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Teatro dell'Opera di Roma. La parabola del doppio cigno
Dal 21 dicembre fino al 16 gennaio 2014, per ben undici rappresentazioni e cinque cast al femminile e quattro al maschile, il Teatro dell'Opera di Roma con un nuovo allestimento a cura di Patrice Bart, mette in scena uno dei capolavori di Pëtr Il’ič Čajkovskij: Il lago dei cigni. Il direttore d'orchestra ucraino, Andriy Yurkevych, che ben conosciamo per aver diretto innumerevoli versioni dal 2005 fino ad oggi sia di Il lago dei cigni, sia di Lo schiaccianoci, nonché di La bella addormentata nel bosco, ha condotto l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma per questo balletto.
La prima impressione riguarda la doppia ambientazione, i quadri principali, oltre al Lago, infatti sono due: il primo sulla terrazza dove si festeggia il compleanno del Principe Siegfried insieme all'amico Benno (segretamente innamorato di lui), insieme alla corte ed alla Regina madre ed il primo Ministro von Rothbart; il secondo atto prevede invece la famosa scena della sala da ballo che rievoca un interno anni '20-'30 alla Great Gatsby di Fitzgerald. L'allestimento è sontuoso, soprattutto nella Sala da ballo e affascinantemente retrò: Patrice Bart che si è occupato della scenografia e della coreografia (ripresa da Petipa e Ivanov solo nella terza scena del primo atto), ha disegnato con tocco leggero il tutto, e venature fortemente psicologiche come negli intenti dichiarati. Le due star russe del primo cast si sono perfettamente calate, come non poteva essere diversamente, nelle due parti: il Principe Siegfried interpretato da Mikhail Kaniskin, principal dancer dello Staatsballett Berlin; e Anna Tsygankova, nel doppio ruolo di Odette/Odile (Cigno bianco e cigno nero) principal dancer del Dutch National Ballet,
La trama è presto detta: il malefico von Rothbart, splendidamente interpretato da Manuel Paruccini, primo ministro della regina, ha incatenato ad una malìa delle fanciulle che di giorno sono cigni e di notte si trasformano in esseri umani, e fra queste vi è Odette, di cui si innamora il Principe Siegfried durante una battuta di caccia sul lago. Siegfried verrà, attraverso un patto scellerato della gelosa Regina madre e con la complicità di Benno, tratto in inganno dal doppio “oscuro” di Odette, Odile (figlia di von Rothbart), promettendole amore eterno e tradendo il medesimo giuramento con cui si era impegnato con Odette. Il finale scelto da Bart è fra i più tragici (sono vari a seconda della versione): prevede infatti la morte di Siegfried che dopo aver ucciso von Rothbart si toglie la vita, compianto inutilmente nell'ultima scena prima da Odette e poi dalla madre.
La forza di questo balletto, oltre che nella storia coreografica che va da Petipa-Ivanov a Nureyev passando per i Ballets Russes con Fokine, è nella meravigliosa musica che comprende tra l'altro la risplendente serie di danze che partono con il Czardas ungherese, poi la russa, la spagnola, la napoletana, la mazurka e per terminare, un allegro valzer. La danza, essendo essa stessa immagine di seduzione, è proprio il veicolo di irretimento di Siegfried, che cade nella trappola dell'indistinzione tra Odette e Odile, durante il ballo, scegliendo la figlia di Rothbart come promessa sposa. I pas de deux di Tsygankova insieme a Kaniskin, cigno nero e Principe Siegfried, sono di estrema purezza e raffinatezza nel movimento, quanto Paruccini, quando interviene delicatamente maelfico e disinvoltamente elegante nelle sue movenze. Nella maschera da Lucifero con le due ali che dipingono una luce di tenebra sull'orizzonte, e nell'ultimo duello con Siegfried, dimostra di aver acquisito una maturità nella danza, che ben conferma la sua statura di primo ballerino dell'Opera di Roma.
L'Orchestra, diretta egregiamente da Yurkevitch, ha fatto ben risaltare sia le parti percussive, che nelle marce e nella danze sono particolarmente evidenziate, sia quelle romantiche degli archi, costruendo con questo nuovo allestimento, una omogenea unità sul palcoscenico del Teatro Costanzi.