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Una pittura nobile e acuta simile alla punta magica del Liocorno
Beatrice Buscaroli, docente di Storia dell’ arte, ha recentemente pubblicato uno studio sulla vita e l’arte di Modigliani. Il titolo del libro, Ricordi via Roma (Il Saggiatore, 2010, euro 21), è tratto da un verso della canzone “Modì” di Vinicio Capossela. Questo studio su Modigliani concede pochissimo spazio ai luoghi comuni sul pittore “geniale e maledetto”.
L’autrice ha ricostruito le varie fasi dell’itinerario formativo di Modigliani. I capitoli iniziali descrivono bene la passione del giovane Amedeo per la pittura di Simone Martini e per la scultura di Tino di Camaino. Così come per le collezioni di marmi e mosaici di Ercolano e di Pompei, per l’arte egizia scoperta al Museo Nazionale di Napoli. L’ambiente familiare consente a Modigliani, giovanissimo, di leggere Baudelaire, Nietzsche, Dante e Schopenhauer.
Vinicio Capossela, cantante e compositore di notevole sensibilità letteraria, alcuni anni fa dedicò un suo lavoro alla memoria di Amedeo Modigliani. La canzone “Modì” è un bellissimo tributo al romanticismo (puro e non maudit) che il pittore livornese riuscì ad esprimere durante la sua breve esistenza. Modigliani è un pittore amato in tutto il mondo. Amato e al tempo stesso fatto oggetto di clichè e leggende attorno alla sua vita intima.
A Venezia, nel 1903, il pittore ammira le opere di Carpaccio, Tintoretto e Tiziano. Al pittore e amico Oscar Ghiglia, Modigliani scrive: “ (…) Da Venezia ho ricevuto gli insegnamenti più preziosi nella vita; da Venezia sembra di uscirne adesso come accresciuto dopo un lavoro” (B.Buscaroli, op. cit., p.71).
Un altro elemento che Beatrice Buscaroli mette in evidenza è quello inerente alla vicenda di Modigliani scultore nel periodo 1900-1914. Modigliani scolpisce all’aperto, presso il suo atelier parigino, taglia direttamente la pietra e lavora tutto il giorno. Nella scultura Modigliani cerca la chiave di volta per realizzare una forma moderna. Visita il Musèe ethnographique del Trocadèro e si sofferma sulle sculture africane e sui pezzi provenienti dai templi cambogiani di Angkor. Queste visioni confermano in Modigliani le passioni giovanili: Simone Martini, Tino da Camaino, Botticelli e Michelangelo. Ma le sue sculture (le Teste) non convincono nessuno. I mercanti non riescono a venderle. Tutto ciò provoca nell’artista livornese un abbandono fisico (scolpire accentua il suo male ai polmoni) e morale (B.Buscaroli, op. cit., p.126: "Per la maggior parte dei critici, il lavoro di scultore è stato per Modigliani una tappa, una ascesi necessaria per maturare la sua personalità pittorica. Alcuni sostengono, invece, che il pittore abbia dovuto lottare strenuamente con la violenta, ma inopportuna, vocazione di scultore.") Ironia della sorte, lo scorso giugno, a Parigi, la casa d’aste Christie’s ha battuto all’asta una “testa” di Modigliani per 43,185 milioni di euro.
La scultura favorisce l’amicizia con lo scultore Constantin Brancusi. I legami affettivi sono importanti per comprendere la poetica del pittore livornese. Beatrice Buscaroli offre al lettore piccoli ritatti su questo tema: Modigliani amico della poetessa Anna Achmatova e del pittore lituano Chaim Soutine. L’affetto verso la famiglia di Paul Alexandre (B.Buscaroli, op. cit., p.150: "(…) rarissima figura di collezionista generoso, mai rapace,colto,intelligente"), il mecenate protettivo e disinteressato, è testimoniata dalla bella schiera di ritratti.
Alle antiche e solide amicizie si aggiungono nuove e forti affinità elettive. Il poeta polacco e poi mercante Lèopold Zbrowski, il gallerista Paul Guillaume e Jeanne Hèbuterne (B.Buscaroli, op. cit., p.185: "L’apparizione di Jeanne Hèbuterne nella vita di Modigliani apre l’ultimo capitolo della sua vita e del suo lavoro. E chiude la vita di lei col gesto di buttarsi dalla finestra il giorno dopo la morte di Amedeo, incinta di otto-nove-mesi”).
In questa galleria di persone, luoghi e sentimenti, l’ autrice inserisce i ricordi della nutrita comunità di artisti e scrittori italiani presente a Parigi. Gino Severini, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti e Lorenzo Viani. Ungaretti così ricorda Modigliani: ”La sua originalità era in questo equilibrio tra l’ossessione e la calma, tra la forza e la debolezza, tra la decomposizione e l’ entusiasmo; ne veniva fuori tutto il dramma romantico” (G.Ungaretti, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di Paola Montefoschi e Leone Piccioni, Sansoni, Firenze,1981,p.72).
Tra la fine del 1916 e la primavera del 1919 Modigliani esegue circa 200 ritratti. La pittura che egli teorizza non ha rapporti con i movimenti d’avanguardia. Rivive la lezione di Cèzanne sotto una luce toscana. Modigliani percorre una sua strada in cui l’uomo è al centro di ogni interesse (B.Buscaroli,op. cit., p.169). Amedeo Modigliani muore di tubercolosi il 24 Gennaio 1920.