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Hysteria. Il vibratore come cura
In parallelo al decisamente più tragico Albert Nobbs, un altro film racconta, con toni più divertiti ma con tra le righe tematiche importanti, l'epoca vittoriana, il ruolo delle donne di allora e l'atteggiamento repressivo riguardo il sesso, con parecchie contraddizioni in termini, dall'alto numero di prostitute presenti nella Londra vittoriana ai romanzi porno venduti neanche tanto sotto banco.
Un'altra di queste contraddizioni erano le cure, a tratti barbare a tratti sconcertanti, per la cosiddetta isteria femminile (la cui diagnosi è stata abbandonata nel 1952, ma alzi la mano la donna che ancora oggi non è stata, almeno una volta nella vita, definita come tale perché magari ribelle e anticonformista?) una forma di disagio che si manifestava in vari modi, dalla rabbia alla malinconia. Per i casi cosiddetti più gravi c'era l'asportazione dell'utero e l'escissione (la stessa cosa che oggi desta tanto scalpore in un'altra cultura era praticata anche in Occidente per motivi simili); per altri c'erano cure che consistevano in pratica in una vera e propria masturbazione del medico sulla paziente.
Ed è questo il lavoro che si trova a dover fare in Hysteria di Tanya Wexler, laureata in psicologia dei generi sessuali, il giovane ed idealista dottor Mortimer Granville (un Hugh Dancy sempre più bravo), dopo essere stato buttato fuori dagli ospedali di Londra nei quali era male accetta l'osservanza di regole igieniche oggi scontate ma nell'Inghilterra vittoriana viste ancora da molti come baggianate.
Entrato nello studio del dottor Darlymple (il veterano Jonathan Pryce), già dedito a tale pratica, Granville conoscerà le due figlie del suo datore di lavoro, l'angelica e perfetta dama vittoriana Emily (Felicity Jones, già vista in Cheri e in Ritorno a Brideshead) e la protofemminista Charlotte (la grintosa Maggie Gyllenhaal), dedita alle opere di bene, oltre alla piccante cameriera Molly (la rivelazione Sheridan Smith). Una momentanea invalidità alla mano lo spingerà, con l'aiuto dell'anticonformista amico Edmund (l'irresistibile Rupert Everett), ad inventare il congegno che a tutt'oggi è il gadget erotico più venduto al mondo, ma la cui vendita è vietata in alcuni Stati puritani americani, mentre nella stessa Inghilterra vittoriana divenne oggetto d'acquisto sui cataloghi di vendita per corrispondenza.
Le cose non andarono forse esattamente così, Granville aveva in mente di realizzare un massaggiatore elettrico per i dolori alle ossa e non fu molto contento dell'uso prevalente del suo apparecchio, ma il film, realizzato con la solita cura dei period movies inglesi da Ivory in poi, sa essere lieve mentre parla di argomenti importanti, come la realizzazione femminile, la scoperta del proprio corpo, le ingiustizie sociali, la voglia di cambiare il mondo. Senza un pizzico di retorica, e con un po' di irriverenza britannica, che giunge al massimo nell'imperdibile scena sui titoli di coda, che mostra il vero volto (storicamente documentato) della per troppo tempo bollata ingiustamente come bigotta regina Vittoria.