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Orecchio Acerbo. La casa sull'altura del non-detto
Il libro illustrato da Simone Massi, La casa sull'altura con i testi di Nino De Vita, è stato Finalista alla quarta edizione del CJ Picture Book Award, e si denota subito con una vicinanza sia per l'uso del bianco e nero sia per i tratti seghettati, vicino a Lorenzo Mattotti il cui Hänsel e Gretel abbiamo recensito lo scorso anno Una storia del mistero tra un bambino ed una casa immersa nell'asprezza di una campagna che non c'è più ed invasa dagli animali.
Un senso di catastrofe aliena dalla realtà già alla prima pagina: siamo entrati in un mondo di mistero che Massi tratteggia con circospezione ed una lieve algidità promossa dal sospetto di trovarsi alla straordinarietà del non-detto. L'indicibile ci guida a cercare di confortare un bambino insieme agli animali che lo accolgono tra le righe puntute del nero, tra le sedie divelte di una casa abbandonata dagli uomini i cui unici padroni sono compassionevolmente umani seppur dai tratti di un cane, di un ragno che da anni tesse la sua tela, e poiane e fagiani che sotto il tetto hanno costruito il loro nido-regno.
Torna giorno dopo giorno il fuggitivo, all'imbrunire, per andar via all'alba, come se la notte lo richiamasse ai vecchi timori, e la primitività lo soccorresse con la sua benevolenza. Il pavido giorno lo rinchiudeva nelle antiche ostilità malsane, per poi esser ricoverato di notte dal grosso cane nero, dal ragno, dalla poiana.
Massi disegna ciò che De Vita suggerisce e Goffredo Fofi in postfazione esprime: la fuga dalla campagna si è mutata in abbandono, cui anche il ragazzo partecipa, sparizione che lascia solo i tarli a dirigere le mosse di distruzione, in un lampo tratteggiato scuro e spesso, come una coltre che si alzerà senza disperdersi e sembrerà di ascoltare Musorgskij e la sua Notte sul monte calvo.