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Monaco. Bernstein, Berio, Rachmaninov. Un terzetto favoloso al Gasteig
Il 22 aprile 2018 l'auditorium del Gasteig di Monaco ha ospitato un concerto "classico" di grande varietà, originalità, fruibilità e versatilità interpretativa, per due ore e mezza di musica, intervalli compresi. Il programma prevedeva le Danze e le canzoni da West Side Story di Leonard Bernstein, la Sinfonia per otto voci e orchestra di Luciano Berio e le Danze sinfoniche op. 45 di Sergej Vasil'evič Rachmaninov. Tre composizioni con apparentemente poco in comune, se si eccettua l'appartenenza novecentesca dei tre compositori (ma il primo ascrivibile alla tradizione americana, non senza influenze jazz e blues, sia pur con salde radici nella grande musica europea; il secondo considerabile uno dei grandi interpreti dell'avanguardia del secondo Novecento; il terzo, nato nell'Ottocento, incluso nella tradizione tardo-romantica).
Delle Danze e canzoni da West Side Story viene proposta un'originale trascrizione puramente strumentale, affidata alle sorelle Katia e Marielle Labèque, un duo francese di grande talento e dal tocco adattissimo per questo tipo di musica. Sono state affiancate dai percussionisti Raphaël Séguinier e Gonzalo Grau, sotto la sapiente direzione del maestro Semyon Bychkov.
Leonard Bernstein aveva 39 anni quando con West Side Story celebrò il suo più grande trionfo come compositore. Fin dalla première newyorkese, il 26 settembre del 1957 a Broadway, l'opera venne salutata come una pietra miliare (landmark) della storia musicale americana. Peraltro per i musicals a Broadway valeva una triplice regola non scritta: nessuna scena violenta, nessun omicidio e l'obbligo dell'happy ending. Nonostante venissero violati tutti e tre i princìpi (con due cadaveri già alla fine del terzo atto), la performance si rivelò un grande successo, fino al punto che qualcuno la definì un'opera epocale, paragonabile a quelle del duo Brecht-Weill. Gli autori dei testi e della coreografia, Arhur Laurents, Jerome Robbins e Stephen Sondheim, si ispirarono soprattutto al Romeo and Juliet di William Shakespeare, ma Bernstein notò nei suoi taccuini che si trattava in qualche modo anche del conflitto tra ebrei e cristiani, trasposto negli slums newyorkesi, con la contrapposizione tra giovani americani "di vecchia data" e immigrati portoricani. Uno dei trucchi del libretto non è solo quello di innestare gli elementi della danza nell'azione, ma di integrarli in essa.
Proprio all'inizio la rivalità tra i jets e gli sharks viene mostrata plasticamente nella danza del Prologo, e poi i due protagonisti, Maria e Tony, si incontrano al ballo in palestra: in fondo la danza funge da stilizzazione della violenza, in modo da non urtare troppo il pubblico di Broadway. Musicalmente, notiamo la predominanza del tritono in do diesis (il "trillo del diavolo"), che funge da intervallo-guida. La versione di Irwin Kostal, per due pianoforti e percussioni, venne sollecitata dallo stesso Bernstein, affinché l'opera potesse essere eseguita dalle sorelle Labèque e fruita, per così dire, in formato "tascabile". Operazione pienamente riuscita: l'apparente monocromia dei due pianoforti è lungi dall'apparire noiosa; al contrario, rivela il linguaggio sottile e armonioso di Bernstein. Anche le canzoni - prive della dimensione lirica delle voci - dispiegano le loro frasi con una naturalezza e un'autenticità inimmaginabili.
Dopo un intervallo di venti minuti, assistiamo all'esecuzione del secondo pezzo, ossia la Sinfonia per otto voci e orchestra di Luciano Berio, compositore italiano dell'avanguardia ormai storica, e uno degli artefici del nuovo auditorium Parco della Musica di Roma, fortemente voluto dalle giunte Rutelli e Veltroni. Si tratta di un brano che alterna elementi della musica seriale (dodecafonia classica) ad elementi più "tonali" e a materiali disparati. Per Berio era decisiva la combinazione di materiali, tecniche e stili diversi. Egli ha inteso la musica "come una ricerca di un confine che viene spinto sempre più indietro". Del resto, in quest'opera traspare la sua ricerca sulle interazioni tra musica e linguaggio che lo affascinarono e di cui si occupò in numerose opere a partire dagli anni Cinquanta, fino a collaborare anche con Umberto Eco.
Composta per la Filarmonica di New York nel 1968, Sinfonia è una delle opere centrali di Berio. Il titolo dell'opera, dedicata a Leonard Bernstein, non intende suggerire un'analogia con la forma classica della "sinfonia": in questo caso è da intendersi come il "ronzio" di cose, situazioni e significati diversi. "Infatti", dice l'Autore, "lo sviluppo musicale è sempre fortemente influenzato dalla ricerca di un equilibrio o di un accordo tra voce e strumento, tra parola parlata o cantata e l'intera struttura sonora. Per questo motivo, la percezione e la comprensibilità del testo non sono da dare mai per scontate: sono piuttosto una parte essenziale della composizione. Pertanto, il diverso grado di comprensibilità del testo e l'esperienza di 'quasi non udito' sono considerati essenziali per la natura del lavoro".
