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Teatro dell'Opera di Roma. Ernani. Dal rivoluzionario Hugo al risorgimento verdiano
La rivoluzionaria opera di Victor Hugo tradotta in libretto da Francesco Maria Piave per la musica di Giuseppe Verdi, che si inaugurò nel 1844 alla Fenice di Venezia, ha aperto la nuova stagione del Teatro dell'Opera con Riccardo Muti sul podio del palcoscenico romano.
Hugo de Ana ha curato la regia, le scene ed i costumi di un allestimento in coproduzione con la Sydney Opera House. Dal 27 novembre fino al 14 dicembre si sono alternati nelle parti principali: per il ruolo di Ernani, il tenore Francesco Meli mentre Luca Salsi ricopriva la parte di Don Carlo re di Spagna; per Don Ruy Gomez de Silva invece Ildar Abdrazakov, e Ildebrando D’Arcangelo il primo, il 3 ed il 14 dicembre; per Elvira, Tatiana Serjan, con Anna Pirozzi solo il 12 dicembre.
Il dramma di Hugo era rivoluzionario sia per la figura di Hernani (in originale) sia per il rinnovamento del teatro, prefigurato nella Préface a Cromwell del 1827 ed in quella di Hernani, dramma andato in scena con grande successo nel 1830 al Théâtre Français di Parigi: è infatti la Battaglia di Hernani, la battaglia fra romantici e classicisti. Opera che mischia il tragico col comico ed il grottesco, sviluppi che nella tragedia classica non dovevano intersecarsi tra loro; l'Ernani di Giuseppe Verdi non può che partire da qui per intrecciare invece la storia del bandito rivoluzionario Ernani ai moti risorgimentali che stavano tanto a cuore al musicista in nome dell'unità d'Italia.
La figura del re Carlo di Spagna, il futuro imperatore Carlo V, siamo negli anni intorno al 1519 ad Aquisgrana in Spagna, è considerata come una specie di sovrano illuminato e clemente: innamorato anch'egli di Elvira, perdonerà Ernani alla fine del dramma e lascerà sposare i due amanti. Al contrario, è de Silva (che vuole sposare la nipote Elvira) che ostacolerà con la richiesta dell'esecuzione del giuramento di Ernani cui aveva salvato la vita, i due innamorati appena convolati a nozze. Il giuramento di Ernani prevedeva che, qualora Don Ruy Gomez glielo avesse chiesto, lui gli avrebbe offerto la sua vita.
Una lode a Luca Salsi nella parte del re di Spagna, che fin dall'inizio ha mostrato di far convenire sulla parte tutto il riflesso emotivo, e potente, dell'opera; meno emotivamente e e canoramente risplendente Meli in quella di Ernani – ci è parso in affanno come anche il basso russo Abdrazakov e la soprano Tatiana Serjan come Elvira.
Il Bicentenario Verdiano si conclude con un'opera rivoluzionaria ed un allestimento tradizionale a cura di de Hana con dei sontuosi costumi che hanno ben abbigliato non solo i protagonisti ma anche il Coro, preparato e ben diretto da Roberto Gabbiani. Muti ha diretto Verdi con la disinvoltura dovuta alla conoscenza approfondita – anche se di un'opera meno rappresentata rispetto alle più celebri Nabucco e Aida, solo per citarne due – e l'Orchestra procede evolutivamente il suo percorso insieme al suo Direttore Onorario a Vita.