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Teatro Olimpico MOMIX. Alice e il suo doppio
Who are you? Chi sei tu? Chiede il Bianconiglio ad Alice, ed è così che parte il grande circo di Moses Pendleton e Cynthia Quinn, codirettrice del progetto, coi loro funambolici ballerini per raccontare un viaggio ultradimensionale che Timothy Leary avrebbe suffragato con parole di grande stupore. Fino al 3 marzo questa prima mondiale dei MOMIX aprirà The Doors of Perception che Aldous Huxley ha ripreso da William Blake coniugandoli in un esperimento mirabile con Lewis Carroll e la piccola Alice Liddell.
I sette ballerini che fanno parte di questo progetto sono quattro donne e tre uomini: Seah Hagan, Heather Conn, Hannah Klinkman, Jade Primicias, Greg De Armond, Sean Langford, Colton Wall, che dall'anno scorso collaborano con i MOMIX, compagnia fondata da Moses Pendleton nel 1981 e che esplose in Italia con un grande seguito proprio in quegli anni e che da allora presenta i suoi spettacoli con l'Accademia Filarmonica Romana nella sua sede ufficiale del Teatro Olimpico in anteprima nel mondo.
L'altalena di Alice in Wonderland, il primo atto della fantomatica creazione carrolliana per bambini ed adulti fantasiosi (Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, 1865) dà inizio allo spettacolo per narrarci la storia di come lei cadde nella tana del Bianconiglio mentre sonnecchiava stesa accanto ad un albero. Alice si duplica, questa è la prima grande invenzione di Pendleton che approfondisce il lato psicanalitico di Carroll creando dei doppi della protagonista, e presentando sulla scena tre Alice e tre altalene. La scelta della musica da parte di Pendleton è anch'essa attenta sia dal punto di vista musicale sia da quello semnatico, ed infatti si inizia con Cracked Mirrors and Stopped Clocks (Origamibiro - Tom Hill, Andy Tytherleigh), insieme alla velocissima Faster and Faster (Tony Kinsey) che dà effettivamente l'idea sia del tempo bloccato sugli orologi, sia di specchi incrinati, che non riflettono realisticamente chi vi si guarda, e questo fornisce un ineludibile pretesto anche alla costruzioni di doppi, non solo di Alice, ma del Bianconiglio, che diventano anche Cappellai Matti e Regine di Cuori (The Mad Queen o The Queen of Hearts) con lunghe gonne rosse a palco, mutanti in cappelli.
La musica è ipnotica quanto le continue trasformazioni in labirinti di senso e non, dei ballerini, con costumi modulabili, estensibili, ed inghiottenti l'uno dell'altro: dalla colonna sonora del gioco di Alice firmato da American MacGee nel 2000 (uno psico-horror sequel di Alice), vengono due inquietanti brani di Chris Venna, Fungiferous Flora e Skool Daze; fino all'oriental mood di Taal Se Taal (A.R. Rahman, Anand Bakshi). E noi vediamo Alice sprofondare nel suo pozzo di lacrime (Pool of Tears) insieme agli altri animaletti che incontra, passando per i Tweedles, i due gemellini oversize vestiti a righe fino al superlisergico The Cheshire Cat con la musica di Danny Elfman da Alice in Wonderland, il film di Tim Burton. Capiamo subito che la laurea in inglese e l'approfondita conoscenza di Alice da parte di Pendleton costruisce un percorso letterario, msuicale, critico ed attuale, facendoci risalire dal 1865 fino al 16 aprile 1943, con la scoperta da parte di Hoffmann dell'LSD, respirando una goccia della sostanza cadutagli su una mano e che aveva origine dalla sintesi del fungo parassita della segale cornuta. Chiaramente le proprietà allucinogene si conoscevano anche prima, da certi cactus come il peyote da cui veniva sintetizzata la mescalina, di cui fece esperienza Aldous Huxley (autore di Brave New World, 1932; tit. ita.: Ritorno al mondo nuovo) e che lo fece scrivere di questo "incontro lisergico" in The Doors of Perception, pubblicate nel 1953 ed il cui titolo proviene da The Marriage of Heaven and Hell (1793) di William Blake.
