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Inside Out Music. Steve Hackett rilegge i Genesis. Revisited II
Steve Hackett rivisita ancora i Genesis per l'etichetta Inside Out Music. E con ottimi risultati!: Revisited II presenta un lavoro di restyling che Hackett intraprende su alcuni brani del gruppo che lo vide protagonista alla chitarra fra il 1971 e il 1977, ed è veramente notevole e degno di grande attenzione soprattutto per chi non ha mai dimenticato uno dei gruppi più importanti del progressive e della musica rock in generale.
I Genesis hanno scritto sicuramente delle pagine memorabili nel corso della loro lunga carriera e a tratteggiare quelle trame chitarristiche cosi morbide e particolari, raccogliendo l'eredità di Anthony Phillips, fra i fondatori del gruppo, troviamo quello Steve Hackett, che, oltre a diventare protagonista del loro periodo di maggior interesse dal punto di vista qualitativo e compositivo, è proprio colui che più è rimasto legato a quel sound così affascinante e denso di magia, andando spesso a riproporre quei capolavori dal vivo e rivisitandoli ogni tanto anche su cd da studio.
Il primo episodio del 1996 (Watcher of the Skies: Genesis Revisited), pur se valido dal punto di vista stilistico e per la scaletta dei brani, risultava alla fine un po' grezzo e non molto felice nella scelta delle parti vocali che - si sa - nella musica dei Genesis hanno una rilevanza enorme, tale da far risultare difficile se non quasi impossibile ripercorrere le timbriche di Peter Gabriel che sono impresse in quei brani e nella memoria dei fans in modo perfetto e inossidabile. Pertanto, ben conscio di questa situazione, l'operazione che qui fa Steve è quella di arrangiare i pezzi in modo più ricco, incisivo e orchestrale dal punto di vista musicale, contorniandosi, a supporto degli strumenti tradizionali come tastiere, basso, chitarra e batteria, anche di musicisti al violino, alla viola, al flauto, al sax, e soprattutto alternando nella voce uno stuolo di bravissimi cantanti provenienti più che altro dalla nuova area prog.
Troviamo così Steven Wilson, cantante, chitarrista e leader dei Porcupine Tree, che affronta una delle canzoni più affascinanti dei Genesis: "Can-Utility And The Coastliners", pittoresco affresco lirico e acustico; oppure come nella superba e mastodontica suite di "Suppers' Ready" che si snoda dirompente e trascinante, in alcuni tratti con una bolgia di voci, fino alla trionfale ed estatica coda finale, addirittura affidata a tre cantanti, fra cui Mikael Akerfeldt degli Opeth e Simon Collins, figlia di Phil; mentre la stupenda e monumentale "The Musical Box", con l'esplosione delle chitarre ancora più travolgente e arricchita di cori nelle parti centrali, vede alla voce un giovane cantante, Nad Sylvan, molto vicino a Gabriel e che avrà il ruolo del vocalist principale nella tourneé in corso dove Hackett presenterà brani soprattutto di questo disco.
Steve ci svela anche di aver un brano preferito di quell'epoca e si tratta di "Dancing With The Moonlit Knight" (con la voce di Francis Dunnery) perché, come lui stesso spiega, incarna perfettamente il carattere e la magia di quei primi Genesis. Ancora, a sottolineare che anche il periodo post-Gabriel viene preso in considerazione quando Phil Collins subentrò alla voce, vengono riproposte le dolci ballate di "Entangled" e "Ripples", romantiche e soffuse come notti di luna melanconiche e suggestive, affidate alle voci l'una di Jakko Jakszyk, poliedrico cantante e chitarrista che già lo ha visto affrontare capolavori come quelli dei King Crimson, e l'altra all'interpretazione femminile di Amanda Lehmann, membro costante della band di Hackett.
E via via si susseguono come perle preziose i brani, toccando tutti gli album del periodo sopracitato e proponendo anche quatttro brani solisti di Hackett, fra cui spicca la soave e romantica "Shadow Of The Hierophant", che vanno a completare questi due sostanziosi CD (73 minuti il primo, 71 il secondo), facendo sì che la scelta seguita per la tracklist si riveli azzecatissima quasi da costituire una sorta di The Best dell'opera genesisiana, come se Hackett volesse far vivere questi brani al di là degli stessi Genesis in modo tale che i pezzi possano suonare in modo attuale e moderno. E tutto ciò, come afferma lo stesso Steve, volendo riuscire nell'intento di catturare e riportare lo spirito primitivo dei Genesis, per sfiorare - aggiungo io - anche l'impresa al limite del possibile di andare oltre le voci storiche di Gabriel, soprattutto, e di Collins: non si tratta di limitarsi all'inutile rifacimento con una copia, ma di cercare nuove timbriche e nuove sonorità che non potranno mai e poi mai sostituire gli originali, ma almeno tenteranno di lasciare aperte strade diverse.
Disco curatissimo fin nei minimi particolari e soprattutto arrangiato in modo magistrale e perfetto, con un'orchestralità strumentale avvolgente e totale e con una pulizia di sound smagliante tale da far rivivere i brani come in modo nuovo e di emozionarci e di darci ancora vibrazioni così dolci, sognanti e romantiche come solo i Genesis sanno fare....