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Festival Enescu. La luminosa performance di Buchbinder con la Filarmonica George Enescu
Per il concerto dell'11 settembre nell'Ateneo Romano abbiamo visto aprirsi le due tende del teatro su un organo del '700 ed un magnifico parterre di legno alla veneziana: è qui che abbiamo avuto la commovente occasione di ascoltare Rudolf Bucbinder al piano solista e alla conduzione della Filarmonica George Enescu, che hanno eseguito un programma interamente dedicato a Ludwig Van Beethoven: i Concerti per pianoforte ed Orchestra n. 2 op.19, il n. 4 op. 58 ed il terzo op. 37.
Buchbinder, nato a Leitmeritz, Cecoslovacchia, nel 1947, è un pianista austriaco, nonché direttore d'orchestra, che ha studiato con Bruno Seidlhofer e regolarmente incide da Mozart a Brahms soprattutto durante i suoi live, sia con la Filarmonica di Vienna, sia per il Festival di Vienna. La sua incisione delle 32 sonate per piano di Beethoven è stata registrata alla Semperoper di Dresda ed edita da RCA – Sony. Per quanto riguarda la Filarmonica George Enescu, è stata creata nel 1886 per formare un'orchestra sinfonica stabile a Bucarest ed ha inaugurato i suoi concerti nell'Ateneo Romano nel 1889, un anno dopo la fine della sua costruzione; ed ogni anno inaugura i concerti del Festival Enescu, compositore il cui nome è stato scelto per l'orchestra, per onorarlo dopo la sua morte nel 1955. La Filarmonica Enescu ha come Direttore principale Horia Andreescu mentre il Direttore del Coro è Iosif Ion Prunner.
Il primo dei concerti è il n. 2 per piano e orchestra in si bemolle maggiore op.19, è stato composto tra 1787 e 1789 ma non fu eseguito fino alla prima del 1795, da Beethoven stesso, per dare rilievo alla sua performance da solista. Mozartiano nello stile, i contrasti insiti nella partitura sono tipicamente beethoveniani e la brillantezza accesa di soavità di Buchbinder al piano ne qualifica la forza interiore. Il suono della Filarmonica Enescu ha una lucentezza speciale e nessuna incertezza nel fraseggio, ed in completa sincronia con le indicazioni del direttore, i legati sono particolarmente fioriti nel ritmo piuttosto sostenuto dei tre movimenti (tranne l'Adagio, naturalmente): Allegro con brio; Adagio; Rondo. Molto allegro.
Il Concerto n. 4 in sol maggiore op.58, composto tra 1805-1806, in tre movimenti standard, fu presentato al pubblico da Beethoven stesso nel 1808 nel Teatro di Vienna. Il primo movimento è un Allegro moderato così espressivo da sembrare un'improvvisazione mozartiana dove la serenità viene però stemperata in vigorìa. La trama del piano converge in luci sopraffine venate da un lieve rimando nostalgico, ben presente nel secondo movimento, l'Andante con moto in mi minore, in cui il pianissimo del piano è di una levigatura estrema ed ascensionale, preludendo ad eleganze di stampo romantico. L'addomesticamento delle Furie da parte di Orfeo, come suggerito dall'imagery ipotizzata da un critico, è struggente ed il legato degli archi fa da controcanto al piano, che poi svetta luminosamente e corposamente nel Rondo (Vivace) finale.
Il Concerto n. 3 in do minore op.37, composto nel 1800 e la cui premiere si è svolta con Beethoven stesso di nuovo solista nel 1803, è stato dedicato al Principe Luigi Ferdinando di Prussia. E' diviso in tre classici movimenti: Allegro con brio, Largo e Rondò (Allegro), l'orchestra dipinge subito il tema principale ripetuto con vigore, un unione sincronica di ardita concezione, in cui i legati vibrano romanticamente prima di lasciare spazio al piano il cui fraseggio è di una sinuosità assoluta. Di estrema armoniosità negli arpeggi, prelude al Largo in mi minore che apre col piano solo e di inusitata nostalgica leggiadrìa. Il Rondò che conclude in forma sonata è di luminoso respiro, finendo in un presto rasserenerante e pacificatore dell'impeto e della trama composita del secondo. Buchbinder è così generoso ed in simbiosi con la Filarmonica George Enescu, che sembra come “tinteggiare” la musica attraverso il richiamo delle parti. Straordinarie le performance e la sincronia della Filarmonica George Enescu e di Rudolf Buchbinder: un'emozione indimenticabile ascoltarli pitturare di colori il suono dell'anima.