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Opus Cactus. Il deserto immaginifico e surreale dei Momix
Sono tornati i Momix e hanno inaugurato la sesta edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e del Teatro Olimpico, che si è aperta il 10 febbraio scorso al Teatro Italia e non come previsto al Teatro Olimpico.
Un evento temporaneo ed eccezionale a causa del crollo avvenuto nel palazzo, il teatro non ha alcun problema ma, in attesa che si sgombrino le macerie, la programmazione e proprio i Momix hanno dovuto traslocare al Teatro Italia, che ha generosamente offerto la sua sede; ci resteranno fino al 21 febbraio. Il Teatro Italia ha metà della capienza del Olimpico e un palcoscenico più piccolo, questo ha presentato delle difficoltà.
Lo stesso Moses Pendleton lo ha ammesso, durante la conferenza stampa, ma, dopo la iniziale esitazione, ha pensato che la vita è piena di incidenti e così anche questo poteva essere superato. Pendleton unisce il sano pragmatismo e ottimismo yankee ad una fantasiosa e vitale creatività, sono anche gli ingredienti che immette nei suoi spettacoli, uno dei principali motivi della loro stupefacente seduzione. In questo caso non bisogna dimenticare anche la sua generosità e amicizia verso la Filarmonica, come abbiamo già ricordato il cambiamento significa metà spettatori per spettacolo.
Opus Cactus, fu creato da Pendleton inizialmente per l’Arizona Ballet, si è poi ampliato e al deserto dell'Arizona si sono aggiunti, il Sahara, il deserto australiano. Quindici anni dopo, Opus Cactus è simile a quello di prima eppure dissimile, perché il suo creatore ha voluto sottolineare maggiormente l'aspetto fantastico, onirico. Sulla grande sensibilità per la natura e i suoi continui mutamenti di Pendleton si è innestato il fascino del deserto, un ambiente estremo completamente diverso da quello del New England che gli è familiare. Pendleton ha raccontato che il deserto al tramonto, nel passaggio alla notte è un ammaliante gioco di luci e ombre, come quelle dei cactus giganti, che lo hanno ispirato nella creazione dello spettacolo. Si è anche aggiunto il contributo della nuova generazione di ballerini perché le creazioni di Pendleton sono opere aperte, accolgono le innovazioni proposte dagli interpreti, non sono cristallizzate in una forma immutabile. Un esempio della collaborazione dei danzatori è la coreografia della danza del fuoco ideata da Brian Sanders .
I seducenti giochi di luci, la suggestiva fusione della musica etnica dei nativi del nord America - particolarmente la musica e i miti degli Hopi - e australiani con quella di Brian Eno e i movimenti coreografici che uniscono una fisicità da ginnasti alla levità della danza sono questi gli elementi che affascinano le platee e hanno determinato il successo di Opus Cactus. All'inizio i cowboy sono un segnale realistico del punto di partenza ma ben presto ci si immerge in una atmosfera fantastica.
È notte e il deserto si anima, il vento sospinge i rotolacampo (tumbleweed), i cespugli vagabondi del deserto, il gioco della luce, la fantasia li trasformano fino a creare diverse immagini, uno spirito evocato dallo stregone ? Un fantasma o un'allucinazione ? Nella luce rossa del crepuscolo si stagliano le sagome dei cactus giganti, evocate dai ballerini che li trasformano in metamorfiche figure oniriche; una breve apparizione, la magia della fioritura nel deserto. Il deserto si anima di striscianti animali fantastici, luminosi serpenti con cui giocano gli interpreti, sagome di animali arcaici come il varano, strani insetti giganti.
Nel deserto vivono anche gli uomini ed ecco la fisicità acrobatica ma sempre filtrata dal sogno degli aborigeni o i ventagli che evocano le danze rituali degli Hopi, il fuoco magico che si muove nell'oscurità. Sono solo alcuni dei momenti creati dalla fantasia di Moses Pendleton, tra magia e sogno sembrano nascere i movimenti plastici, morbidi e insieme portatori di una fisicità colma di energia vitale dei bravissimi protagonisti. Gli applausi hanno costellato tutta lo spettacolo e alla fine sono culminati in una lunga e d entusiastica acclamazione da parte del pubblico.