Teatr Wielki Varsavia. Korngold e Bruges la revenante

Articolo di: 
Livia Bidoli
Die Tote Stadt

Composta a 23 anni da Erich Wolfgang Korngold, Die Tote Stadt è giunta alla prima il 10 giugno 2017 al Teatr Wielki di Varsavia, l'Opera Nazionale Polacca, nell'allestimento del maggior talento internazionale polacco e direttore artistico del Wielki: Mariusz Treliński, che quest'anno ha aperto la stagione del Metropolitan di New York con Tristan und Isolde di Wagner. Alla direzione il tedesco Lothar Koenigs, Paul è interpretato dal tenore polacco Jacek Laszczkowski, mentre il soprano di coloritura Marlis Petersen si è incaricata della doppia parte di Maria/Marietta.

Erich Wolfgang Korngold è nato a Brno (come Leóš Janáček) in Moravia nel 1897, ed era il figlio illustre del critico musicale Julius, recensore influente e temuto della «Neue Freie Presse» viennese: è stato un acclamato enfant prodige, avendo scritto la sua opera più celebre e compiuta, Die Tote Stadt, a soli 23 anni. Fu educato nell'epicentro culturale europeo, Vienna, dove studiò con Alexander Zemlinsky, e fu apprezzato da Mahler e Puccini. Nel 1910 esordì a soli tredici anni all’Opera di Vienna con il balletto Der Schneemann (Il pupazzo di neve), cui seguirono due atti unici, Der Ring des Polycrates e Violanta, diretti da Bruno Walter alla Staatsoper di Monaco nel 1916. Die tote Stadt è la quarta opera di Korngold e venne rappresentata in prima assoluta il 4 dicembre del 1920, contemporaneamente ad Amburgo con direttore Egon Pollack; e a Colonia con direttore Otto Klemperer

Die Tote Stadt (La città morta, che all'inizio fu intitolata Il trionfo della vita perché solo nel sogno avveniva il delitto centrale dell'opera) è tratta dal dramma Le mirage di Georges Rodenbach, a sua volta adattamento di un precedente romanzo dello stesso Rodenbach, Bruges-la-Morte (1892). Ambientata a Bruges (o Brugge), città medievale fiamminga amata dai simbolisti come Fernand Khnopff in primis, che dipinse tante vedute della Bruges più decadente e sfuggente: La città abbandonata; Aspetti di Bruges; Ricordo di Bruges. Entrata al Beghinaggio; venne così influenzato da Rodenbach dal dipingere Avec Georges Rodenbach. Une ville morte (1890).

Tra ispirazione simbolista e Jugendstil, decadentismo e macabro da Maeterlinck e da Poe, l'allestimento di Treliński  ha un debito sicuro e diretto con quella Vertigo (Magic Staircase, 1908) di Léon Spilliaert il cui titolo rimanda direttamente alla Vertigo (La donna che visse due volte; 1958) di Alfred Hitchcock, ripresa sia  dal romanzo francese D’entre les morts (1954) di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, sia da Bruges-la-Morte di Rodenbach. Il nostro infatti si ispira nel primo atto proprio al film, che riprende tale quale Rodenbach nel passaggio che riguarda il ricordo del passato amore, la morta Marie di cui conserva la parrucca (nel romanzo è un crine di capelli): Paul (nel romanzo Hughes Viane) cerca di far rivivere la moglie morta di cui non sa consolarsi, nella Marietta ballerina, da poco incontrata e di cui racconta al'amico Frank.

Sarà propriamente un sogno quello in cui discende Paul ed in cui trascina Marietta, facendole indossare lo stesso vestito verde di Maria – che la protagonista in doppia veste mostrerà in varie fogge per tutta l'opera: un labirintico incubo che sembra una vertigine simbolista come quella dipinta dal belga Spilliaert nell'omonimo quadro, che reca il sottotitolo di Magic Staircase, scala magica, quella dei sogni rappresentati ad occhi aperti, soffrendo di insonnia proprio in questo periodo, ed avendo la stessa età del compositore Korngold, 23 anni, quando dipinse questa vasta e desolata visione di una donna sola sulle scale, eroticamente percossa dal vento.

Ci deve essere evidentemente un presagio oscuro relativo a Bruges, non solo quello del protagonista, che è assalito dai rimorsi per essersi infatuato di una ballerina superficiale e interessata solo al suo argent, e che volentieri replica la moglie finché non lo riterrà pericoloso per il suo dominio sul partner. Questa sorta di femme fatale dalla leggerezza inaudita, che confessa apertamente di volere altri amanti, è il contraltare dei plurimi fantasmi di Paul, che duplicano sulla scena la moglie privata di quei capelli che lui conserva come in un tempio. Riprende l'affascinante e macabro bozzetto scenico di Pierre-Luc-Charles Cicéri (1782-1868) per la prima assoluta di Robert le Diable di Meyerbeer: la ballerina Marietta impersona a teatro una delle monache risorte dalle tombe, catapultando Paul sempre più nel delirio: l'entrata al beghinaggio di Bruges, col suo chiostro gotico insieme alla visione scenica, lo convince che lei è il revenant dell'altra. Ed è qui che l’intervallo di quarta (e il suo inverso, la quinta), si ode molto chiaramente, alludendo con i suoni all’onnipresenza del passato in questa città morta.

Paul non si accorge che Marietta è ben lungi dall'essere come la moglie, angelicata dalle stesse tuniche bianche che la rivestono e dal canto beatifico che Marlis Petersen intepreta perfettamente facendoci calare in un'atmosfera a doppio taglio: da una parte il sacro di Maria; dall'altro il profano della relazione di Paul con Marietta, che nel sogno – Freud aveva da poco fatto capolino con L'interpretazione dei sogni del 1899 – affligge il protagonista con i sensi di colpa materializzatisi nel Demone-caprone che osserva le tre sosia di Marietta danzare lascive sul cubo nella sarabanda a casa di Paul, circondato da ospiti ciechi e dissoluti.

