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Lo Hobbit 3D. In principio fu Bilbo
In principio fu Lo Hobbit, il primo dei libri di Tolkien a prendere vita nel 1937 nella magica Albione, ritradotta nei territori mitici delle Terre di Mezzo dal filologo e appassionato creatore del Signore degli Anelli, che Peter Jackson ha metamorfizzato in film una decina di anni fa nei tre episodi che fecero incetta di Oscar ad Hollywood, in primis il terzo, Il Ritorno dei Re. Ora siamo al primo dei prequel in 3D di strepitosa fattura, girato interamente in HFR (High Frame Rate di 48 fotogrammi al secondo), e quindi magnificamente realistico.
Il viaggio di Bilbo Baggins, il bravissimo Martin Freeman nel ruolo di questo strano e palmato omuncolo che parte col Mago Gandalf – il sempre affascinante e lungo barbuto stregone grigio di Ian McKellen – e altri 13 nani per un “inaspettato” percorso su una mappa che Tolkien stesso ha disegnato per il suo primo libro, è di un incanto intramontabile. L'opera epica di Jackson, il primo a tradurre i romanzi mitici di Tolkien in versione filmica per tutti, è per tutti di grande ludibrio: il perfetto mix di azione, didattica, avventura, magia, che Tolkien per la prima volta aveva messo su carta dopo aver inventato queste storie per i suoi figli, raccontato alle conferenze accademiche per meglio spiegare i suoi studi filologici sulle antiche leggende e la fantastica messe di testi appartenenti alla filologia germanica, nel film di Jackson si ravviva di un'immaginazione priva di fronzoli e ricca di trovate sceniche a cura dell'eccezionale Dan Hennah, dei maestri della Weta Digital per gli effetti visivi e di Richard Taylor curatore di armi, creature, trucco e supervisioni effetti speciali.
La lunga lista di coloro che hanno preso spunto dalle illustrazioni di Tolkien stesso per il film è lunga: queste ultime sono state ora pubblicate in uno splendido libro in carta patinata dalla Bompiani, L'arte dello Hobbit, a cura di Wayne G. Hammond & Christina Scull (p. 144, € 29), che ci fa vibrare di piacere attraverso lo scorrere delle pagine che, divise in capitoli, ognuno rappresentante di un luogo preciso nella scoperta del viaggio di Bilbo con Gandalf, Thorin e gli altri nani, ci accompagnano dal Sottocolle della caverna di Bilbo, alla Mappa di Thor che decide del sentiero da percorrere, a Bosco Atro ed ai portali del Re degli Elfi dove Elrond (bravissimo come sempre e tagliato per la parte Hugo Weaving) farà discorrere Gandalf con Saruman (ancora Christopher Lee) e la Regina degli Elfi Galadriel, meravigliosa luna lucente di Cate Blanchett sullo sfondo di cascatelle e Fiume Selva.
Il film prende le mosse anche dall'Hobbit annotato a cura di Douglas A. Anderson (Bompiani, p.442, € 13), con il testo originale integrale curato dalla Società Tolkieniana Italiana (traduzione di Caterina Ciuferri in collaborazione con Paolo Paron), l'introduzione della genesi del libro, un apparato di illustrazioni da edizioni di Lo Hobbit provenienti da tutto il mondo, e curatissima bibliografia finale comprensiva di tutte le edizioni pubblicate del libro. Pubblicata da Bompiani insieme all'edizione di Lo Hobbit con le illustrazioni di Alan Lee (sia in edizione deluxe che in tascabile, rispettivamente p.294, € 29 e p. 422, € 11), vi sono anche Il racconto del film a cura di Jude Fisher con immagini tratte dalla pellicola (p. 80, € 16.90); di Brian Sibley è stata edita La guida ufficiale al film (Bompiani, p.168, € 17.90) con frame dal backstage e interviste a tutti i protagonisti, e le Cronache dal set (p.208, € 29.90) con il percorso guidato dalle immagini al making of della pellicola, compresi gli effetti speciali. A parte segnaliamo una serie di pubblicazioni per i più piccoli come L'almanacco (p.62, € 12.90), il Libro foografico (p.48, € 9.90) ed Il mondo degli Hobbit (p.48, € 9.90), tutti in uscita per la casa editrice Bompiani.
Lo Hobbit è un film profondamente natalizio, uno di quei pochi film che, grazie alla sceneggiatura pulita nelle parole e ricca di senso, a cura del quartetto Guillermo del Toro, Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens, può giocare un ruolo di avvicinamento non solo al fantasy, ma a quel territorio dell'immaginazione cui conducono le terre di Erebor dove Re Thrain è stato sconfitto sì dal drago Smaug, ma in cui proprio questo significherà costruire un senso di collaborazione, lealtà e coraggio tra Hobbit, nani, il valoroso Thorin Scudodiquercia figlio di Thrain (Richard Armitage, che calcherà lo stesso personaggio anche nei prossimi due episodi) alla riconquista delle sue terre ora desolate, tutti guidati da Gandalf il Grigio e tra lotte indefesse con orchi e goblin, colpiti dall'inaspettato valore di un Hobbit.
Da sottolineare la sempre inquietante parte di Gollum interpretata da Andy Serkis, vero profilo psicanalitico da studiare e che con la sua fame di oro, dell'anello, del “Tessssorrro”, rimanda all'epica tragedia dei Nibelunghi – che Tolkien da buon filologo avrà studiato con attenzione - con un altro drago a custodia dell'oro, un eroe puro a conquistare l'anello e lotte tra nani (Alberich in questo caso), e la purezza dell'acqua, che siano ondine od elfi non fa differenza, a salvaguardare insieme a maghi buoni una mappa su cui noi tutti puntiamo fino alla proiezione dei prossimi episodi di Lo Hobbit: La desolazione di Smaug e l'Andata e ritorno finale. In attesa naturalmente degli episodi ancora di là da concepire ma descritti da Tolkien nel Silmarillon.
Le musiche da Oscar e Golden Globe di Howard Shore sono sempre lì a cullarci nella nostra affascinante favola in cui anche un altro dei maghi, Radagast il Bruno, ci condurrà inseguito da orchi mannari e trainato dai suoi velocissimi conigli di Bosco Atro in un'altra avventura.