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Teatro dell'Opera di Roma. Giselle o l'evanescente aria della notte
Un grande ed entusiastico successo, il 13 febbraio 2013, ha salutato la riproposizione al Teatro dell'Opera di Roma di un mitico balletto romantico: Giselle; nel ruolo della protagonista Gaia Straccamore in coppia con Friedemann Vogel.
Giselle è un titolo molto amato dagli appassionati e le cinque recite previste, troppo poche rispetto alle richieste, hanno registrato il tutto esaurito. Fin dalla prima di Giselle, a Parigi al teatro dell'Opèra nel 1841 fu un balletto subito amato dal pubblico, poi cambiando il gusto dal 1868 non fu più rappresentato. Fortunatamente nel teatro Mariinsky (Kirov) dell'allora Pietroburgo, dove debuttò nel 1850, si continuò a mettere in scena la coreografia e nel 1910 fu Diaghilev a riproporla a Parigi con i Ballets Russes nell'interpretazione di Karsavina e Nijinsky; fu un clamoroso successo e da quel momento non uscì più dal repertorio.
La coreografia di Coralli fu poi portata in Russia da Perrot, che si ritiene abbia curato la parte Giselle, in quanto Carlotta Grisi era sua moglie, e poi ripresa da Petipa che aveva ballato con la Grisi alla prima rappresentazione nel ruolo di Albrecht; si ritiene dunque che la coreografia che ci è giunta non abbia avuto variazioni importanti.
Il fascino e la difficoltà di questo balletto è nel fatto di essere diviso in due: il primo atto, salvo il finale, il cui libretto è di Vernoy de Saint-Georges, rientra nel filone dei balletti preromantici di ambiente campestre o pittoresco come La Fille mal gardée. Al contrario il secondo atto, grazie al libretto di Théophile Gautier, che fu il promotore del progetto del balletto, ci immerge nel pieno Romanticismo entrando nel mondo delle Villi, fanciulle morte prima delle nozze, che durante la notte sorgono dalle tombe costringendo il malcapitato, in cui si imbattono, a danzare fino alla morte.
La differenza dei due mondi è evidente nel secondo atto nella coreografia delle Villi, che richiede un grande impegno dal corpo di ballo per dare vita a questi eterei ed inquietanti fantasmi. La parte più impegnativa è per la protagonista che deve rendere credibile il personaggio: Giselle nel primo atto è piena di vita, allegra e vezzosa, ma anche timida e ritrosa, nel momento dell'agnizione, quando scopre la vera identità di Albrecht deve possedere notevoli doti drammatiche, tali da rendere lo smarrimento e il dolore che la porterà prima alla follia e poi alla morte.
Nel secondo atto la sua natura diventa eterea seppur intensa nell'amore, unico legame che ancora ha con la vita perduta e rimpianta. Gaia Straccamore ha offerto una grande interpretazione di Giselle, mostrando di possedere un notevole talento drammatico che ha reso convincente il personaggio, grazie ad una tecnica impeccabile e un viso e una gestualità molto espressiva. Da allegra e spensierata ragazza si è poi calata nel disperato dolore della protagonista, nel secondo atto ha interpretato la natura evanescente di Giselle, trasformandosi ancora una volta: splendido il movimento delle braccia, aereo e morbido nello stesso tempo.
È stata intensa e coinvolgente nella tensione drammatica che si scioglie all'alba, quando anche lei svanisce, non prima dell'ultimo struggente addio ad Albrecht, Friedemann Vogel, un partner ideale, convincente tecnicamente e nell'interpretazione del ruolo. Manuel Paruccini ancora una volta ha mostrato la sua capacità drammatica e si è calato perfettamente nel personaggio, bene anche Alessandra Amato nel ruolo glaciale e inesorabile di Myrtha. Bravi Sara Loro e Alessio Rezza, nel passo a due dei contadini, in particolare Rezza ci ha colpito per le sue doti tecniche.
Il corpo di ballo si ben disimpegnato a parte qualche sbavatura nella scena delle Villi del secondo atto; ci auguriamo che quanto appreso da Carla Fracci, impareggiabile Giselle, non venga dimenticato ma venga fatto tesoro di quegli insegnamenti, come riteniamo, avendola vista, abbia fatto Gaia Straccamore. Le belle scene e i costumi di Anna Anni hanno ricreato benissimo l'atmosfera romantica del balletto, le cui musiche sono state ben dirette dalla mano esperta di David Garforth, mentre non abbiamo per nulla apprezzato gli interventi sulla coreografia di Patrice Bart, lontani dallo spirito del balletto e antiestetici. Il pubblico entusiasta ha lungamente applaudito sia durante lo spettacolo che al termine.