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Naraka – L’Inferno delle Scimmie Bianche di Caleb Battiago. Anteprima
Naraka - L’Inferno delle Scimmie Bianche è un romanzo SCI-FI a focale distopica che mescola vari generi, dalla fantascienza al thriller-horror, fino all’eros. Il bene e il male si sovrappongono e si confondono in uno spiazzante equilibrio, conducendo il lettore verso una nuova interpretazione, stilistica e strutturale, del genere. Mezzotints Ebook comincia con questa anteprima la stagione autunnale.
L’autore ci guida su un pianeta Terra sul baratro del collasso e della deriva ecologica, economica ed etica, e sul suo satellite, la Luna, avamposto della dannazione, nuova piattaforma del delirio. Un universo marcio, nero, metafora del mondo moderno, senza speranze, senza un Mondo di Sopra in cui sperare. Naraka, col suo ritmo pulp e cinetico, le diramazioni storiche, artistiche e religiose, supera il genere e si pone come radicale alternativa. Una apocalisse terminale e inaspettata, un mondo che divora lentamente se stesso.
Il Libro: Il Penitenziario spaziale di New Belmarsh sulla Luna, chiamato il Naraka, è un progetto pilota di detenzione aliena con finalità di controllo del crimine dilagante sulla Terra. Ma, dietro questa copertura, c’è molto altro. La sovrappopolazione, la deriva ecologica radioattiva e morale, l’indisponibilità di risorse proteiche, creano nuove esigenze, un nuovo mondo. Una nuova visione, cinica e ancestrale.
Il Naraka diventa il primo allevamento di carne umana moderno e organizzato. Una reminiscenza di Naraka ben più antichi, che la storia ci ha presentato in tante culture. Neri protagonisti, come la sensuale killer Kiki Léger, vivranno sulla propria pelle l’evoluzione di questo delirio umano che è dietro l’angolo. Ambientato in un penitenziario dotato delle più avanzate tecnologie e in una Parigi marcia e distopica, il romanzo intreccia varie storie e vissuti estremi, suggerendo, tra le righe, riflessioni antropologiche, ecologiche, esistenziali.
La sonda del lettore viene calata in un alveare senza fondo e continuerà il proprio viaggio nel vuoto, senza riuscire mai a toccare il fondo. A Voi le prime pagine di Naraka.
Naraka reloaded
«La puttana è riuscita a scappare. E quello stronzo di Miller c’è rimasto secco. Siamo proprio un bel gruppo di stronzi. Qui fermi ad aspettare. Solo per cacare merda verde».
Aki Miyazaki, con un bel tronco di dilitio al posto della gamba destra, finita qualche settimana prima nel brodo, si interrompe per succhiare il suo sintex verdastro. Guarda a destra e a sinistra le ricurve pareti di acciaio del refettorio del carcere di New Belmarsh. Sullo stesso cubo della sala succhiano e bestemmiano i superstiti del primo carico della feccia della Terra, spediti in quell’Inferno. Naraka.
Breve confino in attesa di essere inscatolati.
Serial killer, figli di puttana professionisti: Jorge Vallejo Corona, il Mangiatore di Placente, Kaijū Hanzo, Ute Möbius, il prete, Beatrix Leonard, Ninive.
Peter Unterbergen, lo Squartatore del Danubio, è stato il primo ad andare in pensione, a rimetterci la testa nel Naraka. Miyazaki ingoia l’ultimo sorso di quella merda.
«Jorge, tu che sei stato in cella con quella troia, te la sei fatta? Che sapore ha? Kiki… già il nome me lo fa venire duro».
Il Mangiatore di Placente si pulisce la bocca con il dorso della mano. Alle parole di Miyazaki i suoi occhi si sono accesi come led rossi.
«Ancora non hai imparato a chiudere quella bocca del cazzo? Ti segheranno anche l’altra gamba, a forza di rompere i coglioni. Poi voglio vederti a strisciare come un verme».
