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NeroLuce all'Orologio. Un treno verso il Limbo
Dal 20 al 22 dicembre 2011 al Teatro dell’Orologio di Roma ha calcato le scene un testo di Roberto Russo premiato nel 1995 al Laboratorio di drammaturgia indetto dal Piccolo Teatro di Milano e da Giorgio Strehler: NeroLuce. Con Massimo Dionisi nella parte principale del bigliettaio di un treno la cui meta non è chiara se non la fuga di due coppie a bordo senza biglietto.
La prima parte dello spettacolo non prende il volo: sembra che gli attori si stiano studiando anche fuori della scena o del vagone, per poi chiarire, per lampi di luce, che la loro prospettiva è la stessa, le possibilità medesime, la percentuale di probabilità di riuscita, per tutti esigua.
La prima coppia è annoiata e piuttosto alla deriva quanto la seconda, di un tipo differente, più tradizionale, con una lei un po' ottusa e sottomessa ed un lui arrogante (anche l'altro uomo qui però non manca). Entrambe le coppie credono che gli altri due siano nemici o spie ed a far da pacere per permettere a tutti di salvarsi da un indefinibile attacco dalla Terra di Fuori, ostile, si pone il Dio-bigliettaio, in una metafora di un passaggio tra Kafka ed i timori totalitaristi di Saramago in “Cecità”, di ben altro spessore, in un'edizione a cura di Tenerezza Fattore all'Eliseo nel luglio 2010 (il titolo era stato mutato in “Ciechi” in questo caso).
Quello che non mi convince di questo spettacolo – aldilà della bravura di Massimo Dionisi di cui si nota la professionalità – è l'avvicendarsi di parecchie situazioni non concluse, sospese in un limbo che però non specula più di tanto e cita a man bassa, sia il testo sia la drammaturgia, oltre ai summenzionati, anche Il Patto dei lupi di Haneke (il film del 2003 con Isabelle Huppert) e The Road uscito lo scorso anno di John Hillcoat e tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, che sono spietati oltrechè apocalittici e nel vero senso della parola.