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Lubiana Festival 65°. Siegfried o dell'Eroe rifulgente
Al 65° Festival di Lubiana la seconda e terza giornata dell'Anello dei Nibelunghi (Der Ring des Nibelungen) di Richard Wagner approdano con lo stesso Maestro Valery Gergiev e l'Orchestra del Marinskij di San Pietroburgo, che nel 2013 avevano presentato il prologo L'Oro del Reno (Das Rheingold) e la prima giornata La Valchiria (Die Walküre): i primi due capitoli della tetralogia teutonica. Siegfried il 29 agosto e Il crepuscolo degli dei (Die Götterdämmerung) il 30 agosto di quest'anno la compongono per intero, per un doppio appuntamento con il ciclo musicale nordico per antonomasia.
Il Siegfried, iniziato nel 1851 ed interrotto per la stesura del Tristan nel 1857, è il dramma musicale che racconta la fiaba nordica per eccellenza dell'”Eroe senza paura” del titolo: caratteristica che esplicita il significato dell'opera, l'”eroe puro” - esattamente come il Parsifal era il “puro folle” ed ingenerando quindi un'evoluzione diretta dall'uno all'altro – e assolutamente inconsapevole – come il Parsifal appunto – della sua genesi e della sua missione che scoprirà compiendo la prima azione da cavaliere: forgiando la sua spada, Notung, che significa a sua volta “ciò che è necessario". Vediamo quindi come il percorso wagneriano, fuori e dentro la tetralogia, è un fil rouge encomiabilmente e intimamente connesso: non c'è un'opera o dramma musicale che non abbia affinità, musicale, mitologica, eroica, sentimentale quanto lirica, con l'altro. Se ascoltassimo tutte le opere di Wagner, dalla prima all'ultima, troveremmo risonanze acute che riconosceremmo in un tutt'uno con la musica, quella “melodia infinita” che attesta che lui scrisse effettivamente la “musica dell'avvenire”, in un concitato quanto rilevabile e sincronico plateau di leitmotiv, o meglio, di profili musicali e psicologici che ci conducono per mano dentro le sue storie e la sua “musica dell'Eterno Ritorno”, per omaggiare il suo fedele amico Friedrich Nietzsche.
La prima il 16 agosto 1876 al Festspielhaus di Bayreuth, il Siegfried in questa versione presentata al Festival di Lubiana si avvale di uno dei più grandi direttori d'orchestra affini a Wagner: Valery Gergiev, che conduce la sua Orchestra ed il Coro del Teatro Marinskij di San Pietroburgo (che dirige fedelmente dal 1978) nell'allestimento collaborativo tra Gergiev e George Tsypin, i costumi a cura di Tatiana Noginova e le luci, che da sole dipingono i personaggi e le loro caratteristiche, perfettamente dosate da Gleb Filshtinsky.
I cantanti sono tutti del Marinskij e di grande spessore a cominciare dalla sontuosa voce tenorile del solista che interpreta Siegfried – come tutti gli altri d'altronde - Mikhail Vekua: il ragazzo che viene allevato dal nano Mime, il Nibelungo fratello di Alberich che ha iniziato il ciclo rubando l'anello protetto nel fiume dalle Figlie del Reno. Siegfried, rivestito di un rosso sangue, affine alle fiamme con cui forgerà la sua spada, Notung, per sconfiggere il drago Fafner – in realtà il gigante fratello di Fasolt, che ha ucciso per possedere l'anello -, tutto in verde, come il colore del male che risuona alla tenebrosa voce del drago come a quella di Alberich. Possente il basso Mihail Petrenko nella parte del drago, con una voce che risuona come nella caverna dalla quale proviene, e che fa il paio con la malvagia voce insinuante del baritono Roman Burdenko, che interpreta il nano Alberich. Alberich è presentato nel secondo atto come una specie di gobbo alieno strisciante, governato dall'avidità per il tesoro e l'anello del drago. Mime, suo fratello, il tenore Andrej Popov, ha una cantabilità eccezionale nella quale “stornella” la sua astuzia con Siegfried ancora ragazzo. Il gioco di indovinelli tra Wotan nelle vesti del Wanderer, e Mime, è perfettamente bilanciato dalla voce lirica e potente di Jevgenij Nikitin, che perfettamente calza il suo leitmotiv principale, il Valhalla, in modo maestoso e raffinato.
L'intreccio di leitmotiv che si odono durante tutto il dramma musicale è perfettamente udibile e riconoscibili sono tutti: dall'insinuante anello che porta con sé la maledizione; al motivo sprizzante fiamme di Notung, all'ovvio e celebre motivo di Siegfried, eroicamente lanciato ed ascoltato per la prima volta nella Valchiria e che lo annuncia; così come il lirico Valhalla di Wotan ed il ridodante motivo dei Giganti, una marcia intessuta di Nibelheim, l'antro dei nani, che batte e ribatte Mime nella sua caverna vulcanica. Chiaramente, oltre al tessuto della melodia infinita possiamo riconoscere come Anello, maledizione, tesoro e Nibelunghi siano fortemente legati tra loro ed in questo riconoscere l'annuncio della fine nella terza giornata del Crepuscolo. E così il motivo della natura intrecciato con il canto dell'Uccello della Foresta che è di una nitidezza trasparente nella voce della soprano Ana Denisova e conduce direttamente tra gli alberi in cui Siegfried ancora gioca come un bimbo.
