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Progressivamente a Roma. Il sigillo delle Orme e del Banco
La data per molti versi simbolica (per l’attentato alle Torri Gemelle del 2001 e per il golpe di Pinochet del 1973) dell’11 settembre 2011 ha visto la conclusione del festival Progressivamente, tenutosi a partire dal 6 dello stesso mese presso la Casa del Jazz di Roma e che ha visto ben 25.000 presenze tra il pubblico pagante nell'intera stagione estiva di quest'importante istituzione comunale.
Nell’ultima giornata, dopo un dibattito moderato da Paolo Carnelli sui Van Der Graaf Generator, a cui ha preso parte anche l’autore del presente articolo, si sono esibiti due gruppi storici del panorama progressive italiano, per la prima volta insieme sul palco: le Orme e il Banco del Mutuo Soccorso.
A introdurre è stato Guido Bellachioma, uno dei principali esperti di progressive e storico promoter della scena musicale italiana (nel 1977 venne ferito alla testa da un vile attentato fascista a Roma “La Sapienza”), che è stato un po’ autocelebratorio, ma è riuscito perfettamente a rendere conto delle glorie del progressive italiano degli anni ’70, che aveva poco da invidiare a quello europeo.
Le Orme si presentano con una formazione fortemente rimaneggiata, che conserva un solo membro originale, il batterista Michi dei Rossi. Il chitarrista e cantante Aldo Tagliapietra, vero leader del gruppo, ne è fuoriuscito due anni fa, per essere sostituito da Jimmy Spitaleri, cantante del gruppo Metamorfosi, antesignano del prog metal. Si presenta con una lunga chioma argentea che lo fa somigliare a un personaggio di racconti fantasy, e viene poi affiancato dagli altri strumentisti, Michele Bon alle tastiere, Fabio Trentini al basso, William Dotto alle chitarre elettriche e Federico Gava al piano: musicisti appartenenti a generazioni diverse, ma che riescono perfettamente a riprodurre lo spirito del progressive, cesellando le note con maestria e cimentandosi spesso anche in jam sessions che intercettano magicamente l'atmosfera della venue, ossia la Casa del Jazz. La band propone parecchi brani dall’ultimo disco, La via della seta (una sorta di concept album ispirato ai viaggi di Marco Polo, ma in realtà proiettato verso più intimi viaggi dell'anima), per poi concludere con un lungo patchwork dello storico disco Felona e Sorona, del 1973 (di cui esiste anche una versione in inglese con i testi tradotti niente meno che da Peter Hammill, il leader dei Van Der Graaf Generator).
La performance del Banco del Mutuo Soccorso, ormai a 40 anni dall’esordio con il disco eponimo, risulta di ben diversa caratura. Si ripresentano con la formazione con cui recentemente hanno tenuto splendidi concerti, a Roma e Frascati, con in primo piano il tastierista Vittorio Nocenzi e il cantante Francesco Di Giacomo, ancora in forma smagliante, ad onta dell’età. Si aggiungono Rodolfo Maltese (che entra solo verso la fine del concerto, anche perché in convalescenza da una lunga malattia) e Filippo Marcheggiani alle chitarre, con Alessandro Papotto ai fiati a sostituire le tastiere.
La scaletta è classica: si passa da "Canto nomade per un prigioniero politico" a "Traccia 2", da "L’evoluzione" a "750.000 anni fa...l’amore?", da “Canto di Primavera” (dal disco omonimo del 1979) a “La conquista della posizione eretta” (da quell'insuperato concept album che è Darwin!), fino a una "R.I.P." d’annata a suggellare la loro esibizione: si tratta di una sorta di accorata trenodia dal sapore pacifista, che ben potrebbe essere accostata a classici come "La guerra di Piero" di Fabrizio De André. Indimenticabili versi come i seguenti: "Su cumuli di carni morte/hai eretto la tua gloria,/ma il sangue che hai versato su te è ricaduto,/la tua guerra è finita, vecchio soldato".