Il labirintico spazio delle scene di Boris Kudlička, che si muovono ampliando le prospettive e riprendendo la casa, poi una chiesa, e il cimitero, mostrano ad un certo punto la scritta a sangue “Zürück” (Ritorno), che apre alla visione profondamente cinematografica di Mariusz Treliński in senso ancora più evidente: ci troviamo di fronte ad una scena hitchcockiana, un racconto gotico che è divenuto un thriller se non un horror e che svela la rilettura del regista, un doppio omicidio: prima quello di Marie e poi quello di Marietta, che si è rfiutata di reincarnare la morta. L'unico dubbio che ci assale è dove siano avvenuti: nella realtà o nell'incubo di Paul?
In queste Fiandre moderne, in cui Paul è mascherato da clown (molto somigliante al joker de Il cavaliere oscuro diretto da Christopher Nolan e impersonato dal compianto Heath Ledger)  in un set anni '50, c'è un costante contrasto tra il mondo di Hollywood della casa di Paul e quello del beghinaggio, del Corpus Domini in processione sotto la finestra della casa e accanto all'Ospedale di San Giovanni, che a tutt'oggi conserva i dipinti di Memling e Van Eick citati nell'opera.

Fra i candelabri accesi e poi spenti, gli unicorni eburnei a rappresentare il culto cortese dell'amore (oltre la vita?), si agitano i fantasmi dei morti: in questo cromatico indirizzo verso il blu, tra indaco e petrolio, profondamente rappresentativo del colore della tristezza, delle luci di Marc Heinz, siamo sedotti e abbacinati da questo erotismo fantasmatico perfettamente riuscito nelle voci, tutte sbilanciate verso l'acuto, vera difficoltà del cantato – che giunge anche al “parlato”, quasi un Singspiel gridato. Marlis Petersen nella doppia parte di Maria/Marietta, con la sua voce cangiante e passibile di grande variazione nella coloritura, ha particolarmente privilegiato il suo stile adattandosi alla tessitura di Korngold, trascolorando tra una voce estatica ed ipnotizzante della morta Marie che sembra provenire dall'aldilà, fino alla presenza fortemente fisica della Marietta che assecondava con gravità sopranile.

Alta tessitura per la voce di Paul, il tenore Jacek Laszczkowski che ha rivestito una caratura oltremodo drammatica ed onnipresente sulla scena, in una modalità intermedia tra il canto intonato e la voce parlata-gridata. Frank, qui associato a Pierrot (solitamente viene associato al ruolo di Fritz), intepretato da Michał Partyka, è buon baritono cui è richiesta una particolare delicatezza nel padroneggiare parti scritte per gli specialisti del Lied, come il Lied di Pierrot cui ha dato un chiaro risalto. A Brigitta, la mezzosoprano Bernadetta Grabias, viene affidato un canto espressivo e duttile che lei è riuscita a padroneggiare ampiamente. La parte di Fritz è affidata al preparato baritono Tomasz Rak Buone le altre parti: Maria Stasiak in Juliette, soprano lirico-leggero, quella di Lucienne con Natalia Kawałek, un adeguato mezzosoprano.

Grande organico orchestrale con la classica distribuzione dei legni a tre e che presenta inoltre tre strumenti a tastiera (celesta, harmonium e pianoforte) e  un mandolino integrati nel tessuto strumentale e frequentemente inclusi in inedite combinazioni timbriche, potenziando la massa sonora che Koenings governa con sicura brillantezza, affiatato integralmente con l'Orchestra. Possiamo poi testimoniare l'afflato tra i Cori,  il primo diretto da Mirosław Janowski e Danuta Chmurska, Direttore del Coro di Voci Bianche.

Scroscianti e lunghi applausi di un pubblico molto giovane e variegato che ha completamente riempito platea e palchi tutti, apprezzando con vivacità ogni singolo cantante, e ancor di più per il direttore Koenigs ed il regista Treliński saliti in ultimo sul palco.

Pubblicato in: 
GN34 Anno IX 23 giugno 2017
Scheda
Titolo completo: 

Teatr Wielki – Opera Nazionale Polacca, Varsavia, Polonia
Premiere 10 giugno 2017
repliche: 13, 16, 18 giugno 2017
Prima assoluta 4 December 1920, a Colonuia e Amburgo
DIE TOTE STADT
La città morta
Musica di Erich Wolfgang Korngold
Opera in tre quadri
libero adattamento del dramma Le mirage, desunto dal romanzo Bruges- La Morte (1892)
di Georges Rodenbach (adattamento a dramma dell'autore)
Libretto di Paul Schott [Julius e Erich Wolfgang Korngold]

Coproduzione con il Théâtre de la Monnaie / de Munt, Brussels
In tedesco originale con sottotitoli in polacco

Direttore Lothar Koenigs 
Regia      Mariusz Treliński 
Scene         Boris Kudlička 
Costumi   Marek Adamski 
Coreografia  Tomasz Wygoda
Luci Marc Heinz
Direttore del Coro Mirosław Janowski 
Direttore del Coro di Voci Bianche Danuta Chmurska

CAST
Paul                    Jacek Laszczkowski 
Marie/Marietta   Marlis Petersen 
Frank/Pierrot      Michał Partyka
Brigitta               Bernadetta Grabias 
Fritz                   Tomasz Rak
Juliette                Maria Stasiak 
Lucienne            Natalia Kawałek
          
Orchestra e Coro del Teatr Wielki Opera Nazionale di Varsavia

A settembre 2017 sarà presentata al Centre for the Meetings of Cultures di Lublino