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Santa Cecilia. Beethoven inaugura insieme a Mandela secondo Francesconi
La nuova Stagione Sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia si è aperta con la prima tappa del progetto “Beethoven e i contemporanei”. Il maestro Antonio Pappano ha diretto la Sinfonia n. 9 in re minore op. 125, preceduta da Bread, Water and Salt per Soprano solo, Coro e Orchestra di Luca Francesconi; l'articolo si riferisce alla replica del 5 ottobre 2015.
Il progetto “Beethoven e i contemporanei” è nato dal maestro Pappano, che per la prima volta dirigerà l'intero ciclo delle sinfonie di Beethoven, la seconda e l'ottava mai dirette prima. Questo sarebbe già un avvenimento di grande rilievo, non solo per la prima esecuzione di alcune, ma perché eseguirle tutte a breve distanza l'una dall'altra significa, come ha ben spiegato Michele dall’Ongaro, Presidente dell’Accademia di Santa Cecilia,immergersi in “...un vero e proprio ambiente di lavoro, spazio libero, laboratorio, il simbolo stesso della ‘musica classica’, popolare anche tra coloro che non hanno mai ascoltato una sola nota della sua opera e al tempo stesso fonte inesauribile di scoperte per studiosi”.
Pappano ha voluto affiancare al ciclo delle sinfonie, Spontini e Cherubini, contemporanei di Beethoven, e nostri contemporanei, Francesconi, Nieder e Sollima, con nuove opere commissionate dall'Accademia Nazionale di Santa Cecilia che si ricolleghino, secondo le diverse sensibilità a quello straordinario laboratorio di idee musicali. Per Ia prima tappa della Sinfonia n. 9, è stato Antonio Pappano a suggerire a Luca Francesconi, Nelson Mandela.
Trai testi di Mandela, Francesconi ha scelto, a nostro avviso, alcuni passaggi particolarmente significativi: “The chains of my body are wings for the spirit ( le catene del mio corpo sono ali per lo spirito...The only way is by making your enemy your friend ( L'unica strada è quella di rendere il tuo nemico tuo amico) .. If I still hated them, they would have me forever. I wanted be free”(Se li avessi odiati ancora, loro mi avrebbero avuto per sempre). Queste celebri frasi nella loro concisione esprimono un concetto di libertà interiore e di idea di fratellanza che costituiscono il legame più esplicito con gli ideali dell'Illuminismo tedesco di Goethe e Schiller condivisi da Beethoven.
Luca Francesconi ha affermato che da lungo tempo ha studiato la musica africana la cui polifonia e poliritmia lo hanno sempre affascinato. Per il titolo sono state scelte le prime parole che Mandela pronunciò uscendo di prigione: “Bread, Water and Salt” (Pane, acqua e sale). L'inizio del brano è molto fisico, quasi ossessivo, una poliritmia basata anche sui suoni vocali, le lingue che sono state usate sono l’inglese e la lingua Xhosa, idioma di Mandela e della brava Pumeza Matshikiza, soprano che dialoga con il coro alternando brani, parlati, a cantati sia con la voce di soprano sia no, su frammenti che evocano canzoni del folklore della sua gente. La composizione è basata soprattutto sul ritmo, il tipo di vocalità usato da Francesconi per il coro e la solista, nonostante la loro bravura, ha reso poco o per nulla comprensibili alcuni passaggi cruciali del pensiero del grande leader, come quelli sopracitati, scegliendo di privilegiare il ritmo sul significato del testo, una scelta che ha deluso le nostre aspettative e ci ha lasciato perplessi.
Veniamo a Beethoven, la Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 è stato ed è un aspro terreno di scontro per musicologi e per i critici, che scrivono delle diverse interpretazioni dei direttori che via via hanno affrontato questa sinfonia. La ragione è nella partitura che offre una copiosa serie di idee e si apre a interpretazioni diverse, dalle indicazioni metronomiche dell'autore, all'inizio con la tonalità incerta con la quinta vuota la e mi, la forma sonata talmente dilatata da essersi trasformata in altro.
Non c'è più il contrasto fra i temi, ma aumenta l'impiego delle variazioni, ma la cosa che lasciò esterrefatti alla prima esecuzione fu l'impiego della voce umana in una sinfonia con coro e solisti, cosa mai accaduta prima di allora. Fu una esigenza ineludibile, in quanto la musica pura non bastava più da sola ad esprimere gli ideali del sommo compositore, che dopo la lunga preparazione dei tre movimenti precedenti, vengono affermati prepotentemente nella parte cantata.
Nella sua interpretazione il maestro Pappano, ben assecondato dall'orchestra, ha dato grande rilevanza alla parte ritmica e dinamica, ma soprattutto ha lasciato librare soavemente la cantabilità lirica presente nella partitura, rifuggendo dagli effetti più plateali. Il coro ha dato una grande prova di sé seguendo perfettamente le indicazioni del direttore, la cantabilità è stata esaltata, soprattutto nell'Andante maestoso in cui si esprime la sua religiosità laica nell'ideale della Fratellanza; l'uso dei tromboni, di antica tradizione religiosa non lascia dubbi in proposito. Bene anche i solisti soprattutto le voci femminili Rachel Willis-Sørensen, soprano e Adriana Di Paola, contralto; lunghi e calorosi applausi al termine dal folto pubblico accorso.