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Opera a Caracalla. Il Barbiere a Hollywoood
L'ultimo titolo alle Terme di Caracalla per la stagione 2022 si mostra in forma di mix tra musical e opera: da martedì 2, poi venerdì 5, domenica 7 fino a martedì 9 agosto, Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, dalla commedia omonima di Beaumarchais, presenta il riuscito allestimento a firma Lorenzo Mariani che aveva conquistato il pubblico al suo debutto nel 2014. Come allora alla guida dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il maestro Stefano Montanari, che ha diretto l’opera anche in forma di concerto al Circo Massimo nel 2020. Luciano Cannito collabora alla regia con le sue coreografie e le scene sono di William Orlandi, i costumi li firma Silvia Aymonino e le luci di Linus Fellbom. Il barbiere e factotum Figaro ha la voce di Markus Werba mentre Cecilia Molinari veste quelli di Rosina.
Markus Werba, dopo il successo con la prima assoluta in Italia di Mass di Bernstein, presenta un Figaro ricco di sfaccettature e d'invenzione per aiutare Rosina a sfuggire all'anziano Don Bartolo - il bravo Marco Filippo Romano - e sposare il Conte d'Almaviva, qui con la bella voce solida di René Barbera. La conturbante Francesca Benitez veste i panni di Berta e nel cast c'è poi Alex Esposito, che conosciamo bene e apprezziamo dai tempi del Faust di Berlioz di Michieletto - come Don Basilio e Davide Giangregorio nel ruolo di Fiorello.
Una kermesse di musical celebri, da Fred Astaire & Ginger Rogers ai bagni in piscina di Esther Williams, sono la cornice che rende quest'edizione a cura di Lorenzo Mariani per la regia coadiuvato da Luciano Cannito assistente e coreografo: una polvere di stelle che sommergerà alla fine il palcoscenico come una sfilata di star hollywoodiane che danno un tocco glamour a questa giocosa opera di Rossini. Sul podio Stefano Montanari a dirigere l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma e per Roberto Gabbiani come Maestro del Coro. Gioachino Rossini ha scritto Il Barbiere di Siviglia, melodramma buffo in due atti in circa venti giorni: una velocità incredibile per 600 pagine di partitura che videro la luce il 6 febbraio 1816 ed il 20 già andavano in scena al Teatro Argentina di Roma.
L’opera buffa, che è stata accompagnata dal libretto del letterato Cesare Sterbini, è stata poi ripresa dalla commedia omonima di Beaumarchais. Una scelta questa piuttosto anomala, in quanto prima di allora Sterbini non aveva scritto che una cantata e Torvaldo e Dorliska, un rovinoso insuccesso. Alla prima all’Argentina l’opera fece fiasco ma, dalla seconda rappresentazione questa si affermò come il prototipo essenziale dell’opera buffa.
Rossini scrisse proprio a Roma - in Via dei Leutari - Il Barbiere di Siviglia che, vicino a Tancredi, L’Italiana in Algeri ed Il Turco in Italia, forma il corpus sostanziale del canone rossiniano. La trama racconta gli intrighi di Figaro per far sposare Rosina all’innamoratissimo Conte D’Almaviva e su questi stratagemmi si insinua tutto il virtuosismo canoro ed il ritmo musicale che intesse e motiva l’intera trama dell’opera.
La composizione scenica è molto hollywoodiana, e ritrae la scritta sulla famosa collina in caratteri cubitali, gli stessi dell'originale: una villa tipica accoglie il “regista” tutore Don Bartolo, ben interpretato da Marco Filippo Romano, e la sua protegé, “l'attrice” tutta vestita di giallo come un canarino – ci viene subito in mente Titti -, Cecilia Molinari, vitalissima per doti attoriali, ha un timbro di voce particolarmente squillante per il ruolo. Berta è la divertente Francesca Benitez, che corona il sogno di molti con uno strip à la “Material girl” tutto in rosso e nero, mentre prima si era presentata come una specie di segretaria factotutm di Don Bartolo. Simpatici Figaro, con la voce potente di Markus Werba ed il Basilio cantore à la Dean Martin di Alex Esposito. Il ritmo era piuttosto sostenuto, come voleva l'opera e l'Orchestra, nonostante la canicola, ha retto benissimo sotto la direzione di Montanari.
Sicuramente, cosa che ha attratto notevolmente il pubblico straniero e soddisfatto i palati che conoscono il musical ma si sono appena avvicinati all'opera, la cifra del musical stile Zigfield Follies con gigantici mobili simbolici come il piano e la dormeuse, ha funzionato, ed in particolare ha sottolineato quel lato rossiniano appartenente a certi ritmi che anticipano danze come la bossanova od il charleston, perfettamente incastrate nei segmenti musicali centrali. Sold out e applausi lunghi e vivaci hanno accolto la polvere di stelle sulla gigantica torta nuziale.