Supporta Gothic Network
Jesi. Incandescente successo per La Vestale di Spontini
Venerdì 18 ottobre è andata in scena La Vestale di Gaspare Spontini (1774-1851) al Teatro Pergolesi di Jesi, gremito in ogni ordine di posti. Carmela Remigio nel ruolo di Julia è stata vivacemente acclamata dal pubblico presente, che ha tributato lunghi applausi a tutti gli interpreti.
Nella ricorrenza dei duecentocinquanta anni della nascita dell’insigne musicista marchigiano, nato nella vicina Maiolati Spontini, alla Fondazione Pegolesi- Spontini va il grande merito di aprire la sua 57^ Stagione Lirica di Tradizione con La Vestale, tragédie-lyrique in tre atti su libretto in lingua francese di Victor-Joseph-Étienne de Jouy, con revisione sull'autografo della Scuola di Filologia dell'Accademia di Osimo a cura di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna per Edizioni Ricordi, Milano, in collaborazione con Centro Studi Spontini di Maiolati.
Il grande sforzo produttivo di mettere in scena la tragédie-lyrique nella versione integrale con i balletti è stato condiviso con: la Fondazione Teatri di Piacenza, la Fondazione Teatro Verdi di Pisa e la Fondazione Ravenna Manifestazioni. È encomiabile che questi teatri di tradizione abbiano collaborato alla impegnativa realizzazione dello spettacolo, perché sono i soli teatri in Italia che non hanno ignorato l’anniversario della nascita di Spontini. Ma chi era Gaspare Spontini e perché andrebbe ricordato e le sue opere proposte?
Gaspare Spontini mostrò fin dalla giovane età una notevole determinazione nel seguire la sua passione, passione che lo portò a fuggire dalla casa paterna, per non essere avviato alla carriera ecclesiastica, e poi dal Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli per iniziare la carriera di compositore. Agli inizi scrisse varie opere di stile napoletano in cui però fermentavano ancora grezze e irrisolte le sue idee sul ritmo e i colori strumentali, idee di superamento di forme musicali ormai cristallizzate.
La fondamentale e preziosa attività della Fondazione Pergolesi Spontini è riuscita a mettere in scena varie composizioni di questi inizi, dalla prima composta per Roma, I puntigli delle donne (1796), farsetta per musica a sette voci, alle opere di cui si conosceva solo il titolo e si credevano perdute, ma che poi fortunosamente sono state ritrovate:La fuga in maschera (1800) Commedia musicale in due atti per Teatro Nuovo sopra Toledo a Napoli e Le metamorfosi di Pasquale (1802), farsa giocosa, per il teatro San Moisè, che fu l’ultima opera composta prima di emigrare in Francia. In questa stagione ci sarà la prima esecuzione in epoca moderna dell’opera I Quadri Parlanti (1800), un’altra opera ritrovata.
Arrivato in Francia nel 1803 a Marsiglia, Spontini strinse relazioni con personalità finanziarie e commerciali e giunse a Parigi con le loro lettere di presentazione per i soci di Parigi, riuscì così a farsi conoscere ed entrare nella corte del Conte di Rémusat, conoscenza fondamentale in quanto amico della futura imperatrice Giuseppina e di sua figlia Ortensia, entrambe appassionate di canto, in particolare di romanze allora di gran moda a Parigi. Il 31 dicembre 1803 il ventinovenne compositore riuscì a debuttare al Theatre-Italien de Paris con l’opera buffa La finta filosofa, già rappresentata a Napoli nel 1799 riscuotendo un grande successo. L’11 febbraio 1804 nello stesso teatro andò in scena La petite maison, che non piacque e la cui partitura non è stata ritrovata, ma che Berlioz elogiò. In questo periodo il compositore non trascurò di affinare la conoscenza della lingua francese facendo pratica con l’opéra comique.
