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IUC. L'intenso fascino dello Spirito d'Armenia secondo Savall
Un viaggio musicale nel tempo e nello spazio ma anche nello spirito di un popolo, quello armeno, questa è stata l'affascinante proposta di Jordi Savall con l'ensemble Hespèrion XXI e i Mùsicos Armenios, alla IUC- Istituzione Universitaria dei concerti, martedì 14 gennaio 2014. Nel pomeriggio Savall aveva incontrato gli studenti e il pubblico nella Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia.
Jordi Savall è noto al grande pubblico come uno dei più importanti e rigorosi interpreti della “musica antica”, una definizione della musica che come ha spiegato è, per lui, priva di senso: infatti la musica è sempre contemporanea in quanto vive nel momento dell'esecuzione e nell'interpretazione del musicista, definito da Savall, un museo vivente. Inoltre si deve tenere presente nell'esecuzione della “musica antica” che le indicazioni sono assenti o lacunose e spesso, soprattutto in epoca medioevale, rimane solo la linea melodica, che veniva sviluppata secondo una prassi che in occidente è andata perduta e che la conoscenza e la sensibilità l'esecutore deve ricreare.
Nella ricostruzione storica di Savall la divaricazione in ambito musicale tra occidente e oriente, anticamente vicini, si è prodotta con l'avvento del contrappunto e di una visione evolutiva nella musica europea, che fece sì che ogni innovazione provocò l'abbandono e l'oblio di quella precedente, mentre la consuetudine nella prassi esecutiva della musica orientale, non si è mai interrotta. Se per Rinascimento si intende la scoperta di un mondo altro a cui ispirarsi come modello, per la musica, secondo Savall, questo è avvenuto con l'esecuzione della Passione secondo Matteo di Bach diretta da Mendelssohn nel 1829, un'esecuzione sicuramente in una visione romantica, ma che ha aperto una nuova consapevolezza e visione della musica precedente.
L'interesse e la conoscenza della musica popolare approfondita nel tempo da Savall nasce dall'essere nato in Catalogna, in cui la contaminazione di diverse e antiche culture, cristiana, sefardita e islamica ha generato le peculiari caratteristiche della musica della penisola iberica. Oltre a ciò si è aggiunta, nella costante ricerca di una prassi esecutiva sempre più affinata, di indagare in quelle culture del nord Africa, medio orientali e di alcune aree europee in cui più forti sono le radici popolari della musica e si sono conservate nel tempo, come on quella dell'Andalusia – l'antica al Andaluz- in quella celtica, napoletana e balcanica.
Queste ricerche hanno portato anche la consapevolezza che le diverse culture nei secoli passati, lungi da essere isolate, erano in continua comunicazione tra loro, solo che gli attuali discendenti hanno perso la memoria delle origini comuni. Un esempio portato da Savall è quello del Canto della Sibilla e le sue metamorfosi nelle diverse popolazioni balcaniche e mediterranee. La scoperta di questo patrimonio comune può diventare una base di dialogo anche tra popolazioni in guerra, aperta o sotterranea tra loro. Questa ricerca di dialogo per la pace è stata riconosciuta a Savall che nel 2008 è stato nominato Ambasciatore dell'Unione Europea per il dialogo interculturale (2008) e UNESCO Artist for Peace insieme a Montserrat Figueras.
Il caso del suo approccio alla musica armena però è diverso ed è legato ad un evento doloroso, la malattia e la morte di Montserrat Figueras, moglie e collaboratrice storica di Savall scomparsa nel 2011. La musicista era molto attratta dalla bellezza della musica armena e in particolare dal suono del duduk e del kamancha. Savall, stesso ha detto di aver tratto conforto dall'ascolto delle lamentazioni il cui suono ha accompagnato il commiato funebre di Montserrat Figueras. Per questo ha pensato con l'aiuto dei suoi amici, musicisti armeni, a questo progetto sulla musica armena dedicato alla memoria di Montserrat Figueras.
Savall ha ricordato nell'introduzione a Esprit d'Armenie, il cui cd ha già ricevuto l'Echo Klassik 2013, premio tra i più ambiti della musica classica, che: l'Armenia è una delle più antiche civiltà cristiane dell'Oriente, sopravvissuta miracolosamente nonostante una storia convulsa e particolarmente tragica costellata da guerre e da terribili massacri. Nonostante la perdita di più della metà della sua popolazione e di gran parte del suo territorio, ha saputo conservare attraverso i secoli l’essenza delle sua cultura nazionale e anche un ricco patrimonio musicale: un repertorio molto ricco e vario, ma purtroppo poco conosciuto, con la sola eccezione della musica per duduk.
Il duduk appartiene alla famiglia dei legni ed è uno strumento a doppia ancia, originario dell'Armenia dove è costruito solo in legno d’albicocco, il nome armeno di questo strumento è, infatti, dziranapogh, che significa pipa d'albicocca, simile all'oboe ha un suono che lo avvicina alla voce umana. Usualmente viene suonato in coppia nei matrimoni, funerali, feste di paese, il primo duduk intona la melodia principale accompagnato dal secondo, detto damkhash, che suona costantemente la melodia dam, che fa da armonia. Dal 2005 la musica per duduk è stata proclamata dall’Unesco patrimonio orale e immateriale dell’umanità.La kamancha è uno strumento a corda che viene suonato con l'uso dell'archetto che in varie versioni si ritrova nella musica tradizionale dall'Iran, al Caucaso, alla Cina nell'area degli antichi percorsi de La via della seta.
Il programma proposto ha unito la musica popolare a quella di compositori antichi e più recenti con l'aiuto dei musicisti armeni. La musica, nonostante la tragicità della storia armena, è dolcemente melodiosa e ispira un senso di intensa serenità anche nelle lamentazioni più struggenti. La musica, che abbiamo ascoltato, sembra provenire da una dimensione altra, sospesa nel tempo; la dolcezza intensa delle lamentazioni come le danze scandite dal ritmo delle percussioni hanno quasi un potere ipnotico che rasserena l'anima intensificando la sensibilità percettiva.
La splendida voce di Aram Movsisyan si è unita al suono delle voci quasi umane dei duduk suonati meravigliosamente da Georgi Minassyan e Haïg Sarikouyoumdjian e a quello della fascinosa kamancha di Gaguik Mouradian. A loro si sono unite la maestria di Pedro Estevan che sembra accarezzare le percussioni per trarne sonorità inaspettate, quella di Viva Biancaluna Biffi, viola da arco. A Jordi Savall, un grande artista la cui sensibile umanità colpisce ancora di più della sua grandezza come musicista, che dire, se non ringraziarlo per l'indimenticabile concerto che ha proposto e che è stato salutato dai lunghi e scroscianti applausi del pubblico entusiasta.