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Parco della Musica. Il pendolo ipnotico di Glass e Fain
Il 22 aprile 2013 si è celebrato un omaggio semprevivo a Philip Glass, che all'Auditorium Parco della Musica di Roma è di casa e che stavolta si è prestato insieme a Patty Smith il 13 aprile per far risuonare sul suo piano le poesie di Ginsberg e ieri sera invece, in duo col violinista virtuoso Tim Fain, si è esibito in una performance straordinaria: uno dei migliori concerti di Glass, che ha presentato le sue opere più celebri in un'atmosfera calda e accogliente.
Il primo dei brani che suona in solo piano è Mad Rush (Una folle corsa), del 1979, scritto in onore della 14° visita del Dalai Lama in Nord America: un brano che emoziona fin dal primo istante e che mi ricorda il film, in parte musicato da Glass, The Truman Show diretto da Peter Weir nel 1998. Il protagonista, interpretato da Jim Carrey, scopre ad un certo punto di essere registrato dalle telecamere nella sua vita privata e cerca di scappare affrontando la sua innata paura dell'acqua, tentando di fuggire con una barchetta. L'amarezza che proverà quando si renderà conto che l'orizzonte che vede è solo di cartone, è ben descritta dal suono della tastiera di Glass: un rimando di note che finiscono per perire di fronte alla realtà di essere un fantoccio in uno studio televisivo e per di più senza saperlo.
Il secondo pezzo è tutto dedicato al virtuoso Tim Fain da solo, un altro talento uscito dalla Juillard School come Glass: Partita per violino solo (2010), un nuovo lavoro scritto appositamente per lui da Philip Glass e d'impronta bachiana (appunto, Partita). Si evolve in sette movimenti e trascolora tra note minimaliste fino a raggiungere un lirismo romantico di stampo brahmsiano e tzigano. La scrittura per violino di Glass è magnifica, ancor più ricca di variazioni di quella per piano: il suono si traduce tra rarefazione (début) per convogliarsi poi in virtuosistici passaggi che rimandano ad universi di matrice orientale (slava).
Le Metamorphoses (1988) si dipanano in ordine inverso, ha spiegato Glass: comincia infatti dalla quarta, per poi passare alla terza ed infine alla seconda. Se pensiamo che l'opera si riferisce e trae ispirazione dall'omonima opera di Franz Kafka del 1915, è come se andassimo all'indietro nella trasformazione, ovverossia partendo dalla sua conclamazione per tornare indietro alle prime mutazioni e confusione del personaggio messo di fronte alla metamorfosi. La prima, Metamorphoses 4, è la più celebre di tutte, altamente orecchiabile fin dal primo ascolto, molto ben definita a livello armonico e reiterativo; la terza è lenta, quasi un adagio che si muta poi nella seconda, affilandone ancora di più l'etereità.
La musica per The Screens, in cui tornano insieme Glass e Fain, è stata scritta da Glass insieme a West African Mandigo Griot e Foday Musa Suso, per una rappresentazione teatrale che ha messo in scena nel 1989 al Guthrie Theatre di Minneapolis. Tratta dall'ultima opera di Jean Genet, I Paraventi, (all'epoca la messinscena suscitò vari polemiche anche per il conflitto della Francia con l'Algeria), è divisa in tre episodi per la performance attuale: France; The Orchard e The French Lieutenant. Molto lirica e di andamento tzigano, si arricchisce di continue citazioni dall'età del jazz, in particolare George Gershwin.
Pendulum, per violino e pianoforte, è stata commissionata per il XL anniversario della American Civil Liberty Union e presentata per la prima volta nel 2010: il violino è particolarmente vibrante e si muove ipnotico proprio come un pendolo che, oscillando, trattiene orecchio e sguardo sulle note tipiche di Glass.
Il concerto si è concluso con un brano da Glasswork per solo piano, mentre il pezzo finale l'ha eseguito Tim Fain da solo, con un brano straordinariamente impreziosito dalla scrittura per violino, incredibilmente ricca. Il brano appartiene al suo repertorio fisso: Einstein on the Beach.
Una nota a margine per il violino di Tim Fain: si tratta di un "Moller", un violino creato a Venezia nel 1717 dal liutaio Francesco Gobetti. Il suo cd di debutto (Image Recordings) al quale rimandiamo, è una combinazione di lavori solistici nuovi e non, River of Light invece, il suo ultimo disco, è stato recentemente pubblicato dall’etichetta Naxos.