Supporta Gothic Network
John Stevens e L'atlante di smeraldo. Intervista tra Hollywood e la fantasy
A L'atlante di smeraldo, edito in Italia da Longanesi, e al suo autore John Stephens, ex sceneggiatore per diverse serie televisive tra cui Una mamma per amica, è affidato un compito pesante, quello di diventare il nuovo Harry Potter. In realtà L'atlante di smeraldo non è un clone della fortunata saga di Jk Rowling, ma un nuovo universo fantastico, tra mondi paralleli, libri magici, ragazzi orfani in cerca delle loro radici, temibili nemici anzi nemiche, a cui appassionarsi e di cui parlare con il suo autore, in un italiano decisamente fluente.
Come si passa da sceneggiatore di Hollywood a scrittore fantasy?
Erano anni che volevo scappare dallo star system e mettermi a scrivere, la scrittura è un sogno che mi porto dietro fin da bambino. Poi il mio lavoro da sceneggiatore mi ha aiutato, anche se è molto diverso scrivere su commissione dallo scrivere a ruota libera, senza limitazioni.
Si dice che se si vuole cercare il realismo più vero sull'animo umano bisogna rivolgersi ai libri fantasy. Come hai costruito il mondo, tra realtà e fantasia, alla base del tuo romanzo?
L'ho creato pezzo per pezzo. Io avevo un'idea di massima del mio romanzo già completo, e poi l'ho pian piano scritto, costruendo il microcosmo della mia vicenda.
Il tema centrale del tuo libro sono questi bambini protagonisti che entrano in un libro magico che li porta in un altro mondo. Da dove è nata questa idea?
Da bambino vedevo i libri come cose magiche, erano parte del meraviglioso, e il libro del mio romanzo è una metafora di un qualcosa che sa trasformare tutto, che sa portarti in luoghi nuovi e magici, a vivere avventure.
Come mai parli italiano così bene?
A otto o nove anni sono stato folgorato dalla vostra lingua durante una vacanza, e mi sono messo a studiarla, seguendo vari corsi. Mi piacerebbe trascorrere un po' di tempo in Italia a perfezionarmi.
L'atlante di smeraldo diventerà film. Chi vedresti a fare la parte della perfida Contessa?
Mi sarebbe piaciuta la Katharine Hepburn dei film degli anni Trenta; comunque a me interessa principalmente scrivere, che è un dialogo personale e privato tra lettore e autore. Per il film aspetto.
Hai detto di aver sempre amato i libri, quali sono i tuoi libri e autori del cuore?
Considero La bussola d'oro di Philip Pulman un capolavoro, il mio autore preferito è e resta Charles Dickens, capace di scrivere romanzi sia buffi che commoventi, con personaggi eccessivi e affascinanti.
Il tuo libro ha due livelli, uno fantastico e l'altro di riflessione sulla psicologia dei protagonisti: in particolare ti concentri su Kate, attenta agli altri, mentre i suoi fratelli Michael e Eve pensano solo a loro stessi.
Per Kate mi sono ispirato a mia sorella maggiore, in Michael c'è molto di me, Eve è mia sorella minore, comunque i due prossimi libri saranno rispettivamente su loro due, che cresceranno nel corso della vicenda.
Come mai tra gli elfi e i nani tu ami di più i nani?
Gli elfi sono troppo perfetti, i nani sono sapienti ma nello stesso tempo sanno godersi la vita. Mi sento più affine ai nani.
Tu sai già come finirà la tua saga?
So da dove partire e so dove voglio arrivare. Però devo vedere come si evolveranno le cose, anche nella mia vita reale. Posso dire che in tanti punti la storia ha creato sé stessa, partendo da un luogo così dickensiano come è appunto l'orfanotrofio dove tutto comincia.
Nel tuo romanzo si parla molto del male, che cos'è per te il male?
Il male viene da chi ha fame di potere per i propri fini: il male è contro la vita degli altri, ma come anche in Harry Potter, nella mia storia devi andare nell'oscurità per ritrovare poi la luce.