Opera di Roma. I nuovi cigni della Danza

Articolo di: 
Davide Vespier
Il lago dei cigni

Venerdì 9 giugno alle 11, 30 si è tenuta nel foyer del primo piano del Teatro Costanzi, la conferenza stampa di presentazione della prossima stagione all’Opera di Roma. Con l’entusiasmo di rito e alla presenza delle consuete personalità, tra cui il sindaco della capitale Roberto Gualtieri anche in veste di Presidente della fondazione, è stato annunciato l’arrivo di circa un mese di recite in più rispetto alla stagione precedente, tra opere concerti e balletti. In particolare per la danza troviamo effettivamente due titoli aggiuntivi.

Si inizia a dicembre con Schiaccianoci, nella coreografia di Paul Chalmer, che è certo un classico rivisitato, ma rimane un titolo di grande attrazione presso il grande pubblico, e il linguaggio del coreografo canadese è un interessante impasto neoclassico che sa conferire velocità e leggerezza ai rigidi dettami dell’accademismo, presentandosi come una trasposizione convincente. La fiaba è pur sempre la fiaba e, lungi dal volerla sminuire in danza, chi la pratica automaticamente sfiora le corde della poesia.

Segue da Gennaio Serata giovani coreografi con due brani, uno di Adriano Bolognino e l’altro del tandem Simone Repele e Sasha Riva. Nel "solco della promozione dei giovani italiani", come tiene a sottolineare la direttrice Eleonora Abbagnato. Poi è la volta di un Trittico contemporaneo più blasonato, a firma Forsyte, de Bana, Nunes, il primo dei quali è quasi sempre presente nelle stagioni romane dall’arrivo della Abbagnato; per tornare poi al classico con ben due titoli consecutivi, “Il lago dei cigni e La bella addormentata nel bosco”. Così che il trittico di Čajkovskij sia completo. E se per Il Lago dei cigni abbiamo la ripresa di Benjamin Pech, per il secondo si tratta di quella ormai divenuta tradizionale e amatissima dal pubblico romano di Jean Guillaume Bart, che rispetta molto Petipa, con un inserto più originale nel passo a due dell’atto della “visione”. In più, nei magici costumi e scenografie di Aldo Buti che ormai sono un classico nel classico per l’Opera.  Con Il rosso e il nero, sulla partitura di Hèctor Berlioz e la coreografia di Uwe Scholz, nuovo allestimento, si conclude la stagione al Costanzi.

A questi titoli vanno aggiunti una Serata Benjamin Millepied all’Auditorium Parco della Musica, in febbraio, e una non meglio precisata Carmen a Caracalla in estate (il programma non dice quale coreografia: svista o vecchio retaggio di riportare i titoli dei balletti col solo nome del compositore e di equiparare il coreografo al direttore d’orchestra, quando il primo è un autore e il secondo è un interprete…? Cosa che faceva tanto indignare la grande Vittoria Ottolenghi).

E poi le tournée con Les deux nuits, coreografie di Mancini e Preljocaj e ancora Il lago dei cigni di Pech. Il Sovrintendente Francesco Giambrone, dopo aver ribadito il grande impegno profuso per offrire al pubblico un numero maggiore di spettacoli, ha definito quale vorrebbe essere la scelta di fondo del teatro: non chiudersi in una bolla di autocompiacimento, ma guardarsi attorno focalizzandosi su quello che accade. Per questo motivo la scelta è stata quella di offrire tradizione e innovazione insieme, tanto nell’opera quanto nel balletto. Ecco così il grande repertorio insieme al ‘900 europeo e un’apertura al contemporaneo. Il prossimo 27 novembre prenderà il via questo nuovo viaggio con l’opera Mefistofele di Arrigo Boito.

Pubblicato in: 
GN30 Anno XV 23 giugno 2023
Scheda
Titolo completo: 

9 giugno 2023

Teatro dell'Opera di Roma

Conferenza stampa di presentazione della stagione 2023-2024