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Novità Hänssler. L'ardito Chopin di Weissenberg
Una registrazione questa che presenta uno Chopin in una versione mai ascoltata: l'esecuzione nel Castello di Schwetzingen del 1972 con al piano Alexis Weissenberg pubblicata ora dalla Hänssler è unica, per la pulizia del suono e per la straordinarietà dell'esecutore.
Nel 1952 nacque un festival nel castello di Schwetzingen nel Baden-Württemberg, tra Heidelberg e Mannheim, lo Schwetzinger Festspiele or Schwetzinger SWR Festspiele fondato dalla radiotelevisione Süddeutscher Rundfunk (Germania meridionale), che tuttora offre delle prime internazionali (Kurz, Hidalgo, Sciarrino, Rihm) oltre a registrazioni celebri come questa del 1972 con Alexis Weissenberg al piano, appena pubblicata dall'etichetta Hänssler.
Lodato da Karajan come uno dei migliori pianisti della nostra epoca, Weissenberg ha suonato con direttori come Giulini, Muti, Prêtre, Ozawa e Bernstein tra gli altri: memorabili le sue registrazioni per la Emi dell'opus chopiniano come di quello rachmaniniano per RCA e Deutsche Grammophon. Quello che distingue però il bulgaro naturalizzato francese Weissenberg (1929) è un particolare approccio alla tastiera che lo stesso Gould apprezzò senza peraltro mai accostarsi lui stesso a Chopin perché in qualche modo vi ritrovava la sua maniera, rivoluzionaria, di interpretare i suoi preferiti, da Bach in poi. A me ricorda un giovane pianista da cui peraltro si differenzia per la pulizia estrema del suo tocco: Fazil Say, la cui feroce energia aggredisce il piano mutandolo in uno strumento percussivo dai tratti esplosivi.
Nella Polacca-Fantasia in La bemolle maggiore e nella Ballata in Fa minore soprattutto, nei momenti di slancio, in cui la tastiera s'inerpica tra le note, è allora che Weissenberg adduce un che di tormentosamente irato al suo tocco, che nei Notturni invece si stempera. La precisione degli ostinati, riverberano anche nei passaggi più vicini all'afflato romantico, che tutto permea nel compositore, e Weissenberg vola sopra questo tenore di impeto come un angelo di fuoco, svettando tra le proiezioni drammatiche, restituendo soltanto l'essenziale. Una registrazione munifica che rivela all'ascoltatore la purezza dell'autore in una dimensione assolutamente originale e ardita.