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Opera di Roma. Le ballet grand di Aurora e Désiré
Le incandescenti acclamazioni del pubblico hanno decretato il successo de La Bella Addormentata, capolavoro intramontabile di Pëtr Il'ič Čajkovskij, riproposto al Teatro Costanzi nella versione di Jean-Guillaume Bart con Marianela Nuñez, una radiosa Aurora, e Vadim Muntagirov, un prestante Principe Désiré.
La Bella Addormentata è il secondo balletto composto da Čajkovskij dopo l'insuccesso de Il lago dei cigni nel 1877. Nel 1888 Ivan Vsevolozhsky, Direttore dei Teatri Imperiali dell'allora Pietroburgo, diede al musicista l’incarico di comporre un balletto ispirato alla favola tratta dai Contes de ma mère l'Oye di Charles Perrault, La belle au bois dormant. Vsevolozhsky, amava tutto ciò che era francese come la maggior parte dell'élite di Pietroburgo, un balletto ambientato all’epoca di Luigi XIV rappresentava la cornice fastosa che incontrava il favore delle corte imperiale; Vsevolozhsky fu non solo l'autore del libretto, ma anche delle scene e dei costumi . Di fondamentale importanza nella creazione di questo capolavoro fu la stretta collaborazione tra Petipa e Čajkovskij, il coreografo impose vincoli precisi per ogni numero di danza, il compositore scrisse una partitura lunga e complessa che interpreta mirabilmente l'azione drammatica e psicologica. La musica è nello stesso tempo seducente e di grande spessore sinfonico, un iridescente tavolozza cromatica che illumina l'azione coreutica.
In questa messa in scena è stata riproposta l'affascinante coreografia creata nel 2017 da Jean-Guillaume Bart, al suo debutto al Teatro Costanzi. In quella occasione il coreografo aveva dichiarato a Silvia Poletti di avere voluto creare una coreografia non convenzionale maggiomente attenta alla musica e alla coerenza dello svolgimento drammaturgico, ma senza stravolgere la struttura di Petipa, anzi tenendo ben presente quello "stile" di Petipa che negli anni sovietici era stato messo in ombra dell'atletismo nelle parti maschile. La parte del principe Desiré è stata valorizzata per dare il giusto spessore drammatico, una metodologia che è stata seguita anche per i due personaggi antagonisti Carabosse e la Fata dei Lillà. Uno scopo pienamente raggiunto l'azione scorre fluida e ha coerenza ed efficacia drammatica, non ci sono pause, ogni dettaglio è curato con attenzione e raffinata eleganza. La testimonianza più efficace dello scrupoloso e lungo lavoro, realizzato insieme alla sua assistente Patricia Ruanne con il Corpo di Ballo, ci è stata data dalla ragguardevole prestazione della compagine coreutica del Teatro dell’Opera. Alla fine di questa seconda rappresentazione Bart, ancora presente in teatro, è uscito alla fine dello spettacolo ed è stato accolto da una meritatissima standing ovation. Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo, può essere ben soddisfatta del lavoro fin qui svolto, i risultati sono evidenti in questo balletto così complesso e lungo, che mette alla prova qualunque compagine coreutica.
Marianela Nuñez è stata una Aurora entusiasmante, lungamente applaudita dalla sua prima apparizione sulla scena, è impeccabile tecnicamente, sicura nell'Adagio della rosa e nei due pas de deux, si è calata con grazia leggiadra nella giovinezza in boccio della protagonista, seducente e ingenua. Vadim Muntagirov, anche lui calorosamente accolto e sostenuto dal pubblico, ha rivestito il ruolo del principe Désiré, è in possesso di una grande tecnica e di un fisico aggraziato e agile che gli consentono di librarsi elegantemente in alto nell'aria, qualità non disgiunte dall'attenzione interpretativa, che lo rendono un delizioso “Prince charmant”. Alessandra Amato dotata di temperamento drammatico ha reso con efficacia il “malefico” e affascinante ruolo di Carabosse, bene anche la sua antagonista la Fata dei lillà di Marianna Suriano, un ruolo molto tecnico e difficile. Il Maestro Nicholas Brochot ha guidato autorevolmente l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma nell'esecuzione di questa impegnativa partitura, la cantabilità, la dinamica e i colori di Čajkovskij sono stati ben interpretati da tutti i settori dell'orchestra, tra loro ricordiamo il primo violino, Vincenzo Bolognese per il colore e la morbidezza del suono nei celeberrimi a solo del primo e del terzo atto. Il pubblico entusiasta ha scandito con fragorosi applausi lo svolgimento dello spettacolo e alla fine ne ha decretato il trionfo.