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Miss Little China. Piccola imprenditoria cinese cresce
Targato Chiarelettere Editore e pubblicato nel 2009, Miss Little China di Oriani, Staglianò, Cremona e De Cecco (completo di dvd), racconta l'Italia dei cinesi come non l'avete mai vista. Chi sono, come vivono, perchè scelgono l'Italia.
Per la prima volta si aprono le porte delle loro case. La loro voce prende coraggio, e una volta tanto, la nostra, tace. Ed è così che vengono fuori, con una semplicità disarmante, piccoli racconti dagli occhi a mandorla. Tutti molto simili fra loro, dislocati nelle periferie di Venezia, Brescia, Prato, Rovigo. Storie che narrano la lontananza dei cari, le difficoltà di inserimento, direttamente proporzionali a quelle con la lingua italiana, che li estromette da librerie, cinema. Dalla cultura.
Miss Little China è un viaggio all'interno del mondo, dei sogni, delle aspettative dei cinesi d'Italia. Qui vengono mostrati come identità, come persone. Non come indistinto gruppo sociologico, facilmente etichettabile. Da Steve Lou, giovane imprenditore (organizzatore del concorso di bellezza che dà il titolo al libro), al mediatore culturale Lu Jiheuan, che insegna italiano partendo proprio dall'immigrazione degli anni '20 per spiegare il nostro paese. La dimensione quotidiana di un popolo che noi italiani ancora stentiamo a capire. Le troppe ore di lavoro, i pochi svaghi, il carattere “chiuso”.
Chi sono i cinesi che vivono in Italia? “Migranti che non hanno perso il coraggio del rischio, soprattutto economico. Pieni di debiti, per venire da noi possono arrivare a pagare 20.000 euro. Ma 1 su 5 ha un'attività in proprio. Oggi sono più di 150.000, mentre nel 1980 erano 2000, e il 98% ha meno di sessant'anni. Hanno superato gli Stati Uniti quanto a produzione industriale, dal 2000 al 2007 il reddito pro capite è raddoppiato. Il numero dei telefonini sestuplicato, quello delle automobili decuplicato”.
La quarta di copertina del dvd, oltre che L'Italia dei cinesi come non l'avete mai vista, forse sarebbe potuta anche essere L'Italia dei cinesi come l'hanno vista i nostri nonni. Sono veramente tante infatti, le analogie tra questa migrazione a base di riso alla cantonese e l'invasione degli spaghetti nelle Little Italy.
Ci si chiede se “non siano poi così diversi dai nostri padri, madri e nonni di cinquant'anni fa i migranti cinesi che oggi si riversano da noi con l'unico obiettivo di lavorare sodo, fare fortuna e mettersi in proprio”. Anche se i più grandi, i pionieri della migrazione, sono costretti a fare i conti con l'occidentalizzazione dei figli, ormai adolescenti. “Non voglio lavorare tutta la vita. Voglio le ferie. Non voglio fare la vita che hanno fatto i miei genitori, sempre e solo lavoro”, ammonisce una ragazzina. Le analogie con la storia dei nostri nonni riprendono da qua. Come ha fatto un popolo di migranti come il nostro a dimenticare le proprie origini?