Supporta Gothic Network
Lucernario di José Saramago. Scene di vita portoghese
Capita e succede che opere di grande pregio di autori importanti escano e siano pubblicate dopo la loro morte. Questo è il caso del bel romanzo di José Saramago intitolato Lucernario, edito in Italia dalla Feltrinelli. Il grande scrittore portoghese, a cui è stato conferito il Premio Nobel nel 1998, scrisse questo libro negli anni Cinquanta, quando era appena trentenne.
Il libro venne inviato da Saramago ad una casa editrice portoghese, la quale non solo non lo pubblicò, ma non diede alcuna risposta al suo autore, che per questa ragione subì una grande delusione. Si tratta di un romanzo corale, nel quale il lettore troverà una serie di ritratti umani delineati dal grande scrittore con una penetrazione psicologica rara quanto sorprendente.
In questo libro i temi fondamentali della poetica di Saramago, che ritorneranno nei maggiori libri dello scrittore portoghese, sono già tutti presenti ed indagati. Le vicende rappresentate nel libro riguardano gli inquilini di un palazzo di Lisbona, in un periodo storico successivo alla fine della Seconda guerra mondiale e in un momento cupo e triste per il Portogallo, soggetto alla spietata dittatura di Salazar.
L’intuizione poetica da cui la narrazione ha tratto origine deriva dalla scelta, compiuta consapevolmente dall’autore, di raccontare le povere vite degli uomini e delle donne che vivono in questo palazzo di Lisbona, che poeticamente viene trasfigurato in un microcosmo, nel quale si riflettono le miserie e le amare delusioni della vita umana, scrutata con sguardo lucido e disincantato dal grande scrittore portoghese.
Nella prima parte del libro compaiono i due coniugi che vivono in condizioni di grande difficoltà economica, Silvestre e Mariana, e che per questo motivo dovranno dare in locazione al giovane Abel una stanza della loro casa. In un altro appartamento vivono due giovane donne, Adriana ed Isaura, con la madre e la zia, le quali per mitigare la tristezza della loro condizione esistenziale amano ascoltare, durante le lunghe serate, la musica colta alla radio. In particolare Adriana, che si considera brutta e non è desiderata da nessun uomo, pensa con malinconia che neanche Beethoven è stato mai amato nella sua triste vita, contemplandone la maschera in una vetrina di Lisbona; malgrado ciò, ha composto la sua grande musica, perché mosso da un grande amore verso l’umanità.
In un altro appartamento abita una donna che vive in condizioni di grande agiatezza ed il cui nome è Lidia. Si tratta di una donna bellissima e sensuale che è mantenuta dal suo amante ricco e facoltoso, Paulino Morais, il quale spesso si reca in visita di sera nella sua elegante abitazione. Il dolore umano, inconsolabile e irrimediabile, è una caratteristica peculiare della condizione esistenziale di Justina, una donna a cui è morta la giovane figlia, il cui nome era Matilde, la quale vive senza amore con il marito Caetano. Justina percepisce il lento scorrere del tempo nel silenzio della sua casa, confrontandosi con il vuoto e la insensatezza della sua vita priva di gioia. In un altro appartamento abitano e vivono due coniugi, Anselmo ed Rosalia, che hanno la fortuna di avere una figlia bella ed ammirata da tutti, Maria Claudia.
Emilio e Carmen, diversamente, pur avendo un figlio piccolo il cui nome è Henrique, non riescono a vivere in armonia nella loro casa, nella quale regna una atmosfera di tensione costante e perenne, intrisa di infelicità e malinconia. Il lettore rimane stupefatto dalla capacità di Saramago di descrivere le diverse situazioni esistenziali, in cui si trovano gli inquilini del palazzo di Lisbona, facendo emergere e raffigurando le varie forme ed i diversi destini che la vita umana di ciascuna persona può assumere ed avere.
In particolare sono due i momenti che rivelano, nella narrazione, il senso poetico del libro di Saramago. I genitori di Maria Claudia, pur di fare avere alla figlia un lavoro che le dia un futuro sicuro e certo, nella Lisbona del dopoguerra alle prese con la povertà di massa, sono costretti a rivolgersi a Lidia, l’inquilina del palazzo, che ha una storia d’amore con il potente e ricco uomo d’affari Paulino Morais. Ovviamente Paolino Morais, non solo assumerà nella sua azienda la bella e seducente Maria Claudia, ma finirà per innamorarsene.
In questo episodio Saramago con la sua genialità letteraria raffigura e traccia il confine che separa i rapporti affettivi basati sui sentimenti umani, puri ed autentici, da quelli fondati sulla convenienza e sull’utilitarismo. Belle, nella narrazione, sono le pagine in cui Abel dialoga con Silvestre, vivendo in affitto nella sua stessa casa, e medita sul senso occulto della vita, mentre legge le poesie di Fernando Pessoa, il grande scrittore portoghese. Abel, sullo sfondo della città di Lisbona evocata con immagini di rara bellezza poetica, è un giovane e disincantato intellettuale, che vive in una condizione di precarietà in stanze di affitto nella Lisbona del dopo guerra.
Osservando Silvestre mentre ripara le scarpe, essendo un calzolaio, e conversando con lui in modo sincero e senza infingimenti, scopre che questo uomo semplice ha una vita interiore ricca e una visione del mondo e della storia umana assai profonda. Silvestre fa notare ad Abel, confessandogli i suoi segreti pensieri, che nella vita non si può essere spettatori, limitandosi a contemplare passivamente quanto accade nella storia degli uomini e nella civiltà umana.
Bisogna proiettare sé stessi verso un ideale, si tratti di un ideale politico come quello della libertà oppure di un valore religioso come l’amore verso il prossimo, poiché soltanto in questa maniera sarà possibile protestare efficacemente contro l’inutilità della vita, che alcuni, per una forma di cecità intellettuale, non riescono a cogliere e a comprendere. Abel, pur percependo e comprendendo il grande valore intellettuale di queste riflessioni, obietta a Silvestre che nella storia umana vi è una distanza incolmabile tra gli ideali e la vita reale, tra il mondo dei sogni utopici e la durezza della condizione esistenziale.
Dinanzi a queste sensate e meditate obiezioni di Abel, che Silvestre pensa debbano essere attribuite ad un pessimismo paralizzante, il calzolaio invita il giovane a coltivare l’ideale di un amore lucido e attivo verso l’umanità, per modificare e correggere le storture del mondo e renderlo più giusto e libero. Un libro, questo romanzo ritrovato di Saramago, che il lettore difficilmente dimenticherà, e che conferma la validità del giudizio di Roland Barthes, grande filosofo e studioso, secondo il quale la buona letteratura riesce a far parlare la vita.