo tre interessanti esempi della scrittura e dello stile del figlio di Bach: due Concerti con archi, in re minore e do minore, ed un Concerto in do maggiore per piano solo.
La forma del concerto per pianoforte ed orchestra, che per molti oggi è “il concerto” per eccellenza, è in realtà fra le ultime arrivate nella storia della musica nel repertorio e nei cataloghi dei compositori. Il pianoforte come noto nasce dall'evoluzione del clavicembalo, strumento a tastiera insostituibile nella musica barocca nel fondamentale ruolo di continuo, ma che per molto tempo non fu ritenuto utilizzabile come solista contrapposto agli archi, come invece avveniva regolarmente nei concerti barocchi per violino, flauto, oboe etc.
Il primo esempio di clavicembalo svincolato dal ruolo di continuo e degno protagonista lo troviamo nel celebre Quinto Concerto Brandeburghese di J.S.Bach, esempio tuttavia non immediatamente imitato. Lo stesso Bach poi trascrisse alcuni suoi concerti, originariamente concepiti per violino ed oboe, per clavicembalo ed archi, avendo in famiglia uno straordinario esecutore e virtuoso dello strumento, il figlio Carl Philipp Emanuel.
C.PH.E. Bach era anche un prolifico autore, ed il suo contributo per l'affermazione del cosiddetto “stile galante”, momento di transizione fra il barocco ed il classicismo, è stato fondamentale. Lo stile di Carl Philipp è inconfondibile: nervoso, ricche di fioriture, sotto certi punti di vista poco “tedesco” e sicuramente anticipatore di atmosfere che verranno esaltate da Haydn e Mozart.
Per chi conosce l'atmosfera delle sinfonie di C.Ph. E. Bach ritroverà lo stesso clima in queste esecuzioni. Musica come dicevamo nervosa, tuttavia ricca di slanci lirici e movimenti lenti di grande poesia. Potrebbe apparire contraddittorio l'accostamento di una lettura tipicamente barocca della parte strumentale con il suono del pianoforte. In realtà a nostro parere questa registrazione dimostra come le idee musicali di C.Ph. E. Bach stessero strette nell'ambito timbrico offerto dal cembalo. Probabilmente anche l'autore era consapevole delle potenzialità espressive ancora compresse che sarebbero emerse con chiarezza da uno strumento diverso dal cembalo.
Fra l'altro, oltre alla cinquantina di concerti scritti per cembalo ed archi, ne esiste uno anche per cembalo, pianoforte ed archi, una sorta di passaggio di testimone fra i due strumenti a tastiera. Rische realizza con precisione e poesia le idee musicali. Il pianoforte è usato con molta pulizia ed in assenza di pedale, senza esagerare nelle dinamiche che permette, ma curando maggiormente il fraseggio.
Si accennava sopra alla poca germanicità di alcune idee musicali. L'attacco dell'ultimo movimento del Concerto in Re minore ricorda i concerti vivaldiani ed il suo sviluppo anticipa le atmosfere dei concerti mozartiani. L'orchestra dialoga sempre con discrezione ma con efficacia agli arabeschi pianistici, offrendo e ricambiando le frasi musicali con precisione.
Interessante la proposta della registrazione del Concerto per piano solo, una sorta di grande sonata in tre movimenti nella quale riprende l'idea del concerto in stile italiano del padre e che vede nel secondo movimento, un Largo, un momento di poetica meditazione. In quest'occasione la cadenza del primo movimento è stata scritta da Rische.
Un CD molto interessante e ben realizzato che contribuisce a far conoscere un autore geniale e fondamentale nell'evoluzione non solo della scrittura pianistica, ma anche nella scrittura strumentale della seconda metà del secolo XVIII.