Prima di commentare l'incontro tra Siegfried e Brunilde, vogliamo sottolineare la forza e la potenza dell'Orchestra del Marinskij condotta da Valery Gergiev in uno dei passaggi fondamentali – storiche le registrazioni dal vivo con Boulez-Chéreau nel 1980 al Festival di Bayreuth con Manfred Jung nella parte di Siegfried e quella con Barenboim con Siegfried Jerusalem ancora a Bayreuth -: qui Mkhail Vekua fa sprizzare lapilli e fiamme – rese da fanciulle che le imitano sul grande Telamone disteso che sembra il giovane Siegfried da risvegliare da quell'inconsapevolezza che lo caratterizza – dalla voce forgiando la sua spada: Notung! Notung! Neidliches Schwert! (Atto primo, scena terza: Notung! Notung! Spada invidiabile!). l Telamoni, l'uno disteso gli altri levati in piedi, sono dei grandi pupazzi che prendono ispirazione dall'Atlante che reggeva il globo e che in questo caso, come le cariatidi al femminili, reggono il Valhalla che cadrà nella terza giornata, secondo la visione di George Tsypin.
L'atto terzo, dopo il dialogo tra Wanderer/Wotan e Siegfried, giunge ad un'altura di estasi, metaforica e fisica che si dipana con la vista di Brunilde distesa sulla roccia circondata dal fuoco: Selige Öde auf sonniger Höh’! Beata solitudine sull'altura solitaria!, un canto romantico che assomiglia ad una poesia di Hölderlin o di Goethe, a ravvivare quello spirito da cui Wagner era fortemente compenentrato fin dalle sue prime opere, dette, appunto, “romantiche”. L'incontro con Brunilde è in pianissimo, l'osservazione del Fato, manifestando con la voce poetica la Sehnsucht:
Brennender Zauber
zückt mir ins Herz;
feurige Angst
fasst meine Augen:
mir schwankt und schwindelt der Sinn!
(Incantevole incendio/m’entra e sussulta in cuore;/ansia di fuoco/afferra i miei occhi:/m’ondeggia in vertigine lo spirito!).
Il fiero fanciullo, il “mutiges Kind” incontra l'amore nelle vesti della Valchiria che lo ha salvato dalla morte sicura ordinata da Wotan, come se quel filtro magico di Tristan avesse colpito anche le sue labbra: l'agnizione è completa con il risveglio di lei. Come in una fiaba la bacia e la ridesta ai sensi: prima il motivo del Saluto al mondo e poi l'Estasi d'amore tra i trillii dei legni sotto il motivo rifulgente di Siegfried. La voce di Jekaterina Šimanovič è di una levatura raffinatissima quanto ricca e che dipana tutta la resa psicanalitica del mito nibelungico:
Du selbst bin ich,
wenn du mich Selige liebst.
Was du nicht weisst,
weiss ich für dich;
doch wissend bin ich
nur – weil ich dich liebe! –
O Siegfried! Siegfried!
Siegendes Licht!
Dich liebt’ ich immer;
denn mir allein
erdünkte Wotans Gedanke
der Gedanke, den ich nie
nennen durfte;
den ich nicht dachte,
sondern nur fühlte;
für den ich focht,
kämpfte und stritt;
für den ich trotzte
dem, der ihn dachte;
für den ich büsste,
Strafe mich band,
weil ich nicht ihn dachte
und nur empfand!
Denn der Gedanke –
dürftest du’s lösen!
(Te stesso io sarò, se amerai me beata. Quel che non sai, saprò per te; ma sapiente io sono solo – perché t’amo! – O Siegfried! Siegfried! Luce vincente! Io t’ho amato sempre: perché a me sola il pensiero di Wotan appariva: il pensiero che mai ho potuto parlare; che io non ho pensato ma solo sentito; per il quale ho lottato, combattuto, battagliato; per il quale ho sfidato colui che lo pensava; per il quale espiai, e pena mi legò, perché non l’avevo pensatoma sentito solamente! Perché quel pensiero –così tu potessi adempirlo!).
Brunilde ha adempiuto a quel desiderio che Wotan non poteva manifestare nei confronti di Siegfried: lo ha salvato nonostante il divieto e la punizione del padre, ed ora può dire, come nel duetto d'amore del Tristan und Isolde: Io sono te e ti amerò per sempre perché a me era chiaro il nostro destino. Con la loro unione si prefigura la fine degli dei, come appunto dice il testo stesso:
Fahr’ hin, Walhalls
leuchtende Welt!
Zerfall in Staub
deine stolze Burg!
Leb’ wohl, prangende
Götterpracht!
End’ in Wonne,
du ewig Geschlecht!
Zerreisst, ihr Nornen,
das Runenseil!
Götterdämm’rung,
dunkle herauf!
(Addio del Walhalla mondo lucente! Precipiti in polvere la tua rocca superba! Addio degli dèi splendore splendente! Termina in gioia tu, schiatta eterna! Strappate, o Norne la fune delle rune! Crepuscolo degli dèi, sorgi nella tua tenebra!): prefigurando le Norne che tagliano e cuciono il filo nell'atto primo del Crepuscolo. La sposa è tratta con l'anello dei Nibelunghi dal volsungo eroe Siegfried (nel Crepuscolo glielo dona quando parte per nuove avventure, nel primo atto, lo annunciamo per sottolineare il "matrimonio" metaforico) e con esso la fiaba d'amore e la decisione di illuminare un giorno nello splendore eterno di un istante che tornerà alla fine del Crepuscolo per unirli definitivamente.
L'Orchestra ed il Coro del Marinskij condotti da Valery Gergiev sono stati sublimi in ogni momento di questa meravigliosa giornata di incanto nella fiaba di un Eroe intramontabile nelle parole e nella musica di Wagner che, come il glockenspiel risuonano ancora nelle nostre sincronie rifulgenti.