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Teatro dell'Opera di Roma. Il sortilegio basco di Ravel
Il fantasmagorico dittico dedicato a Ravel dal Teatro dell'Opera di Roma si compone di due episodi di teatro musicale deliziosamente orchestrati dal compositore basco: L'Heure Espagnole e L'enfant et les sortilèges, presentati dal primo febbraio fino al 6 (la prima del 30 gennaio è saltata per uno sciopero). Entrambi gli episodi sono stati diretti da Charles Dutoit, le cui leggendarie incisioni con l'Orchestre Symphonique di Montréal - da Daphnis et Chloé fino a Ma Mère l'Oye - sono rieditate per la richiesta sempre viva dei suoi raffinati estimatori.
Il nuovo allestimento del Glyndebourne Festival con la regia ed i costumi di Laurent Pelly è vivacemente assortito e colorato: presenta la giovane casalinga annoiata Concepciòn, moglie dell’orologiaio Torquemada – l'uomo ridicolo che farà il paio con gli altri due pretendenti alla fine della giocosa comédie musicale -, interpretata con gioiosa partecipazione dalla civettuola e sensuale Sthéphanie d’Oustrac, dal timbro vocale perfettamente carico e seducente quanto la sua sottoveste rosa antico e la sua vestaglia tutta fiori. La scena è ricolma dall'inizio del tic tac degli orologi, a partire dalle due enormi pendole catalane che avranno la funzione di armadi per nascondere gli improbabili, quanto inetti, amanti di Concepciòn. L'hippy Gonzalve, con la sua bella voce tonda e fine, recita poesie - il bravo Benjamin Hulett -; mentre Andrea Concetti ben interpreta la parte dell'anziano Don Inigo: entrambi destinati ad essere degnamente sostituiti dal possente mulattiere Ramiro - il baritono Jean Luc Ballestra, calato nella parte sia vocalmente sia attorialmente -, che concupirà con la sua evidente virilità e con sommo piacere di lei, l'ardita Concepciòn, pendola a parte.
La commedia di Franc- Nohain dal quale è tratto questo divertissement ben costruito di Maurice Ravel riprende, come le favole, una didattica finale allegorica e parodica citando Boccaccio: “Entre tous les amants, seul amant efficace, il arrive un moment, dans les déduits d'amour, où le mulatier à son tour! (Trad. italiana di Maria Pia Ludovisi Bruzzese: “Fra tutti gli amanti, solo amante che vale, arriva il momento, negli affari d'amore, in cui il mulattiere può donare il suo cuore!”)
L'impressionismo musicale di Ravel si rivela in modo ancora più fantasticamente variato nella fantaisie lyrique L'enfants et les sortilèges tratta dal libretto di Colette, che la propose proprio in tempo di guerra, nel 1916, al direttore dell'Opéra di Parigi. La sciarada delle tazze, dall'inglese alla cinese – ognuna imitando l'idioma di provenienza in modo parodico e istrionico – dopo che il bambino si ribella e smette di fare i compiti, fino al barbuto vecchietto che interpreta l'aritmetica, è uno spettacolo visionario per tutti. Le note si confondono tra giochi di variazioni in cui le voci prendono corpo, subito dopo quella del soprano Khatouna Gadelia, che ben ritrae l'Enfant ed ha una leggerezza anche fisica – il ruolo è piuttosto movimentato scenicamente – di particolare prestanza. Maman è Hanna Hipp, che ben intona anche il finto cinese della tazza chiara e la melanconica libellula; Sthéphanie d’Oustrac ricopre anche qui un ruolo sensuale (oltre allo Scoiattolo), la civettuola Gatta che seduce il Gatto, qui interpretato da Ballestra (anche l'Orologio a pendolo). Concetti torna per il Divano e l'Albero mentre per il ruolo fantasmagorico del Fuoco, che esce dal camino guizzando in alto e rimproverando il bimbo di aver scompigliato tutto nella casa, abbiamo la conturbante Kathleen Kim, che dà un tono inquietante alle sue reproches (brava anche nel ruolo della Principessa e dell'Usignolo).
Il bambino in ogni caso si redimerà come in ogni favola, curando la ferita allo Scoiattolo, meritandosi il perdono di tutti, e dopo aver illuminato di splendide coloriture musicali ogni piccolo episodio di un touche impressionista e fantastico, ritmato tra foxtrot e marcette di sapore folkloristico, tra richiami al jazz e veli inquieti à La Valse, Ravel ci conduce finalmente a casa col tocco immaginifico di Dutoit e dell'Orchestra tutta, come se ci addormentassimo con il bambino, dopo aver dato vita al sogno del sortilegio animato.