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Illecito. Un sistema globale secondo Moisés Naìm
Illecito di Moisés Naìm è stato pubblicato per la prima volta nel 2005 e tradotto in Italia l'anno seguente. Il suo contenuto è però più che mai attuale, soprattutto dopo l'uscita di altri due libri: Shock Economy di Naomi Klein, che analizza il liberismo economico costituendone l'indispensabile premessa e Gomorra di Roberto Saviano, corollario necessario all'analisi di un particolare aspetto geografico dell'illecito: l'imprenditoria criminale dei Casalesi, ovvero la partenopea Camorra.
L'economia liberista è ancora dominante nel mondo dopo la crisi gigantesca che ha provocato, ora però qualche dubbio si è insinuato, iniziando ad aprire una crepa nel dogma economico concepito da Milton Friedman. In questo libro Moisés Naìm, illustre e spesso discusso economista, ex-ministro dell'industria e del commercio del Venezuela ed Executive Director della Banca Mondiale, analizza l'illecito, un aspetto fondamentale dell'economia mondiale troppo spesso sottovalutato.
La sottovalutazione dell'impatto dell'illecito sull'economia mondiale nasce secondo l'autore da tre pericolose illusioni, che impediscono la comprensione dell'entità del problema da parte sia dell'opinione pubblica sia dei governi non collusi con le associazioni criminali. Le tre illusioni vengono illustrate nella premessa dato che l'analisi successiva mira a mostrarne l'inconsistenza.
La prima illusione nasce dalla convinzione che, poiché l'illecito è sempre esistito si può sempre individuare un modo per conviverci, ritenendo ingenuamente che sia un fenomeno circoscrivibile e ristretto, esattamente come si crede sia il narcotraffico. Questa considerazione non tiene in alcun conto che la libera circolazione di merci e denaro ha dissolto i confini degli stati rendendo i controlli sulla loro provenienza difficili se non impossibili, trasformando i trafficanti in imprenditori e finanzieri.
La seconda illusione è che si tratti semplicemente di un reato e che le strategie da usare contro il narcotraffico siano da ricalcare su quelle della lotta contro la mafia. Tutto ciò senza tenere in alcun conto che le organizzazioni criminali non hanno più una struttura verticistica ma a rete, come nello spionaggio, in modo da resistere meglio alle indagini, Al-Qā‘ida è organizzata proprio così.
La terza illusione è che l'illecito sia sotterraneo mentre si è trasformato in un'attività imprenditoriale indistinguibile da quella lecita. L'assenza di controlli sulla provenienza del denaro ha permesso di riciclare senza problemi il denaro sporco in attività lecite facendo una concorrenza sleale con offerte ad un tale ribasso da costringere spesso gli onesti a chiudere.
L'analisi di Naìm ha come baricentro gli U.S.A. e le zone d'interesse economico americano ed inizia negli anni '90, perché quegli anni segnano l'affermarsi della globalizzazione dell'economia mondiale e della fine dei controlli. Nella sua accurata disanima dei vari aspetti del problema, l'autore evidenzia come le riforme liberiste abbiano avuto due fondamentali conseguenze, il passaggio del potere dalla politica all'economia di mercato avvantaggiando soprattutto i traffici illeciti.
L'illecito da attività esclusivamente privata, conseguentemente, si è trasformato in imprenditoria profondamente radicata nel settore pubblico e nel sistema politico. I traffici illeciti godono anche di un vantaggio strategico fondamentale perché, mentre le indagini della magistratura si fermano ad ogni confine di stato, il commercio e la finanza si muovono liberamente.
Da quest'analisi i nuovi imprenditori nati dalle attività illecite risultano geniali ed invincibili poiché l'autore omette di analizzare come i trafficanti abbiano potuto approfittare di questi cambiamenti economici. Il narcotraffico ha iniziato la sua espansione a cominciare dalla crisi petrolifera degli anni '70, accumulando progressivamente ingenti capitali che, grazie al riciclaggio del denaro sporco, hanno permesso di infiltrarsi nel mercato e nella finanza proprio nel momento in cui sono caduti i controlli degli stati, divenendo negli anni successivi il motore dell'economia mondiale.
Questa lacuna del libro di Naìm è particolarmente grave perché fa apparire il successo dei trafficanti irresistibile da parte delle istituzioni, assolvendo così gli stati da errori e colpevoli connivenze che hanno permesso al traffico illecito non solo di accumulare enormi risorse e di rendersi indistinguibile dal lecito ma anche di opporre una concorrenza sleale, inserendosi perfettamente in ogni aspetto dell'economia globale, ottenendo di conseguenza il potere di condizionare la politica a livello mondiale.
In questa prospettiva, descritta molto accuratamente dall'autore, tutte le riforme per la libera circolazione di denaro e merci appaiono grottesche, avendo reso gli stati completamente inermi nei confronti dei traffici illeciti, che ora sono organizzati in una rete flessibile in grado di fronteggiare in tempo reale qualsiasi imprevisto. Le indagini e i controlli invece, impantanati tra burocrazia, leggi, confini e obblighi internazionali, sono totalmente impotenti. Un caso attuale è il DDL del Governo Italiano sulle intercettazioni da parte dei giornalisti: sanzioni penali per chi non si attiene al divieto di intercettazioni, possibili solo in caso di colpevolezza. Come dire, la libertà di stampa (cfr. Articolo 21 della Costituzione Italiana) e di informare sono di fatto abrogate.
Ritornando al nostro libro, a rendere ancora più grottesca la situazione degli illeciti, il terrorismo internazionale, che non solo usa a suo vantaggio le reti dei traffici illeciti ma, in alcuni casi, come la droga, si finanzia con gli stessi mezzi e usando la medesima rete di intermediari. Naìm analizza con pignoleria molti aspetti, anche se manca del tutto all'appello il mercato immobiliare, ed è spesso ripetitivo e prolisso nella narrazione.
Al termine della lettura si conviene che il liberismo è l'efficace agente di distruzione dell'economia mondiale. Ecologicamente insostenibile per il consumo dissennato delle risorse naturali, ha consegnato il potere effettivo nelle mani del mercato.
Imprenditori e finanzieri, le cui fortune spesso hanno un'origine illecita, hanno come unico scopo l'accumulo della propria ricchezza e sono del tutto inconsapevoli o, peggio, incuranti dei conflitti globali che inevitabilmente scoppieranno per accaparrarsi le ultime materie prime disponibili mettendo a serio rischio la sopravvivenza umana. Ci si chiede con costernazione se valga ancora la pena continuare a difendere questo sistema economico.