Teatro dell'Opera di Roma. Dal tormento al delirio: Beethoven, Sibelius, Donatoni

Articolo di: 
Livia Bidoli
Stefano Catucci e Sunwook Kim

Il terzo dei concerti sinfonici al Teatro dell'Opera di Roma della rassegna intitolata Specchi del Tempo, sotto la direzione artistica del Maestro Giorgio Battistelli, ha scelto di offrire un doppio debutto, del direttore Tito Ceccherini e del virtuoso coreano Sunwook Kim al pianoforte. Il programma, iniziato con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 di Ludwig van Beethoven, è proseguito con Prom di Franco Donatoni per il brano di musica contemporanea, terminando con la Sinfonia n.5 di Jean Sibelius. La serata è stata introdotta come d'uopo dal filosofo e musicologo Stefano Catucci.

Il nostro eccellente divulgatore Catucci ci informa sui tre compositori della serata: “Tutti e tre hanno avuto un rapporto complicato con la composizione: lo stesso Beethoven sentiva di non possedere la medesima scioltezza di Mozart nel comporre. Quello presentato stasera, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4, appartiene al suo periodo più fecondo ed inizia con il pianoforte e non con l'orchestra come al solito, sottolineando quella scrittura intimistica che lo mette in rapporto ancora più diretto con il pubblico, come se parlasse della musica stessa attraverso i suoi suoni. Sibelius fu un altro autore che sembra tanto facile di primo acchito ed invece fu molto tormentato tanto da bruciare tutti i suoi spartiti nel camino come se fosse una liberazione: rimasero solo le sue opere scritte per la Massoneria. La quinta è una delle più riuscite tra le sinfonie di Sibelius; ma anche quest'ultima fu sottoposta a plurime revisioni tanto che passò a tre movimenti finali dagli iniziali quattro. Parlò poi di questa sinfonia come di un mosaico tratto dalla volta celeste: un unione di parti in miniatura nel loro aspetto più cangiante. Franco Donatoni per tutta la sua vita scrisse musica strappando i suoni da quella soglia che è rappresentata dal silenzio: combattendo con essa ogni volta, rimuginando sui suoi problemi di natura psichica, sicché la sua musica racconta di essi, dei suoi rapporti con il disordine. Il soffio che ad un certo punto si sentirà nel suo Prom, scritto nel 1999 per i Proms di Londra, è proprio il segno di questa problematicità tutta interna a lui ed alla sua musica”.

La musica si apre a Sunwook Kim, coreano insignito di molti premi, prima di tutto dal Beethoven-Haus di Bonn; ha inoltre realizzato il ciclo completo delle sue sonate al LG Arts Centre di Seul e qui ci offre uno dei concerti più straordinari: il Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58, composto tra 1805-1806, in tre movimenti standard, fu presentato al pubblico da Ludwig van Beethoven (1770-1827) stesso nel 1808 nel Teatro di Vienna. Il primo movimento è un Allegro moderato così espressivo da sembrare un'improvvisazione mozartiana dove la serenità viene però stemperata in vigorìa. La trama del piano converge in luci sopraffine venate da un lieve rimando nostalgico, ben presente nel secondo movimento, l'Andante con moto in mi minore, in cui il pianissimo del piano è di una levigatura estrema ed ascensionale, preludendo ad eleganze di stampo romantico. L'addomesticamento delle Furie da parte di Orfeo, come suggerito dall'imagery ipotizzata da un critico, è struggente ed il legato degli archi fa da controcanto al piano, che poi svetta luminosamente e corposamente nel Rondò (Vivace) finale. Kim ci è sembrato particolarmente a suo agio nei primi due movimenti, mentre un tantino eccessivo nella vivacità nell'ultimo rondò. Il virtuoso coreano ha poi offerto, richiesto dagli applausi della sala, il bis dalla Sonata n. 8 in do minore op. 13, Patetica, in particolare il secondo movimento Adagio cantabile.

Il Prom di Donatoni (1927-2000) ci ha stupito per la partitura stessa, anche ripensando alle parole di Catucci sul disordine interiore esemplificato in musica: in particolare gli archi svettavano ognuno in autonomia verso direzioni diverse come in una cavalcata, con fermate improvvise ed inserti ironici fino all'esposizione di citazioni. È un brano che coinvolge e stravolge: attendiamo magari di ascoltare anche l'opéra comiqueAlfred, Alfred” (1995) rappresentata a Strasburgo e che, ci ha assicurato Il M° Battistelli, è di sicuro godimento.

La Sinfonia n. 5 (ultima revisione del 1919) di Jean Sibelius (1865-1957) è stata approcciata da Tito Ceccherini, lui specializzato proprio con gli slavi in genere come Bartók, con particolare enfasi ed estremo controllo dell'orchestra (più che con Beethoven). Ha fatto risaltare in particolare le linee orientali che tanto caratterizzano, e profondamente, la musica di Sibelius, così innestata nella tradizione delle terre finniche da essere commissionata per il 50° anniversario del Governo che poi si trasformò in festa nazionale. Sembra quasi di sovvenire quel ghiaccio onnipresente a partire dal primo movimento in Tempo molto moderato, e l'eburnità soave che sprigiona dal panorama incantato: gli archi veicolano proprio questo anelito algido fra gli inserti dei timpani che ricordano Dvořák, richiamando poi una festa popolare. L'Andante mosso, quasi allegretto è sinuosamente mosso da flussi melodici che crepiteranno  nell'Allegro molto finale: il paesaggio brilla di una solarità spesso non rappresentata in Sibelius di cui ci effondiamo amabilmente tutti.

Pubblicato in: 
GN13 Anno VIII 4 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
domenica 31 gennaio 2016

Introduzione a cura di Stefano Catucci

Direttore Tito Ceccherini
Pianoforte Sunwook Kim

Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n.4
Franco Donatoni Prom
Jean Sibelius Sinfonia n. 5

Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Prossimo appuntamento: domenica 2 aprile 2016
dirige Markus Stenz
Musiche di Ottorino Respighi, Wolfgang Rihm e Johannes Brahms.
 

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