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MArteLive 2010. Una girandola di fuoco e suoni
Una miscela esplosiva quella di MArte Live, che fino al 10 luglio 2010 attende ogni martedì all’Alpheus con un agglomerato misto di musica, arti sceniche e grafiche, cinema e quanto di artistico viene presentato da giovani creativi sia come vetrina sia come riconferma di artisti già affermati, magari proprio passando da lì. La serata del 4 maggio ci ha convinto che un mix interdisciplinare come questo attira il pubblico e convoglia la musica e le altre arti accontentanto pubblico e professionisti.
Si accede all’Alpheus dopo aver superato delle transenne che dividono in due corridoi, uno conduce direttamente alle sale dei concerti, mentre l’altro nel giardino dove ci attende Kira la Dea del Fuoco, alias Silvia Cozzi, che rischia con acrobazie piuttosto arroventate in mise arabo-indiana simil danza del ventre in rosso, nero e oro. La nostra accende fiaccole intorno al suo perimetro di gioco: una mezzaluna con in fondo tre bracieri, uno più alto e due più bassi addossati ad una paravento che configura una sorta di spazio templare. Attendiamo con una certa curiosità e lei inizia la sua performance con girandole di fuoco che prendono sempre più velocità, trasformando il giallo del fuoco in punte rosse e quasi blu nell’ultimo percorso verso il fuori, che lambisce Kira da vicino. Lei però manipola il fuoco come una specie di amico pericoloso da cui trarre energia per metterla in moto per il pubblico. Insieme al fuoco ad un certo punto ci sarà un salto sui chiodi particolarmente coraggioso, per finire con la corda di fuoco che le si stringe pericolosamente intorno alle estremità in un’apice di coordinazione che la segue armonica come la musica (nuova per lo spettacolo).
La band che ha vinto MArte Live 2007 sale sul palco: sono gli Underdog che con una voce di lei sottile e acuta, fraseggio sincopato e brillato: delle piccole esplosioni rudimentali e ruvide che si imperniano sulla musica come degli spilli. Sfondo jazzato misto a bossanova appena accennato, trombone, chitarre, synth e anche contrabbasso su alcune song. La ballad ricorda vagamente i Moloko più intelligenti di Things to make and do del 2000 con poca elettronica e molta sostanza. Notevoli le ragazze scatenate del complesso Bloomy Roots con batteria, due fiati (trombone sassofono), voce, basso e chitarra: preparatissime e ricche di energia come non poche.
Di corti nello spazio cinema ne abbiamo visti tre: il primo notevole è Camera Oscura di Ermete Ricci (19’), un fotografo investiga su un duplice omicidio e scopre il perturbante senso della sua indagine. Mater Matuta (che significa Aurora, la dea del mattino che non si capisce cosa c’entri visto che è la storia di un vampiro, sic!) di Nicola Di Fiore è un horror invece un po’ fatto in casa, mentre Nerofuori di Emanuela Mascherini (18’) rialza il calibro con una storia zeppa di perversioni, messe in atto oppure solo indicate. Un mix tra mystery e frenzy (nel senso di isteria) per lo spettatore che guarda e ne rimane affascinato. Bravi gli attori, soprattutto colui che interpreta il padre. Marta sui Tubi ha concluso la serata da magician in un’atmosfera incredibilmente soffusa da fasci di luce elettrica e variopinta con pubblico inneggiante che ha riempito l’intera sala (la più estesa).