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IUC. Patricia Kopatchinskaja e l'elegia per la fanciulla di Schubert
Uno straordinario e originalissimo concerto che ha visto come protagonista la violinista Patricia Kopatchinskaja – celebre per il suo virtuosismo e le sue interpretazioni ricche di sentimento coinvolgenti e intense – è quello che si è svolto il 19 novembre 2016 nell'Aula Magna dell'Università "La Sapienza" di Roma. Ad accompagnare la talentuosa violinista moldava è stata The Saint Paul Chamber Orchestra, una delle più rinomate orchestre da camera americane, che ha vinto, tra gli altri premi, un Grammy award per la migliore performance cameristica.
La Kopatchinskaja ha qui mostrato di non essere una semplice esecutrice, perché a lei si deve tutta la struttura, o potremmo quasi dire l'impaginazione, di questo concerto, originale e, oseremmo dire, intrigante. Il progetto che ha dato vita al concerto è intitolato, in inglese, “Death and the Maiden” ed è ovviamente imperniato sul Quartetto per archi omonimo “La morte e la fanciulla” (in tedesco Der Tod und das Mädchen) di Franz Schubert.
Ma il pubblico è stato piacevolmente sorpreso dal fatto che il concerto alternasse al celebre brano del compositore austriaco anche musiche di altre epoche, partendo cronologicamente da una melodia sacra medioevale bizantina fino ad arrivare a due pezzi contemporanei di György Kurtág. Un po' come nel Tristano e Isotta di Wagner, il tema dominante è quello della morte con tutto il bagaglio di emozioni e idee che essa è in grado di suscitare, dal terrore e dall'angoscia a un misto di attrazione e capacità consolatoria. D'altronde, secondo il caro Edgar Poe, non esisteva tema più liricamente romantico della morte di una giovane fanciulla...
Inoltre, la Kopatchinskaja ha personalmente riarrangiato molti dei brani proposti, e ha deciso di segmentare lo stesso Quartetto di Schubert, alternando l'esecuzione dei singoli tempi ad altri brani e trascrivendolo inoltre per orchestra da camera. Scelta che noi abbiamo pienamente condiviso, benché abbia fatto storcere il naso a qualche incallito "purista".
Il concerto comincia con la Partita per archi di Gideon Klein, compositore ebreo morto nel 1945 nel campo di sterminio di Fürstengrube e che aveva organizzato la vita musicale nel campo di Theresienstadt, le cui composizioni sono state fortunosamente riscoperte e da poco cominciano a conoscere una certa popolarità. In questo caso, suona soltanto The Saint Paul Chamber Orchestra che mostra subito la sua maestria e il suo equilibrio, eseguendo il pezzo, caratterizzato dall'uso totalmente libero della tonalità nella trascrizione di Vojtech Saudek.
Dopo il primo pezzo, fa il suo ingresso Patricia Kopatchinskaja, vestita con un abito di seta verde e con delle scarpine rosse, che però si toglie, come di consueto, non appena comincia il concerto. Il primo brano che esegue è il Concerto in re minore per violino e archi di Felix Mendelssohn-Bartholdy, certo meno famoso del Concerto per violino e orchestra dello stesso autore, ma comunque intenso e struggente. La prima parte si conclude con un bis, in cui la violinista mostra le sue straordinarie capacità tecniche, eseguendo un brano per violino solo, Crin, a firma del compositore cino-venezuelano contemporaneo Jorge Sanchez-Chion.
Ma è nella seconda parte che il programma affronta il brano più celebre e forse anche più difficile del concerto, ossia il Quartetto in re minore D. 810, noto anche con il titolo “La morte e la fanciulla”, uno dei grandi capolavori scritti da Schubert nel 1826, quindi negli ultimi anni della sua brevissima vita: Schubert morì infatti nel 1828 a soli trentuno anni, il 19 novembre, esattamente nello stesso giorno di questo concerto.
Il Quartetto di Schubert rielabora la melodia di un Lied in cui la morte (che in tedesco è un sostantivo maschile, der) cerca di sedurre una giovane donna (sostantivo neuto, das). La Kapatchinskaja alterna i quattro movimenti a musiche di altre epoche, dal medioevo ai nostri giorni: una melodia sacra bizantina sul salmo 140, le Lachrimae Antiquae Novae del compositore inglese di epoca elisabettiana John Dowland e Ligatura e Ruheloss del contemporaneo György Kurtág,
La Kopatchinskaja ha, come di consueto, impresso ai movimenti schubertiani una particolare tonalità. Il clima tragico del primo movimento è stato suonato come se il violino fosse una chitarra elettrica à la Jimi Hendrix. Mentre il terzo e il quarto movimento ci hanno ricordato la Danse Macabre di Camille Saint-Saëns. Il secondo movimento (Andante con moto), che riprende il Lied omonimo, viene invece eseguito con sublime delicatezza, in cui il virtuosismo si stempera in una sorta di commozione elegiaca. Il concerto si conclude con una standing ovation da parte di un pubblico attentissimo ed entusiasta.