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Lidia Ravera al Trastevere Noir Festival. Cyber realtà e contestazione immobile
All’interno della manifestazione Trastevere Noir Festival del 3 luglio al Museo di Roma in Trastevere , Lidia Ravera parla di se stessa e del suo ultimo libro La guerra dei Figli. La co-autrice del successo del 1976 Porci con le Ali, nonché scrittrice di altri numerosi titoli da quegli anni ad oggi, è intervenuta nella interessante lista di scrittori invitati a cura di Paolo Petroni per la rassegna Gli scrittori del nero raccontano.
Lidia Ravera ha parlato a lungo e con fervore del suo libro, ma forse e soprattutto ha svolto un dialogo interiore guardando fittamente dentro di se, cercando le frasi, le parole, l’espressione corretta per un’esperienza degli anni della contestazione, tra il '68 e la fine degli anni ’70, per cercare senza modestia di dare giudizi sul contemporaneo, spesso a ragione.
L’argomento prediletto dei suoi libri rimane la contestazione politica più che culturale, e anche questa volta il libro parla della voglia di ribellarsi, di dire la propria di una generazione, anche se nello specifico sono i figli della generazione rivoluzionaria. C’è però nell’autrice la consapevolezza del rischio, come di chi ha vissuto il fallimento, e di questa coscienza la Ravera non ha fatto segreto.
Tra le sue frasi sono spiccate quelle sull’analisi evolutiva della contestazione sul piano dell’individualità: perché per la prima volta i ragazzi di quelle generazioni sono usciti dalle coperture delle ideologie costruite e hanno cominciato a dire di sentirsi unici, venendo meno allo spirito della collettività. Si arriva col tempo all’impossibilità di dire “noi e la società diventa immobile”. Con forza la Ravera si domanda dove è finita l’impazienza delle nuove generazioni (“All’epoca un ventenne si domandava tre volte al giorno cosa poteva fare per cambiare il mondo”), mentre oggi sembra importare unicamente il totem del divertimento. I ragazzi sono dominati dal desiderio di non impegnarsi, di fuggire alla loro vita. E in questo triste scenario la scrittrice spende dure parole per la cyber-realtà che si prospetta troppo spesso come alternativa alla realtà.
Del libro in particolare parla del linguaggio: La guerra dei figli è un libro visivo che usa il tempo presente non solo perché è il linguaggio del cinema, ma anche perché è il linguaggio del vissuto e non della narrazione. L’intervista, sentita e copiosa, si è conclusa con la lettura di alcuni passi del libro, interpretati dall’autrice stessa.