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Una questione di cuore. La cura consapevole e solidale
Tratto dal romanzo di Umberto Contarello (sceneggiatore di Carlo Mazzacurati), il film di Francesca Archibugi, regista e sceneggiatrice, è il suo ennesimo buon film, intenso, drammatico e ironico insieme, dal riuscito spaccato familiare. Mi ha ricordato la sensibilità e la profondità di sentimento di alcuni dei suoi primi film: Mignon è partita (1988) e Il grande cocomero (1993).
Il cuore non è soltanto il luogo dei sentimenti, come ne indica il significato figurato. E' prima di tutto il muscolo che ci tiene in vita, il motore senza il quale la macchina si ferma. Qui la questione di cuore è duplice: la prima è, appunto, l'infarto miocardico che porta Antonio e Angelo al pronto soccorso di un ospedale romano. I due pazienti nell'unità coronarica sono vicini di letto, "l'11 e il 12", e fanno amicizia subito. Parlano, parlano e si intendono, pur così diversi tra loro.
Antonio, di origini lombarde, è uno sceneggiatore di cinema; in reparto riceve la visita dei colleghi, tra i quali, nella parte di se stessi, Verdone e Virzì. Capisce le cose al volo e sembra avere fortuna. Angelo è un carrozziere di periferia, che si occupa, con forti guadagni, di auto d'epoca. Un romano de' Roma, circondato da una rete familiare fortissima ed un buon vicinato, quasi d'altri tempi.
Antonio ha una casa da sogno con vista sul Tevere, ma "nessuno nella vita"; e ne ha conferma quando, non potendo lavorare per un po', non lo cercano più, e per l'ennesima lite, lo lascia pure la fidanzata. Solo com'è, ma ora più in forze, si fa vivo con Angelo e, come un paguro, si insinua in casa sua. E' sempre lì, lo aiuta nella carrozzeria, dato il protrarsi, invece, delle precarie condizioni di salute di Angelo. Reagiscono con stupore e diffidenza a questa improvvisa, intensa frequentazione, la moglie Rossana, sanguigna popolana, incinta per la terza volta; la mamma, vicina di casa, custode di sguardi e segreti; l'adolescente Perla, quasi un ospite in casa; mentre col piccolo Ayrton, Antonio ha da subito un buon feeling. Come ad un allievo, gli spiega il suo lavoro: guardarsi intorno, farsi le domande su quel che ci circonda, le persone, le cose, per rispondere alle quali scrivere delle storie.
Angelo si sente sempre peggio, le cure non funzionano ed egli teme di morire presto d'infarto, come il proprio padre. Rendendosene conto, avvia pian piano un progetto, che è la seconda questione di cuore: lasciare la propria famiglia e il lavoro ad Antonio, che si porta anche in vacanza. L'ultima vacanza tutti insieme, perché dopo poco tempo Angelo muore. E Antonio, da amico vero, senza sostituirlo, perché ha fatto pace con la fidanzata, si occuperà di quella famiglia distrutta dal dolore.
I caratteri del film di Francesca Archibugi sono tratteggiati a dovere, con grazia, mai sopra le righe, come lo spettro della morte avrebbe indotto a fare. Anche il ritratto d'ambiente è verosimile: fa simpatia la colorita borgata del Pigneto, come le rive del lago Turano sono il luogo dove i nodi vengono al pettine, prima della fine.
Tanti i temi, trattati e accennati per lasciarci qualcosa su cui riflettere, con un sorriso amaro: l'amore, l'amicizia, la famiglia, il lavoro, la salute, la fortuna, il destino. Intorno ai quali ruotano le vite di Angelo e Antonio, i protagonisti, credibili singolarmente e in coppia, diversi e complementari.
Ma la vita c'insegna che le amicizie nate dalle forti emozioni sono potentissime. Può succedere che in un reparto d'ospedale, dove si capita, ti capiscano di più. Più che a casa, dove pur ti amano. Perché - "questa è la domanda" (tormentone del film)? Perché, lì, gli altri sono come te.