Dito medio verso la faccia quadrata di Myazaki.
Risate, pugni sul cubo. Solo Ute Möbius, il prete, continua a mangiare indifferente all’adrenalina psicotica del gruppo. L’unico che sembra vederci chiaro, anche all’Inferno. Soprattutto all’Inferno.
Cerca di riportare la feccia sotto controllo. Dare una direzione a quelle energie sprecate. «Se lei è riuscita a fuggire da qui, vuol dire che la sua fica vale più dei vostri cervelli da primati. Perdonami Signore, ma non c’è altro modo di comunicare con queste teste di cazzo».
Torna la voce anche a Beatrix, la silenziosa del gruppo. L’unico killer professionista in quel gregge di assassini seriali.
«Parli bene, prete. Perché non ci dici quello che pensi di fare? Se non sai che dire, raccontaci almeno dei ragazzini che ti sei chiavato, giusto per passare il tempo. Ti aspetta la castrazione chimica, bello! Ti installeranno un bel paio di palle di gomma. Le userai come rosario». Sprezzante.
«Tosta la ragazza eh? Come quel bel culo che si porta dietro».
Miyazaki se la ride, simula le preghiere del prete facendo ballare i testicoli.
«Ora mi faccio cinque Ave Maria, magari mi portano fortuna e fanno fuori prima voi».
Ute non risponde alle provocazioni, inizia a pregare davvero, nello stupore della feccia.
Con questo pensiero uscì dal suo luogo. Dal tredicesimo al dodicesimo eone. Gli arconti la inseguirono adirati contro di lei perché aveva pensato alla gloria. Uscita dai dodici eoni, andò nei luoghi del caos e si avvicinò alla potenza luminosa, dal volto di leone. Per divorarla.
Ma la circondarono tutte le emanazioni materiali dell’arrogante: la grande forza luminosa dal volto di leone divorò le forze luminose di Sophia, purificò la sua luce e la divorò; la sua materia fu gettata nel caos e, nel caos, diventò un arconte dalla faccia di leone metà fuoco e metà tenebre,cioè Yaldabaoth…
«Che cazzo è questa roba? Cosa significa? Se vuoi minacciare, prete, parla apertamente».
Kaijū Hanzo si alza in piedi, la sua faccia tatuata dalle radiazioni si colora di rosso e di arancione, quasi a strisce, è uno che la prende male quando non capisce le parole. Jorge, il Mangiatore di Placente, lo rimette seduto spingendo sulla spalla.
«Meglio che ti dài una calmata», sussurra. «Quei pezzi di merda dei sorveglianti non vanno per il sottile, qui. Ricordati della testa di Unterbergen. Mi dispiacerebbe veder rotolare anche la tua, sono cose che fanno passare l’appetito».
Hanzo ingoia la rabbia, si riempie lo stomaco mescolandola con il pranzo verde, ne scarica solo una piccola parte, lasciandola filtrare tra i denti marci. «Vaffanculo prete!»
Dalla sala controllo, la feccia è tenuta sotto continua osservazione. Insieme agli altri detenuti, gli ospiti del Grand Hotel Naraka. Alcuni appena arrivati, come la feccia, altri che aspettano da tempo, che conoscono le logiche di questo nuovo Inferno. Ombre che continuano a pisciarsi addosso ogni mattina. Ogni volta che i militari scelgono le vacche fortunate da portare all’Affettatrice. La Zona Nord, quella degli urlanti. Vite sospese, in attesa delle proprie lame, di un nuovo corpo di carne compressa e condita, una scatoletta di carne umana per i ricconi della Terra. Buongustai che pagano bene per evitare la solita merda verde, quella maledetta colla sintetica che si salda nella bocca e nello stomaco. Trentasette miliardi di persone. Non c’è più spazio. Non ci sono risorse. Qualcuno deve essere allevato per il bene comune.
Per il comune buon gusto.