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Teatro Argentina. Bros, il Decalogo dell'Obbedienza
Il lavoro nuovo per l'Italia che Romeo Castellucci ha presentato al Teatro Argentina dal 9 al 12 marzo è un esperimento sociale prima di tutto, ovvero un'”oblazione teatrale” come asserisce lui nel suo “Decalogo” per gli attori non professionisti che calcano le scene. Si presenta così la produzione della Societas (un tempo Societas Raffaello Sanzio) con la musica di Scott Gibbons.
Il pubblico affluito alla prima presso il Teatro Argentina non deve aver letto prima né il monologo di Geremia, tantomeno i Motti e l'”Indice comportamentale consegnato ad ignari partecipanti”, altrimenti, prima di sorridere e scambiarsi i soliti segnali di riconoscimento sociale e vicendevole saluto, sarebbe atterrita di fronte a ciò che impartivano gli “ordini” sussurrati alle orecchie dei numerosi attori non professionisti e che negli “ignari partecipanti” ci potessero essere inclusi anche loro. Una beffa degna di “Questa sera si recita a soggetto”, riveduta, corretta, e ristampata secondo i canoni orwelliani di 1984 con una spolverata di ipnosi.
Lo spettacolo in realtà comincia ben prima del calar delle luci poiché si accende una macchina da presa con una sorta di cannone che “spara” sul pubblico a ritmo di una musica transipnotica e roboante, poi calano le luci ed un sole nero illumina fiocamente il profeta Geremia che lancia le sue lamentazioni con strali di “vindicazioni” da parte dell'Oracolo di Dio. Accorrono poi i poliziotti, tutti vestiti di nero e con uno stemma non ben identificato: spruzzano del nero sulle ascelle della sindone di Geremia steso su una barella mentre una sorta di prete balsfemo con una maschera deforme in volto, un nastro rosso sulle spalle, salmodia in silenzio. Davanti a lui i poliziotti, uno ad uno, si strappano la stessa maschera deforme e la gettano ai suoi piedi. Geremia esce di scena.
Al centro una macchina con sei cannule, ai lati due poliziotti: conducono una “vittima" al centro del palco, la denudano e la torturano col manganello. Ad ogni colpo la musica batte come se fosse il manganello: l'effetto è scioccante, soprattutto quando viene trascinato per una gamba e spruzzato d'acqua. La vittima si divincola, cerca di sottrarsi, piange come un bambino (alcuni pensano sia un bambino vero in sala tanto è credibile): dopo un tempo lunghissimo, trascinano la vittima di fronte alla macchina e scendono tutti i poliziotti davanti al pubblico, minacciosi (dentro di me dico: “sono pronta a difendermi o a scappare”, sic!). Il pubblico è terrorrizzato, è palpabile. I poliziotti rientrano sul palco e conducono un sacco nero con un cadavere accanto alla macchina. Entrambi, vittima e cadavere sono connessi tra di loro attraverso la macchina. Il cadavere dopo un po' si rianima: effetto Frankenstein.
Altro quadro di scena: viene portato un enorme quadro di uno scimpanzé, ovvia riflessione sull'evoluzionismo ed il darwinismo sociale. Siamo creature di Dio o derivate dallo scimpanzé? Incenso, visi macchiati di sangue, il corpo della vittima è bagnato di latte, come un bambino.
Scende una sorta di alieno homunculus dall'alto: viene adorato dai poliziotti che inneggiano a lui col manganello: esce fuori un quadro con Samuel Beckett. Alienazione, oppure AlieNazione: è da decidere.
Sinfonia della Macchina: musica che va a tempo con gli spruzzi d'acqua delle cannule. La Macchina è la protagonista indiscussa dell'evento scenico: da sola.
L'ultima scena, che fa comparire l'ultimo Motto, De Pullo et Ovo, Del Pulcino e dell'Uovo, mostra un bambino, sorta di messia cristico ed eretico, cui viene consegnato il nuovo battesimo: il Manganello.
La Messa della Violenza è finita, andate in Guerra.
Questo è ciò che è successo: io oppongo al Decalogo dell'Ubbidienza, il Decalogo della Disubbidienza Civile (Civil Disobedience, 1849) di Henri David Thoreau, ed in proposito lo stesso Castellucci, qualche anno fa aveva presentato Democracy in America (orig. De la démocratie en Amérique, 1835-40) di Alexis de Tocqueville, proprio all'Argentina. Usciamo definitivamente da 1984 e opponiamo a Geremia, profeta della distruzione, non solo di Babilonia, un etimo di Pace, la Croce.