Il 27 novembre al Teatro Feydeau venne eseguito il Milton, con dedica all’imperatrice Giuseppina, è la prima opera su libretto di Victor-Joseph-Etienne de Jouy, ma non la prima proposta da Jouy poiché aveva già presentato a Spontini il libretto de La Vestale. Il soggetto era stato scritto per una tragédie lirique ed era tratto da un episodio riportato da Winckelmann nei suoi Monumenti antichi inediti (1767): la fanciulla Gorgia, vestale per volontà paterna, aveva tradito i voti per amore ed era stata condannata a morte. Nel 12 marzo 1805 andò in scena Opéra-Comique Julie, ou Le pot de fleurs commedia in un atto di Antoine-Gabriel Jars. Spontini godeva del favore dell’imperatrice Giuseppina, da cui era già stato nominato compositore della sua corte e direttore della sua cappella. Inoltre in occasione dell’onomastico dell’imperatrice il compositore le aveva dedicato un vaudeville, Tout le mond a tort. Aveva anche composto la cantata encomiastica L’eccelsa gara per la vittoria ad Austerlitz in cui veniva celebrata la presenza dell’imperatrice.
Il favore dell’imperatrice Giuseppina e di Napoleone furono determinanti per riuscire a far rappresentare La Vestale all’Académie Impériale de Musique. Nonostante la composizione risalisse al 1805, l’opera andò in scena per la prima volta il 15 dicembre 1807 alla presenza dell’Imperatrice Giuseppina, tanto ci volle per superare gli ostacoli che si frapposero alla messa in scena. La Vestale trionfò ed ebbe duecento repliche nei cinquanta anni in cui rimase in cartellone all’Opéra. Con La Vestale nacque uno stile che Spontini affinò nelle opere successive: Fernand Cortez ou La conquête du Mexique , Olympie, Agnes von Hohenstaufen.
Nel programma di sala Federico Agostinelli, uno dei revisori dell’autografo spiega che durante le prove per la messa in scena Spontini si rese conto di vari problemi, orchestrali e vocali che lo spinsero rivedere la partitura e fare notevoli modifiche. Agostinelli ricorda, tra gli esempi, che, per la rappresentazione diretta da Riccardo Muti alla Scala, si riportò la scrittura di Licinius, tenore, alla tessitura originaria più grave prevista per Lais, si recuperarono alcuni passaggi poi soppressi e nel terzo atto la successione delle scene fu riportata a quella del libretto del 1807. Questa è la versione, che è stata proposta a Jesi, completa con tutti i balletti previsti alla fine del primo e del terzo atto.
Perché è importante far conoscere Gaspare Spontini? Per la qualità musicale delle sue opere e per le innovazioni che introdusse nella scrittura musicale. I temi sono reiterati, non sviluppati secondo la forma sonata, inoltre il compositore rese le frasi più incisive, diede slancio agli attacchi, fu attento alla colorazione armonica nell’uso delle tonalità, con cui l’orchestra spontiniana tende a mettere in luce situazioni drammatiche o teatrali. Usò anche accostamenti strumentali insoliti che timbricamente caratterizzano l’azione scenica, che Berlioz riprese nel Grand traité d’instrumentation.
La Vestale è una tragédie-lyrique pienamente inserita nel neoclassicismo dell’epoca, ma è anche con la sua ambientazione storica e la grandiosità un’opera di transizione verso il successivo grand-opéra. Secondo Berlioz, grande ammiratore di Spontini, il compositore fu influenzato non solo Gluck, di cui aveva ascoltatole le Ifigenie e l’Alceste, ma anche da Euphrosine di Méhul e dall’Anacréon di Luigi Cherubini.
