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Monaco Bayerische Staatsoper. Les Troyens, la rarità di Berlioz al completo
Alla Bayerische Staatsoper, l'Opera di Stato Bavarese, il 9 maggio scorso ha debuttato Les Troyens di Hèctor Berlioz: sul podio vi era il Maestro Daniele Rustioni e l'allestimento era curato da Christophe Honoré. Cast eccellente con Gregory Kunde ed Ekaterina Semenchuk nelle parti di Enea e Didone, mentre una grande Cassandre con Marie-Nicole Lemieux nel ruolo.
Les Troyens sono il capolavoro operistico di Berlioz, quest'opera grandiosa fu scritta quasi venti'anni dopo il fiasco del Benvenuto Cellini nel 1838 e dopo la pubblicazione del Traité d’instrumentation et d’orchestration modernes (1844). Berlioz racconta nelle sue Memoires come nel 1856 vi fu spinto perentoriamente dalla principessa Carolyne von Sayn-Wittgenstein, sua grande estimatrice, che Liszt suo amico gli aveva presentato e che a sua volta l’aveva incoraggiato a comporla. Il soggetto è tratto da l’Eneide di Virgilio, testo conosciuto attraverso l’insegnamento del padre e che aveva sempre amato. La prima parte è tratta dal racconto della caduta di Troia di Enea a Didone, fondatrice e regina di Cartagine, mentre la seconda parte è basata sull’arrivo di Enea a Cartagine e dell’amore tra lui e la regina, amore a cui deve rinunciare per rispettare il volere degli dei e partire, Didone lo maledice e si suicida.
Berlioz scrisse in versi il libretto in cui fa capolino l’altro grande amore del musicista: Shakespeare: un esempio ne è l’elegiaco e intenso duetto tra i due reali amanti, ispirato al dialogo amoroso che si svolge tra Jessica e Lorenzo all’inizio del V° atto de Il mercante di Venezia. Un altro esempio è il duetto tra i due marinai all’inizio del V°atto dell’opera, l’inserzione di un brano buffo tra scene di grande tensione è un espediente più volte utilizzato dal grande Bardo, la scena del portiere del Macbeth ne è un celebre esempio. La parte musicale è di straordinario fascino e di grande difficoltà per rendere tutti gli effetti sonori previsti da Berlioz che, nel suo trattato, aveva puntigliosamente analizzato tutte le caratteristiche dei possibili strumenti, compresi quelli antichi, non più utilizzati come il liuto, indicando come vanno suonati per ottenere i diversi effetti timbrici. L’elenco della dovizia di strumenti, che devono essere utilizzati ne Les Troyens, sia in orchestra che in scena rende con chiarezza le idee del compositore, tra le percussioni originali previste in scena ci sono anche i sistri antichi!!!
L’opera, composta tra il 1856 e il 1858 non ebbe fortuna perché considerata troppo lunga e con troppi cambi scena, molto costosi, così fu smembrata in due parti: La prise de Troie e Les Troyens a Carthage, quest’ultima andò in scena con molti tagli il 4 novembre 1863 al Théâtre-Lyrique Impérial, ma non incontrò l’approvazione del pubblico. Berlioz non vide mai eseguita tutta la sua opera, morì nel 1869 e Les Troyens, per la prima volta nella sua interezza, andò in scena a Karlsruhe, Großherzogliches Hoftheater, il 6 dicembre 1890.
Daniele Rustioni, a nostro parere il direttore italiano più talentuoso della sua generazione, ha galvanizzato l'orchestra, il coro, ben preparato da Stellario Fagone, e il notevole cast vocale nell'esecuzione ed è diventato il beniamino del pubblico che lo ha accolto festosamente fin dall’inizio dell’opera e lungamente acclamato durante le varie fasi dello spettacolo. Tre anni fa avevamo casualmente incontrato il maestro in occasione di un evento a cui partecipava: in quell’occasione cominciò a parlarci de Les Troyens, era chiaro che stava già da tempo studiando l’opera, per cui ci aspettavamo che la dirigesse, poi c’è stata la pandemia e ora finalmente è andata in scena. Il direttore d’orchestra è decisivo per la riuscita dei Les Troyens per la difficoltà intrinseca di bilanciare le diverse sezioni di un’orchestra numerosa e variegata in buca e in scena e di rendere tutte le sfumature timbriche che caratterizzano i diversi personaggi e le varie scene, calibrando attentamente la varietà ritmica, dinamica e agogica. Berlioz è noto per la grandiosità orchestrale ma non bisogna sottovalutare le scene in cui pochi strumenti dipingono uno stato d’animo, un’emozione. Rustioni ha reso una memorabile esecuzione grazie al talento, l’impegno serio e la passione che lo anima e che comunica anche al pubblico, così è stato uno dei trionfatori dello spettacolo. Un importante protagonista è il coro che ha assolto il suo compito con grande bravura ed è stato lungamente applaudito.