A proposito di "visioni", quando ho letto Disegnatore di sogni di Alfred Kubin, un libro che è composto dalla collezsione di suoi scritti dal 1921 al 1949 sulla creazione artistica e l'esperienza onirica, credo che questo estratto dal capitolo Il mondo del crepuscolo calzi alla perfezione per l'immaginario di Pendleton:
I miei personaggi non sono legati a nessun canone estetico, così come non lo sono le caricature: sfuggono ad ogni formulazione, anche se conosco la forte spinta creatrice che lavora implacabilmente in essi. Io non vedo il mondo "così", in maniera casuale, bensì, in strani momenti di dormiveglia, scorgo con stupore queste metamorfosi che spesso sono appena percettibili, a tal punto che raramente si vedono a uno stadio iniziale e devono essere avvicinate poco alla volta, a tentoni. Il talento innato, a questo proposito, deve essere intensamente esercitato. I miei spazi, le luci, le proporzioni e le prospettive non esistono né in natura né nella mente ma "esistono" invece proprio nel regno crepuscolare intermedio.
(Alfred, Kubin, Disegnatore di sogni, Castelvecchi, 2013; pp. 77-78. Tit. orig.: Aus meiner Werkstatt; trad. di Mariagiorgia Ulbar.).
Il Restless Dub seguente a firma Nick Woolfson, Eliot Jones ci conduce fino all'episodio dell'aragosta, ovvero The Lobster Quadrille dei Franz Ferdinand che prende il nome dall'omonimo episodio di Alice e che è il titolo, The Lobster, di un inquietante film del regista greco Yorgos Lanthimos, che racconta di un universo distopico dove se sei single dopo i 45 anni e non trovi un partner, verrai trasformato in un animale, il protagonista sceglierà, nel caso fallisse nell'impresa, di essere trasformato in un aragosta. Le ballerine si muovono accartocciandosi e scartocciandosi con una gonna sttecentesca con le stecche che gli fa da gonna, cappello e le riduce, introducendo, cromaticamente, la Regina di Quadri (The Queen of Diamonds) che volteggia appesa a due fiocchi rossi che scendono dall'alto, Lo sfondo musicale procede con Mexicali di Polo & Pan (2017) ed è seguito da un altro successo di Ana Tijoux, 1977. Tra regine di quadri e cuori, sono solo quelle di picche (The Queen of Spades) con tute trasparenti in nero da gatto felpato e conturbanti, mentre la regina di fiori appare su una vetrata di chiesa da dove si erge conme una Madonna misticamente fluorescente. E che dire della profliferazione dei conigli - sto scrivendo in ordine sparso - oppure del bruco composto dai palloni cangianti dei ballerini, che ne direzionano traiettorie anche verticali. Lo spettacolo dei Cracked Mirrors ritorna, con dei grandi vetri nei quali si specchiano prospettive impossibili come in un labirinto di Escher. Sfondi musicali ancora ipnotici sono Don't Worry, We'll Be Watching You e Smoke and Mirrors (Gotye - Wouter De Backer), intervallati da Chris Vrenna e Down the Rabbit Hole.
Si passa attraverso lo specchio nella seconda parte (Alice trhough the Looking Glass and What Alice Found There, 1871), con Alice che si rilassa ondeggiando sul mare, sui suoni avvolgenti di The Sea di Joey Pecoraro e poi c'è Nzuku di Arp che con suoni dub ci introduce nel giardino di iori e creature viventi multidimensionali e sensoriali. Le carte cadono di mano ad Alice e la Regina di Cuori impazzisce definitivamente per cullare Alice in un letto di rose e renderla regina, Queen Alice.
Su un tappeto sonoro che ci riconduce sui ritmi ipnotici di Vrenna, Elfman,Origamibiro ed altri, si termina con un brano che sigla il Woodstock del 1969 ed è la canzone che i Jefferson Airplane hanno dedicato ad Alice ed il suo funghetto, che fa restringere od ingigantire Alice a seconda della parte che si addenta, ovvero White Rabbit (il Bianconiglio). Enorme successo di pubblico per un capolavoro eseguito da ballerini strepitosi.