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Inutilmentefiga al Cometa Off. Intervista ad Elda Alvigini
Inutilmentefiga è il titolo dello spettacolo di Elda Alvigini, scritto con Natascia Di Vito e Marco Melloni. Elda, dopo aver interpretato per tanti anni Stefania Masetti, la moglie di Max Tortora nella serie televisiva dei Cesaroni, ha deciso di autoprodursi per dire ad alta voce ciò che pensa e quello che si aspetta dal futuro. Il 16 ottobre c'è stato il debutto al Teatro Cometa Off di Testaccio a Roma.
Elda, con questo spettacolo dichiari di avere realizzato i tuoi sogni, è vero?
Si è una soddisfazione professionale immensa, lo spettacolo ha visto finalmente la luce davanti al pubblico, per me è come una creatura per la propria madre. Ho iniziato il mio lavoro con il teatro, debuttando da giovanissima al Teatro Colosseo e allo Spazio Zero, poi il cinema e dopo tanta Tv degli ultimi anni, con Inutilmentefiga ritorno al grande amore: il teatro. Ho studiato e lavorato tantissimo per ritornare fin qui. La spinta l’ho avuta anche dal teatro etico delle Voci del deserto, gruppo di teatro civile del quale faccio parte da almeno due anni. L’idea di Voci nasce da Marco Melloni, che è il regista anche di Inutilmentefica, insieme a Caterina Corsi.
Lo studio intensivo è stata una costante della mia vita; il Centro Sperimentale, la laurea in lettere, il primo anno della facoltà di medicina, oggi finalmente ho messo a frutto venti anni d’impegno.
Da dove viene l’idea del titolo? Inutilmentefica in che senso?
Se fosse inglese sarebbe tradotto in Uselesscool; il discorso del “fica” si riferisce alla formazione dell’identità, il saper cogliere l’opportunità che una certa preparazione culturale e una certa esperienza può procurare alla donna per avere qualche carta in più in tasca per la vita lavorativa. Forte di questa identità, ti accorgi che nella vita sentimentale sei rimasta indietro e con molta confusione nella testa e nel cuore. Noi, io come la protagoniste del mio monologo, siamo figlie dei 68ini e dei loro strampalati valori, che per me sono stati solo causa di problemi e fonte di tanta incertezza. Andrebbero rivalutati i valori di chi ha fatto la Resistenza, in controtendenza a tanti rottamatori dell'ultimora. Siamo nate con il muro di Berlino ancora in piedi, c’era Ceausescu, anche se e' indubbio che un certo tipo di Comunismo va condannato. Oggi resta viva in noi una sana voglia e un forte sentimento di sinistra.
Cosa ti aspetti dalla sinistra odierna e dalla classe politica che è chiamata a fronteggiare lo strapotere del liberismo e della destra?
Siamo ancora un Paese Borbonico, ma orfani di un Masaniello. Spero che la sinistra si rifondi su nuove idee ispirate anche dalla storia, ma tutta da creare ex novo e basata sulla laicita'. C’è troppo protagonismo e troppa bramosia di potere, l’unica leader che mi dà fiducia sarebbe una Susanna Camusso, perché ha molto coraggio. Lei sa scegliere e sa dire anche di no. Per me questa forza rappresenta la libertà, essere in grado di decidere del proprio futuro.
Lo spettacolo è una satira contro il Vaticano, sollevi temi delicati, lanciando una critica feroce all’ingerenza della Chiesa nella vita privata. C'e' un riferimento particolare alla condizione femminile?
Si, noi siamo un Paese che vive sotto schiaffo del Vaticano e una materia all’avanguardia come la bioetica è dominata dall’influenza della morale cattolica. Abbiamo una legge sulla fecondazione assistita, uno dei temi di cui parlo nello spettacolo, dettata da credenze e non da conoscenze, è c’è una bella differenza fra i due concetti. C’è molta ignoranza e indifferenza intorno ai temi sensibili, finchè non ci capiti in mezzo, per esempio se sei innamorato e vuoi dare frutto al tuo amore. Non è la Chiesa stessa che professa, pontifica sul valore della nascita e poi si oppone a leggi che ti permetterebbero di avere figli. Nella legge odierna, c’è una pericolosa mancanza d’attenzione alla salute della donna, fisica e mentale, che viene considerata il mero contenitore della vita. Siamo dominati da una mentalità medievale, non c’è un adeguata assistenza medica e psicologica neanche riguardo alle tante tipologie di crisi familiari.
Allo spettacolo verrà il pubblico dei Cesaroni, rimarranno colpiti da messaggi tanto diversi da quelli della Stefania con cui sei diventata tanto popolare?
Io dal palco non dico cose che fanno piacere a tutti, ma dico quello che penso e voglio dire. Il rischio è di non essere compresa da tutti ma mi esporrò e lo correrò volentieri. Oggi si ha paura di affermare ad alta voce quello che si pensa ed io mi ribello ai modelli di pensiero e comportamento che certa politica e certa religione cerca di imporci dall’alto, facendoci il lavaggio del cervello, infarciendoci la testa di vacuità, da più di un trentennio. Vivo in un Paese nel quale mi sento sempre giudicata moralmente. Vogliono imporci una mentalità per la quale non ci è concesso esprimere bonariamente e in libertà le nostre convinzioni. Cercare di condurre una vita nel rispetto del prossimo, attivarsi per gli altri in maniera laica, non deve essere sottoposto ad offese da parte di una mentalità rigida, chiusa in se stessa, cieca e spesso invasiva come quella cattolica. Eppure c’è ancora tanta strada da fare, tanto potere, concentrato nelle mani sbagliate, contro cui lottare.