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Ponte alle Grazie. Margaret Atwood e la questione femminile
Torna in libreria per Ponte alle Grazie il romanzo distopico Il racconto dell’ancella (The Handmaid's Tale, 1985) di Margaret Atwood, grazie al traino della serie tv a lui ispirata, ed è un’ottima occasione per scoprire e riscoprire uno dei più interessanti e femministi romanzi di fantascienza di sempre.
L’autrice immagina un mondo di un futuro prossimo, in cui una catastrofe nucleare ha reso la maggior parte della popolazione sterile e dove quindi si esercita un controllo totale sul corpo delle donne ancora in grado di procreare, che vengono costrette a fare le concubine di uomini potenti, spesso convivendo con mogli sterili e gelose, finché non restano incinte, con costanti controlli medici e senza nessuna possibilità di scelta.
Ovviamente è vietata e punita con la morte ogni propaganda contraccettiva e abortista, e le lotte femministe sono viste come un lontano ricordo perduto delle generazioni precedenti, la protagonista, Difred (cioè proprietà di un uomo di nome Fred), ricorda qualcosa di anni prima riguardo a sua madre, donna libera che lavorava ed era impegnata nel movimento delle donne, ma ora è separata dal suo compagno, uno dei ribelli allo status quo attuale, e deve adempiere al suo compito di schiava addetta alla riproduzione.
Pura fantascienza? Forse, ma non solo, perché mentre si legge il libro non si può non pensare come in certi Paesi alle donne vengano riconosciuti non tanti diritti in più rispetto alle protagoniste de Il racconto dell’ancella, senza dimenticare le sparate maschiliste di certi movimenti politici qui in Occidente, che vedono nelle femministe la terza categoria da attaccare insieme ad immigrati e omosessuali e che vorrebbero riportare le donne chiuse in casa a servire il maschio di turno e a figliare, con magari il magro contentino di un sussidio.
Il racconto dell’ancella è una delle migliori testimonianze di quanto le donne hanno dato alla fantascienza, per troppo tempo considerata a torto un genere maschilista, capace invece di creare archetipi di eroine e anche di costruire storie di denuncia e metaforiche di tanta realtà, che magari può nascondere la perdita di diritti considerati acquisiti con motivazioni di opportunità sociale, economica, persino ambientalista.
Ancora una volta un serial tv fa da traino alla riscoperta di un libro che ha già trovato un posto sugli scaffali di chi ama la fantascienza di qualità, e che merita ovviamente un ampliamento del suo pubblico. Margaret Atwood è autrice di altri interessanti romanzi di fantascienza distopica, sempre con una prospettiva femminista, ma questo può essere definito senza ombra di dubbio il suo capolavoro, inquietante e su cui riflettere, ispiratore di altre storie in tema, fino al recentissimo Solo per sempre tua di Louise O’Neil.