I cinque movimenti della Sinfonia sono basati su materiali molto diversi e, come il secondo movimento, sono in parte emersi da opere più antiche. Tuttavia, le sezioni sono in una certa misura collegate tra loro al di sotto della superficie. Solo l'ultimo movimento rivela questa connessione, che rende udibile l'unità tematica nascosta. Qui la fonte del testo e il materiale musicale del primo movimento vengono ripresi e completati. Il pezzo forte della Sinfonia è comunque il terzo e più lungo movimento: un omaggio a Gustav Mahler. Una forma di metamusica, ossia musica sulla musica.
Nel primo movimento Berio utilizza brevi frammenti del libro Le cru et le cuit (Il crudo e il cotto) dell'antropologo francese Claude Lévi-Strauss (1908-2009). Si concentra su quelle parti del libro in cui vengono descritti i miti brasiliani sull'origine dell'acqua e del fuoco, sottolineando il carattere poetico del testo, mentre il discorso scientifico del libro viene ignorato: a Berio non interessa raccontare una storia, ma l'aspetto musicale del linguaggio. Nella seconda parte del primo movimento, il pianoforte viene sempre più alla ribalta. "Mi interessava soprattutto ottenere l'effetto di un concerto per pianoforte", disse Berio nel suo commento.
Il secondo movimento, "O King", porta a mondi completamente diversi. È dedicato alla memoria di Martin Luther King, assassinato nel 1968. Le otto voci prima articolano i suoni che compongono il nome di questo combattente nero contro la discriminazione, fino a quando finalmente il nome risuona in pieno.
Del terzo movimento "In ruhig fließender Bewegung", Berio dice che è "è la musica più sperimentale che io abbia mai scritto". Un omaggio a Gustav Mahler, la cui opera sembra portare il peso di tutta la storia della musica, e in particolare al terzo movimento della sua Seconda sinfonia. Il movimento di Mahler è trattato come un generatore e anche come un contenitore in cui si sviluppano un gran numero di personalità e personaggi musicali, da Bach a Schönberg, da Brahms a Strauss, da Beethoven a Stravinskij, da Berg a Webern, da Boulez a Pousseur. I vari elementi musicali, sempre inseriti nel flusso narrativo di Mahler, sono in relazione o trasformati l'uno con l'altro – come nel caso delle cose e delle immagini familiari, che, collocate in una prospettiva diversa, in un contesto e in una luce differenti, acquistano improvvisamente un nuovo significato. L'accostamento e la fusione di elementi musicali contrastanti e spesso strani è forse il motivo principale di questa terza parte della Sinfonia: è come se fosse una riflessione su un objet trouvé di Mahler. Berio stesso sostenne che lo Scherzo di Mahler è presente nella Sinfonia come un fiume che scorre in un paesaggio in costante mutamento, che a volte si insinua per riapparire in superficie in un luogo completamente diverso: "a volte il suo corso è ben visibile, a volte non visibile, a volte è presente come forma pienamente riconoscibile, a volte come somma di piccoli dettagli che si perdono nella moltitudine dei fenomeni musicali".
Il coro intona una sorta di polifonia di particelle storico-musicali, che si basa in gran parte su citazioni tratte da The Unnamable di Samuel Beckett, un lavoro che a sua volta lavora con profondi riferimenti e citazioni.
Il quarto movimento della Sinfonia è caratterizzato da una pausa. Segna un punto di riposo all'interno dell'opera completa e si basa sulle due note con cui inizia il quarto movimento della Seconda Sinfonia di Mahler. Le singole voci emergono in frammenti sillabici dai testi dei movimenti precedenti. Suoni lunghi, sostenuti e che cambiano gradualmente si fondono in un'armonia eterea, in cui le voci si inseriscono perfettamente nel movimento orchestrale.
Per creare un equilibrio tra i movimenti e chiarire lo Scherzo di Mahler come centro dell'intero lavoro, Berio compose un quinto movimento l'anno successivo, che rappresenta una sorta di sintesi della "Sinfonia". Facendo riferimento al movimento di apertura della trama strumentale, utilizza il modello più acuto del secondo movimento come punto di partenza per le sue armonie. Il testo del quinto movimento attinge alle fonti dei movimenti precedenti, le sviluppa e le completa.
Berio ha così creato un rigoroso sistema simmetrico che tiene insieme e organizza il materiale eterogeneo. Nella fusione di pastiche postmoderno, avanguardia innovativa e riferimento sperimentale alla tradizione, la Sinfonia gioca un ruolo particolare nella musica degli anni Sessanta. Il pubblico del Gasteig si è diviso: tra chi ha applaudito in modo entusiastico, chi si è astenuto e chi addirittura ha fischiato, ripetendo l'atteggiamento da filisteo e Spießbürger del pubblico parigino nel 1913 alla première del Sacre du printemps di Igor Stravinskij.