Carmela Remigio, nell’arduo ruolo di Julia, è stata la trionfatrice della serata in un ruolo particolarmente impervio perché vocalmente richiede una grande padronanza tecnica, la soprano è riuscita a passare dalla dolcezza dei pianissimo alla tensione drammatica degli acuti nelle invocazioni. Nella concezione teatrale neoclassica di Spontini Julia è un ruolo tragico; Berlioz, che rimase folgorato dall’interpretazione di Caroline Branchu, lo descrisse dettagliatamente e ha ragione quando sente l’eco di Gluck in certi passaggi drammatici, ma Spontini vi mette di suo uno slancio e una forza espressiva maggiore. Carmela Remigio si è calata nel personaggio con passione e con una incisiva presenza scenica, anche se la regia non la ha facilitata.
Daniela Pini è stata La Grande Vestale, la parte è importante per il rapporto con Julia, la Pini ha una calda voce e morbida e ha affrontato questa parte superando brillantemente le insidie vocali e mostrando disinvoltura scenica. Nelle scene in cui le donne si affrontano e si confrontano entrambe hanno mostrato di accordarsi molto bene sia vocalmente che interpretativamente
Bruno Taddia è stato Licinius, una parte grave e non semplice per tenore, in cui si è impegnato risolvendola abbastanza efficacemente, in crescendo dal secondo atto, Taddia ha ha una voce scura e in carriera ha affrontato anche ruoli di baritono. Joseph Dahdah, Cinna, ha affrontato il ruolo disimpegnandosi sia vocalmente che scenicamente. Adriano Gramigni, giovane basso, ha una voce bronzea che sa ben impiegare, come Souverain Pontife, (Pontefice massimo) ha ben affrontato la parte mostrando una buona disinvoltura scenica. Bene ha fatto anche Massimo Pagano, baritono, come, Le chef des Aruspices (Capo degli Aruspici) e console.
Alessandro Benigni ha diretto l’Orchestra La Corelli, che ha ben risposto alle sue indicazioni, la sua è stata una direzione attenta a mettere in luce le caratteristiche di questa partitura, così ammirata da Wagner e Berlioz. Le variazioni agogiche, dinamiche e timbriche, che imprimono drammaticità all’azione e trascinante la musica, sono state curate, la resa della cantabilità in alcuni punti è stata minore, ma è pur vero che la visione di Spontini privilegia le scene di insieme. Al coro, Infatti, Spontini riservò una parte importante e complessa, che il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, sotto la guida di Corrado Casati, ha reso con grande efficacia.
Regia, scena e costumi sono stati affidati a Gianluca Falaschi, che è noto soprattutto per aver realizzato i costumi in spettacoli di grande rilievo, come le prime alla Scala con la regia di Livermore. Nelle sue intenzioni di regia de La Vestale ha voluto accostare il fuoco sacro delle Vestali al fuoco sacro dell’arte per Maria Callas, ma nella realizzazione pratica non è riuscito a sviluppare scenicamente questa idea, se non nei costumi, splendidi, che nel caso di Julia e de La Grande Vestale richiamavano una celebre mise indossata dalla Callas nel concerto del 1958 all’Opéra di Parigi. I costumi delle coriste erano quelli da sera fine anni ’50 inizio ’60 del secolo scorso, tutti gli uomini in smoking, la scena semplice ma curata, così come le luci di Emanuele Agliati.
Luca Silvestrini è un coreografo di talento a Londra ha fondato Protein Dance, oggi Luca Silvestrini’s Protein, a lui è stata affidata la realizzazione delle coreografi dei balletti. È un impegno notevole montare una coreografia quando il teatro non ha un corpo di ballo stabile, perché bisogna prima fare le audizioni per trovare danzatori all’altezza del compito. Silvestrini ha pienamente assolto il suo compito seguendo, a differenza del regista, le indicazioni del libretto. Alla fine del primo atto la coreografia ha evocato chiaramente i giochi ginnici e alla fine del terzo la gioia del lieto fine. Nella riuscita della realizzazione scenica di queste coreografie si è potuto notare l’efficace lavoro di Silvestrini e la passione e l’impegno che ha trasmesso ai danzatori.
Festose e lunghe acclamazioni finali, in particolare per Carmela Remigio ma anche per Luca Silvestrini alla fine dello spettacolo.