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Opera di Roma. La malinconica Giselle per Carla Fracci
In omaggio a Carla Fracci, la Giselle tradizionale, fascinosa e fantastica è riapprodata al Teatro Costanzi dal 21 al 27 ottobre con tre cast tra cui quello internazionale che abbiamo visto la sera del 27 ottobre scorso, con Natalia Osipova e Jacopo Tissi. Carla Fracci, che ha condotto il Corpo di Ballo del Teatro della Capitale dal 2000 al 2010, fece il suo debutto nel 1964 proprio con Giselle accanto a Henning Kronstam: celebri sono le sue performance in coppia con Rudolph Nureyev nel 1966 ne La Sylphide, passando per quella del 1972 di nuovo in Giselle con Vladimir Vassiliev, ne citiamo tre per tutte le innumerevoli altre. Carla Fracci definì Giselle "Il balletto romantico per eccellenza, con la sua malinconia per l'effimero" eppur delicato e ipnotico balletto.
Il balletto Giselle ou Les Vilis, è altamente suggestivo, venne titolato “Balletto fantastico in due atti”, e debuttò il 28 giugno 1841 all’Académie Royal de la Musique di Parigi con Carlotta Grisi e Lucien Petipa. Nacque dall’ingegnoso estro di Théophile Gautier, la cui fantasia era stata sedotta dalla lettura di un testo di Heinrich Heine dove si rievocava la celebre leggenda delle fanciulle morte alla vigilia delle nozze, stesso soggetto che poi sarà musicato da Puccini nell’opera Le Villi. La versione di Carla Fracci, ripresa da Julio Bocca, suo ultimo partner in questo titolo, e Gillian Whittingham, tiene conto di quella di Jean Coralli e Jules Perrot, delle tradizionali aggiunte di Marius Petipa, ma soprattutto dello spartito originale di Adolphe Adam, garantendo in questo modo la riapertura di alcuni tagli. L’allestimento è impreziosito dai bellissimi costumi e scene firmati da Anna Anni. Le luci sono curate da Jean-Michel Désiré.
Giselle consta di due atti contrapposti: il primo, agreste, si svolge in un villaggio di contadini dove Giselle s’innamora, ricambiata, del Principe Albrecht, che si aggira però sotto le false vesti di un contadino. Il guardiacaccia Hilarion, innamorato di Giselle, cerca di metterla in guardia ma non ci riesce fino alla scena finale del primo atto, tragica, in cui si vede Giselle roteare sulle punte dal dolore, per poi stramazzare al suolo perduta nella pazzia e nella morte.
La tradizione germanica e quella fantastica qui si fondono nel secondo atto che riguarda le Villi, come racconta Heinrich Heine nel suo saggio La Germania, dove Villi sono le fidanzate morte alla vigilia delle nozze e che Théophile Gautier riprende insieme a Vernoy de Saint-Georges per dare corpo al soggetto di Giselle.
Le Villi ricordano da vicino ed hanno delle strette consonanze antropologico-etimologiche sia con le Figlie del Reno dell’Anello del Nibelungo, sia con la Rusalka (1901) di Antonín Dvořák, che prende il nome da queste creature mitologiche associate ai fiumi ed ai laghi, più genericamente ondine dell’omonimo balletto Ondine di Frederick Ashton su musica di Henze. In proposito suggerisco la lettura del mio articolo su La figlia del Danubio – musicata un anno prima nel 1835 da Adolphe-Charles Adam - antesignana di Giselle allestita all’Opera di Roma nell’aprile del 2008 ed anche della mia recensione su Rusalka, allestita sempre all’Opera di Roma un mese prima, nel febbraio del 2008. In entrambi gli articoli approfondisco il tema, sia delle origini sia quello della parentela con altre creature mitologiche.
Le Villi di origine slava (veela, villi, o willi o vila) sono una sorta di fate votate alla danza nel balletto Giselle, con cui cercano di portare allo sfinimento Albrecht colpevole di aver condotto alla morte per amore la povera Giselle, vittima dell’inganno del Principe. Come in Rusalka e in La figlia del Danubio, il principe si salverà grazie all’intervento dell’innamorata che, in una boschiva cornice composta dal candido tulle delle ballerine Villi, attenderà l’arrivo del sole insieme ad Albrecht per poi rifugiarsi nella foresta insieme alle compagne. Puccini ne trasse ispirazione per l’opera Le Villi con soggetto di Fontana dal racconto di Alphonse Karr Les Willis (1852), ricavato espressamente da questo balletto.
La performance del cast internazionale con Jacopo Tissi e Natalia Osipova (Albrecht e Giselle) è stata leggera e soave, sia nel primo che nel secondo atto ha incantato per il suo essere segretamente effimero come richiedeva la coreografia del balletto ricreata da Carla Fracci. Le loro volute aeree si sono elevate sulla musica condotta con discreta maestria da David Garforth. Scene e costumi notevoli di Anna Anni. Natalia Osipova è una ballerina russa prima ballerina presso il Royal Ballet di Londra e il Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo; Jacopo Tissi, unico ed ex primo ballerino del Teatro Bol'šoj, ha debuttato anche nel Royal Ballet, al Teatro Marinskij di San Pietroburgo ed in luglio ha ultimamente ricoperto lo stesso ruolo alla Scala. Notevolissimi Claudio Cocino nella parte del guardiacaccia Hilarion e Marianna Suriano in Myrtha, a capo delle Villi. Sugli scenari gotici e suggestivi di Anna Anni si muovevano i ballerini che in gruppo hanno creato lussuose volute di leggiadria in gruppo, il cui successo è stato decretato dagli applausi del pubblico, che hanno scrosciato per l'intera durata del balletto, anche per la musica dell'Orchestra del Teatro dell'Opera sotto la direzione di Kevin Rhodes.