L’altro trionfatore della serata è stato Gregory Kunde, che ha giganteggiato nel ruolo di Enée: è un esempio paradigmatico di talento, legato allo studio di quell’ardua disciplina che è il Belcanto, che permette di avere il perfetto controllo della voce, e di una grande intelligenza nel gestire i ruoli e una carriera arrivata al provvisorio traguardo di ben quarantatre anni. L’entrata di Enée, difficile per la tessitura, è stata sfolgorante, l’emissione vocale di una limpidezza invidiabile, gli acuti luminosi, Kunde passa con elegante disinvoltura dal tono eroico del guerriero all'emissione morbida e soave dell'amante nell’elegiaco e appassionato duetto d’amore ("Nuit d'ivresse, et d'exstase infinie"). La bravura interpretativa di Kunde nel rendere le varie sfaccettature dei personaggi che interpreta, si è manifestata mirabilmente nel rappresentare il tormento psicologico di Enée, l’oscillare tra gli accenti accorati e una forzata determinazione nel recitativo ed aria (Inutile regrets!..Mais je le dois... il le faut!...), la sua conclusione è stata accolta dall’esplosione di una infiammata ovazione a scena aperta, tanto fragorosa quanto prolungata, acclamazione che si è ripetuta alla conclusione dello spettacolo.
Marie-Nicole Lemieux, contralto, è stata una grande Cassandre, nonostante fosse infagottata in improbabili paludamenti che la impacciavano, è riuscita a rendere la grandezza di questa figura tragica. Cassandra fu punita da Apollo per averlo rifiutato con la maledizione della preveggenza e di non essere mai creduta. Il suo tormento di non riuscire a salvare né il suo popolo né il promesso sposo, ma di assistere impotente ed essere creduta demente anche dalla sua famiglia è stato interpretato con grande efficacia. La Lemieux ha una voce di contralto scura, calda, potente ed espressiva, che sa usare con abile ed efficace padronanza, sia nei drammatici recitativi sia nel canto, con gli acuti possenti delle invocazioni disperate e l’incisività delle violente perorazioni, si impone autorevolmente in scena, applaudita a scena aperta è stata lungamente acclamata alla fine dal pubblico presente.
Ekaterina Semenchuk è stata una intensa Didon, ha ben interpretato le diverse fasi psicologiche dall’autorevolezza della sovrana, all’estasi dell’amante, alla fragilità emotiva nell’incredulità in quello che considera un inspiegabile voltafaccia. La sua interpretazione dell’invettiva ha messo in luce più il dolore che la rabbia. La Semenchuk ha una vellutata voce di mezzosoprano che ha gestito con grande padronanza tecnica, sicura negli acuti come nei gravi, ha dato spessore al personaggio nelle sue diverse sfaccettature psicologiche, un'interepretazione che ha incontrato l'acceso plauso del pubblico.
Il cast era ottimo in tutti i ruoli, ricordiamo il bravo Stéphane Degout, nel ruolo di Chorèbe, certo rispetto alla grandezza tragica di Cassandre è una figura sfocata, ma Degout l’ha interpretata autorevolmente. Bene Lindsay Ammann come Anna e Eve-Maud Hubeaux come Ascagne, ricordiamo anche Martin Mitterrutzner per l’interpretazione dell’aria di Iopas e Jonas Hacker per quella di Hylas.
Il pubblico ha lungamente acclamato l’esecuzione musicale de Les Troyens di Berlioz, mentre ha contestato violentemente e fragorosamente la messa in scena, a parte qualche sporadico consenso. Forse l’idea di partenza del regista, Christophe Honoré, era quella di realizzare un'ironica dissacrazione dell’opera, cosa molto più impegnativa di una messa in scena tradizionale, ma le varie situazioni immaginate dal regista si sono dimostrate un déjà- vu: dispersive, slegate tra di loro non ne chiarivano le intenzioni; anche i movimenti del coro, troppo statico e dei diversi personaggi non hanno aiutato. Se la scena della prima parte con le sue rovine alludeva alla distruzione di Troia, quelle della seconda parte non si capiva a cosa si riferissero, a parte quella delle apparizioni; oscuro era anche lo scopo dei filmati in cui erano rappresentati amori omosessuali solo al maschile.
Programmare la messa in scena de Les Troyens è un impegno gravoso per un teatro, la lunghezza, quattro ore di musica, il numeroso cast necessario, l’impegno della masse artistiche e tecniche, fa sì che questo capolavoro sia raramente messo in scena. Per questo è meritorio che la Bayerische Staatsoper abbia programmato la sua esecuzione.