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San Gemini. Un Festival non da tre soldi. Dedicato a Kurt Weill
Dal progetto di eseguire, per la prima volta in Italia nella edizione critica definitiva, Zaubernacht, pantomima dedicata ai bambini, composta dal ventiduenne Kurt Weill (1900-1950) è nata l’idea del Festival non da tre soldi.
Il Festival ha presentato nel programma dei concerti una considerevole parte dedicata alle composizioni di Weill. In questo articolo parleremo di tre concerti dedicati a Weill programmati nel chiostro di San Francesco a San Gemini, i primi due però si sono volti nel contiguo teatro a caus della pioggia. Il primo, dal titolo “Quanti denti ha il pescecane? Storie di mendicanti, pirati e cannoni”, il 31 agosto scorso, è stato dedicato alle musiche tratte da L’opera da tra soldi e da Happy End. Sono le opere tra le più note e politicamente impegnate nate dalla felice collaborazione con Bertolt Brecht, il riuscito rapporto tra i testi di Brecht e la musica di Weill è stato uno dei punti di forza della straordinaria riuscita di queste opere, un intesa che non si è ripetuta con gli altri musicisti con cui il drammaturgo ha poi collaborato.
Questo concerto ha visto protagoniste Silvia Paparelli al pianoforte e, per la prima volta impegnata in questo repertorio, Lucilla Galeazzi, nota cantante umbra. I brani sono stati cantati in italiano, nessuno si scandalizzi, pietra angolare del programma politico dei due autori era la facile comprensibilità. Il dirompente messaggio doveva arrivare a tutti e soprattutto a chi per motivi economici non aveva potuto studiare ma aveva cominciato da subito al lavorare, per questo motivo gli autori volevano che le loro opere fossero tradotte. Lucilla Galeazzi, dopo un inizio come cantante pop cominciò ad interpretare la musica popolare in seguito all’incontro con l'antropologo umbro Valentino Paparelli e con il teorico di storia orale Alessandro Portelli, entrambi impegnati nella ricerca sul campo in Umbria e in particolare a Terni e nella Valnerina ternana. Ha collaborato anche con Giovanna Marini, Roberto De Simone, Ambrogio Sparagna, Peter Brook, Moni Ovadia, Ascanio Celestini.
In questa nuova esperienza artistica Lucilla Galeazzi ha mostrato di essere una efficace e coinvolgente interprete, riuscendo a drammatizzare il testo e ponendo grande attenzione all’espressività di ogni parola e al rapporto tra il testo e la musica. Ha affrontato con grande abilità e disinvoltura le asprezze del testo e della musica, dimostrando che sono nelle sue corde di interprete. Una performance riuscita grazie anche all’intesa con Silvia Paparelli che ha ben interpretato una musica di non facile esecuzione, non solo nell’accompagnamento, ma anche nei pezzi strumentali di Eisler e nella versione di Liebeslied (la canzone di Polly) realizzata da Weill come raccordo strumentale tra le scene nelle rappresentazioni successive de L’Opera da tre soldi. Il pubblico ha lungamente ed entusiasticamente applaudito ottenendo due bis La canzone di Barbara sempre da L’Opera da tre soldi e dal repertorio consueto della Galeazzi, Semo de Centurini (o Cinturini), canto delle centurinare, ovvero le lavoratrici dello iutificio Centurini di Terni, ben noto al pubblico umbro che si è unito al canto.
Sempre il 31 dopo il precedente concerto è stata eseguita Zaubernacht pantomima per voce e orchestra da camera, l’evento più rilevante del Festival perché è stata la prima esecuzione nella edizione critica definitiva in Italia. L’edizione critica è importante perché dopo la prima dell'opera a Berlino nel 1922 e una successiva produzione a New York City nel 1925, la partitura orchestrale e le parti scomparirono. Solo dopo ottanta anni è stata ritrovata e, nonostante Weill abbia incorporato parte della musica di Zaubernacht nel suo Quodlibet, op. 9, una suite orchestrale esplicitamente basata sulla pantomima che preparò nel 1923, l'ordine del materiale musicale non riproduce quello di Zaubernacht. È una pantomima con una trama simile a L'Enfant et les sortilèges, opera in due atti composta tra il 1919 e 1925 da Maurice Ravel. Una bambina e suo fratello dormono nella loro stanza, al rintocco della mezzanotte, tra sogno e realtà, appare la Fata dei giocattoli che canta il Lied der Fee, la canzone della fata, e anima i giocattoli. Vari sono gli incontri con i giocattoli, anche il libro di fiabe si anima e i due bimbi devono misurarsi con i personaggi tra cui una orribile strega, ma suonano le sei e riappare la fata che pone fine al il sortilegio e tutto torna alla normalità.
Alla musica strumentale è affidata l’introduzione e la descrizione degli avvenimenti tra le apparizione della fata, il giovane Weill mostra già di aver sviluppato un suo stile rielaborando le diverse esperienze di studente soprattutto quella con Busoni. La musica oscilla tra melodica e dissonante, fra atonalità e tonalità, con ritmi incisivi e incalzanti, che caratterizzano le danze, in un atmosfera straniante a volte beffarda a volte giocosa, tra sogno e incubo. Qua e là affiorano echi della musica popolare ma filtrata attraverso una padronanza compositiva già raffinata e consapevole. Sotto l’esperta guida di Fabio Maestri i nove musicisti dell’Ensemble InCanto hanno fornito una interpretazione eccellente di un testo così impegnativo da rendere, per la complessità dinamica, timbrica e ritmica, ogni parte è da solista e nello stesso tempo hanno dialogato efficacemente tra loro. Patrizia Polia si è ben calata nella breve ma fondamentale parte della fata, evidenziando i passaggi drammatici con la levità adatta a un testo onirico e fiabesco. La conclusione dell'esecuzione, che è stata accompagnata dalla proiezione delle filastrocche scritte appositamente da Sandra Petrignani, è stata salutata da lunghi e scroscianti applausi per tutti gli interpreti.
Il terzo concerto ha riguardato l’attività di Weill negli USA, dove si rifugiò nel 1936 per sfuggire alla persecuzione nazista, lui, che era e ebreo e comunista, e cominciò a comporre musical. Lorna Windsor, soprano, e Antonio Ballista, al pianoforte sono stati i protagonisti di rilievo di questo concerto e hanno impaginato un programma che ha compreso oltre alle composizioni di Weill quelle di dei compositori che al suo arrivo dominavano le scene del musical: Irving Berlin, Cole Porter e George Gershwin, ma anche la generazione successiva influenzata da Weill: John Kander e Stephen Sondheim. Le musiche dei diversi autori hanno permesso alla sensibilità interpretativa di Lorna Wilson di esibire un ventaglio molto ampio di sfumature che hanno avuto il loro culmine emotivo in Send in the clowns dal musical A Little Night Music di Sondheim. Antonio Ballista non si è limitato ad accompagnare il canto ma interpretato magistralmente due medley, uno dedicato a Cole Porter e l’altro a Kurt Weill. L’ecclettismo di questo artista è straordinario nell’interpretazione coinvolgente di musiche di epoche diverse e di stili differenti passando dal repertorio classico alle avanguardie, dal jazz al pop. Scroscianti gli applausi del pubblico alla fine di ogni brano e al termine del concerto.