Supporta Gothic Network
Priscilla. Elvis e l'American Dream
Siamo nel 1959, a Wiesbaden, nella Germania ancora intenta a raccogliere i detriti della II guerra mondiale, in una base statunitense: Priscilla, figlia adottiva di un ufficiale della United States Air Force, Paul Beaulieu, a 14 anni incontra Elvis. Il contesto non è quello più adatto per una love story: siamo infatti in un'installazione militare statunitense, dove i rapporti umani sono regolati da norme molto rigide. Ciononostante, l'uomo, un ventiquattrenne che era già una star internazionale del rock'n'roll, e la giovane studentessa si innamorarono perdutamente.
Le loro vite erano però troppo distanti per immaginare un futuro insieme. Finché Elvis non invita Priscilla a Graceland, la sua lussuosa tenuta a Memphis, nel cuore del Tennessee: comincia allora una lenta presa di controllo della sua vita.
Da questa vicenda, Sofia Coppola (Virgin Suicides, Lost in Translation, Marie-Antoinette) ha tratto il film Priscilla, ispirandosi anche al libro Elvis and Me, scritto dalla stessa Priscilla Beaulieu. A interpretare Priscilla è la giovane Cailee Spaeny, che ha vinto il premio come miglior attrice alla recente Mostra del Cinema di Venezia per la sua interpretazione del ruolo principale. Accanto a lei, Jacob Elordi (protagonista della serie Euphoria) interpreta un Elvis particolarmente convincente e "fedele" all'originale, se l'espressione ha un senso.
Dalla loro storia d'amore segreta fino al loro iconico matrimonio, Sofia Coppola dipinge il ritratto di Priscilla, un'adolescente riservata che vive una favola dalla quale si risveglia lentamente per prendere poi in mano saldamente la sua vita. All'età di 21 anni era già una delle donne più famose del mondo, la regina simbolica del rock and roll americano. Eppure Priscilla Presley, l'amore di lunga data e unica moglie di Elvis, era nota solo per il riflesso derivante dal suo matrimonio. La sua storia è stata a lungo eclissata dalla travolgente ascesa di lui, ma nei suoi contorni si nasconde una vicenda alternativa e privata, che sembra quasi una metafora del più tipico American Dream: la storia di una ragazza che anela una vita fiabesca e desidera l'impossibile, e che cresce all'interno di una favola lussuosamente costruita. Merito della regista è aver delineato questa vicenda con accenti insieme realistici e idealizzati, come peraltro ci si sarebbe aspettati da un film pienamente made in Hollywood: ma non viene taciuto come alla fine Priscilla si risvegli, dopo che i suoi desideri personali sembrano svanire di fronte alla complessità del potere e allo star system di cui il marito è inevitabile componente essenziale.
Sofia Coppola presenta la vicenda amorosa di Priscilla ed Elvis ponendosi da un punto di vista "interno": il racconto, infatti, si dipana come un ricordo intimo da un punto di vista quasi infantile e sognante, ma che alla fine si allarga, mentre Priscilla vive in una specie di realtà artificiale, soffocante e metamorfosizzante, fino a sperimentare un singolare coming-of-age americano. La sua storia si srotola letteralmente dai 14 anni – quando incontra per la prima volta Elvis, all'epoca annoiato e solitario militare privilegiato dell'Air Force di stanza in Germania – ai 24 anni, quando lascia Graceland, il paese dei sogni trasfigurati, ormai diventata una giovane madre che vuole esplorare il proprio futuro non scritto.
Sebbene con toni un po' mielosi e stereotipati, sia Sofia Coppola sia Cailee Spaeny riescono a rendere il senso di un'esistenza coinvolgente e deliziosamente glamour: osserviamo in fondo una giovane donna che chiede a gran voce di definire sé stessa (in un'epoca in cui le prime battaglie femministe erano ancora agli albori) in un mondo in cui è costantemente definita dagli altri. La Coppola ha un approccio un po' diverso da quello dei recenti biopics di personaggi celebri: non si tratta di un'esatta cronologia, ma di un'incapsulazione viscerale di umori, stili e sentimenti profondamente interiorizzati. La biografia non è una decostruzione della personalità, ma un'evocazione della creazione dell'identità. Qualcosa del genere aveva fatto con il film dedicato alla consorte del re Luigi XVI di Francia, Marie Antoinette (2006). E qui ci sono analogie: come Maria Antonietta, un'ingenua bambina spinta in un regno di potere in cui doveva trovare il proprio ruolo, anche Priscilla viene catapultata da adolescente in una vita di "regalità", da first lady, anche se di una varietà particolarmente americana, dove l'atmosfera e gli accessori (per non parlare delle droghe e del rock and roll) della Memphis degli anni Sessanta costituiscono un mondo molto diverso da quello della Versailles dell'ancien régime.
Le onde culturali e sessuali della rivoluzione rock e le complessità del magnetismo di Elvis sono qui viste attraverso il filtro di un'adolescente che insegue un tenue sogno romantico, fino a divenire padrona della sua storia. Commenta la regista: "leggendo la storia di Priscilla per la prima volta, sono rimasta colpita da quanto la sua storia fosse suscettibile di un racconto affascinante anche in un contesto così insolito, e dal fatto che l'abbiamo vista come una figura così sorprendente accanto a Elvis, ma non è stata guardata oltre. Priscilla è stata vista nel mondo dei tabloid dell'intrattenimento soprattutto come la sposa bambina di Elvis, ma io ho pensato che ci fosse una storia molto più interessante da raccontare: quella di un desiderio femminile che si è avverato, ma che non era quello che lei immaginava, quella di un'adolescenza all'interno di una fama incredibile e di una grande solitudine, quella di come le persone imparano a vivere all'interno di bolle e sentono anche il bisogno di farle scoppiare, quella della forza che le è servita per capire che, per quanto amasse Elvis, doveva andarsene". Il libro di memorie è il luogo in cui Sofia Coppola ha trovato la struttura vorticosa del film, evocando tutti gli strati della memoria di una ragazza, ma anche il modo in cui tali ricordi sono poi perseguitati dalla nostalgia, dalla compassione per i propri errori e per i difetti dell'amore.