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Monaco. Primavera cipriota con la sfera lucente di Alamanos
Una serata greco-cipriota è stata dedicata alla poesia, tramite un film intitolato White Breath e la regia di Tassos Alamanos, ma anche alla musica, alla mutazione attraverso il canto di Lia Vissi, la voce del narratore e attore Dimitris Maziotis, il sassofonista Demetris Tsakas e il pianista George Kontrafourios: al Gasteig nella Black Box a Monaco di Baviera lo scorso 29 aprile.
I dipinti di Tassos Alamanos, di Corfù, regista del film White Breath, conducono con forti e spesse pennellate in un regno dove si sprofonda nell’abisso: la stessa voce narrante di Dimitris Maziotis, recitando Cesar Vallejo, conduce nell’Ade del mito greco delle origini, tra colori conturbanti e tortuosi nei loro miraggi di carne, come se fossero di sostanza viva e materiale denso di memoria.
“Questa sfera è la mia luce”, questo riporta il testo e la definizione finale del film, l’editing è a cura di Dimitris Zogas, dopo questo viaggio nella fucina di Vulcano anche, cui gli stessi suoni rimandano, nelle viscere della terra, fin nelle profondità più occulte dell’es, dove l’inconscio regna assoluto, e la luce è ombra, nonché buio. Dal buio sorge la luce, attraverso la rinascita, una sorta di transustanziazione umana, una “metousiosi”, nelle parole di Lia Vissi, che insieme al regista abbiamo incontrato dopo aver visto White Breath.
L’urlo finale che chiama Poseidone allora può essere visto come il “surfacing” finale, l’emersione dalle tenebre dopo la nigredo alchemica, per raggiungere prima l’unione e poi la trasformazione inisieme all’altra parte di sé, che non conosce genere, ma è un flutto continuo, alla ricerca del completamento.
Il canto che segue di Lia Vissi, accompagnato al sax alto da Demetris Tsakas e al piano George Kontrafourios, prima procede sullo stesso ritmo epico del film, poi prende un andamento più sollevato e veloce, cantabile, “per uscire dalla notte”, come direbbe Yves Bonnefoy.