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Festival Enescu Bucarest. Cvartetul Voces e la nostalgia perenne di Bach
Nel 1898 nell'Ateneo Romano, in romeno Ateneul Roman, George Enescu condusse per la prima volta il famoso Poema Romeno, proprio tra le iconiche rappresentanze delle arti e delle scienze di tutto il mondo, titolate in italiano sugli affreschi circolari della Grande Sala. E qui, un quartetto di eccezionale levatura, il Cvartetul Voces (Quartetto "Voci"), ha eseguito L'Arte della Fuga BWV 1080 di Bach, il 10 settembre, come se la nostalgia perenne per un effluvio di emozioni fosse descrivibile in ogni sua minima particella.
Il quartetto Cvartetul Voces (Voces String Quartet), fondato nel 1973, si è formato al Conservatorio George Enescu di Iaşi, dove ora sono professori all'Università Enescu; il quartetto ha presto acquisito rilievo internazionale con un repertorio che spazia da Bach fino alla musica contemporannea, con l'integrale di Beethoven incisa. I componenti del quartetto sono: Bujor Prelipcean, violino primo, Direttore della Filarmonica Nazionale di Iaşi; professore onorario all'Accademia di Musica di Würzburg, Germania e presso la Royal Academy di Amsterdam; Vlad Hrubaru, violino secondo; Constantin Stanciu, viola ed il violoncellista è Dan Prelipcean. Violino primo e violocellista, fratelli, hanno un'intesa da lasciare senza fiato, di cui si stupiscono anche gli altri due componenti che sono rimasti in silenzio e commozione sacrale durante i loro assoli, come anche il pubblico tutto, che qui religiosamente segue i concerti assorto e senza far volare una mosca, un'attenzione ed un affetto mistico per un'opera, come questa di Bach, che aspira a diventare anche mezzo di comunicazione spirituale.
In questo luogo quindi estremamente affascinante dell'Ateneul Roman, con colonne ioniche ed una cupola all'esterno di gusto neoclassico, nella Hall principale si possono ammirare scene di battaglia dall'inaugurarsi fino al termine del Sacro Romano Impero. Ricostruito nel 1888 grazie a donazioini dei cittadini (un leu, la moneta nazionale, da ogni romeno; plurale di leu è lei), ospita i principali concerti del Festival Enescu insieme a quelli della Stagione Sinfonica, e possiamo confermare l'eccezionale acustica che ha sottolineato le doti di questo straordinario quartetto.
L'Arte della Fuga (Die Kunst der Fuge), BWV 1080, tra le opere di Bach è fra le più sperimentali e quella che lascia più agio ad un quartetto di esprimersi attraverso la sua interpretazione più originale, non essendoci direttive precise per gli strumenti. Risale al 1740 e non fu pubblicata prima del 1751; si compone di quattrodici fughe e quattro canoni, le fughe sono comunemente denominate “Contrapunctus”, e sembra vi sia una ragione filosofico-pitagorica nel senso di un enigma nascosto all'interno della struttura, come nelle Enigma Variations di Elgar.
Il suono del quartetto si alza sommessamente dagli strumenti, rigido e venato di una nostalgia perenne, che esalta le fughe come se fossero delle grida soffocate, specialemente a partire dalla seconda, in cui si accendono con vigorìa tutte le parti, una magia che si evolve nel compiersi. Come afferma Christopher Walken nella parte del violoncellista di un quartetto che sta per lasciare nel film “Una fragile armonia” (A Late Quartet) di Yaron Zilberman: “Nella scrittura per quartetto d'archi l'autore immette la profondità più lacerante del suo cuore", e quando il violoncello di Dan Prelipcean va in connubio con il primo violino del fratello, la soavità di un lento fugarsi della vita moderna, lascia il posto alla sacralità della forza di ogni singola nota che svetta sul contrappunto, attraversando l'intero registro emotivo e proseguendo un viaggio nell'oltreuomo, quell'”Immer weiter” che Sokurov pose alla fine della sua scrittura filmica del Faust di Goethe.