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A Terni la prima assoluta di Sogno (ma forse no) di Matteo D’amico
Al Teatro Sergio Secci di Terni è andata in scena la prima esecuzione assoluta di Sogno (ma forse no), una nuova opera di Matteo D’Amico, con il libretto, tratto dalla commedia omonima di Luigi Pirandello, scritto collaborazione dal compositore insieme a Sandro Cappelletto. È stato l'evento conclusivo del Festival OperaInCanto 2022 l'esecuzione è stata affidata all’Ensemble In Canto, al soprano Elisa Cenni, al tenore Roberto Jachini Virgili e al mimo Graziano Sirci diretti dal bravo Fabio Maestri, mentre la messa in scena è stata curata da Denis Krief, regista, scenografo e costumista di chiara fama.
Matteo D’amico, che è anche pronipote del grande drammaturgo siciliano, ha dichiarato che: “Quest'ultima mia fatica segna il mio primo incontro 'operistico' con Luigi Pirandello, che sento molto vicino sia per motivi di stretti legami familiari, sia per la lunga frequentazione dei suoi testi”. Il libretto salvo qualche taglio segue fedelmente il testo della commedia come anche ha spiegato Cappelletto: “Gli interventi sul testo originale di Pirandello sono ridotti al minimo e sono mirati ad offrire a Matteo D'Amico una sequenza lessicale funzionale al canto e all'azione scenica, sapendo che non una parola verrà da lui sprecata o ignorata”.
La commedia Sogno (ma forse no) è un atto unico scritto da Luigi Pirandello nel 1928/1929, con tre personaggi: La giovane signora, L’uomo in frac e Un cameriere, che non parla. È un testo in cui le didascalie descrittive occupano uno spazio insolitamente notevole, anche per Pirandello, così puntiglioso nella descrizione della messa in scena, per narrare un’atmosfera inquietante tra sogno e incubo della donna, potrebbe essere uno stream of consciousness (flusso di coscienza) della protagonista in cui affiorano ricordi, rimorsi e angosce dei suoi rapporti con l’Uomo in frac: l’incanto del primo approccio, gli screzi crescenti derivati dalle esigenze di lusso di lei, il vezzo di perle, e le frustrazioni di lui, che bara al gioco per procurarsi i soldi, la gelosia dell’uomo verso qualcuno più ricco in grado di soddisfare quelle esigenze, fino al precipitare nello strangolamento… ma è solo un sogno e c’è il risveglio. Risveglio dovuto al cameriere che porta un pacchetto che contiene proprio il vezzo di perle accompagnato da un bigliettino, vezzo che la donna indossa subito rimirandosi allo specchio, ma poi deve immediatamente nascondere perché è arrivato l’Uomo non più in frac. L’Uomo è frustrato perché è andato dal gioielliere ma il vezzo di perle non c’era più, la donna si tradisce dicendo che lo sapeva, un breve accenno al ritorno di quel personaggio così ricco e viene servito il tè. Così finisce ma il titolo lascia in sospeso la vicenda è un sogno o no?
La musica comincia con la registrazione della prima parte della canzone di Domenico Modugno da lui cantata, Il vecchio frac, D’Amico ci ha detto che è stato un suggerimento di Cappelletto che lui ha favorevolmente accolto. Un’interpretazione ironica della possibile conclusione della vicenda dell’uomo? Forse il suicidio? Con una breve e amena transizione da quella musica, inizia la composizione, la musica di D’Amico ha puntato alla descrizione delle atmosfere e degli stati d’animo sognante quello dell’incontro al chiaro di luna sul mare, angoscioso duranze le discussioni, concitato per l’incubo dello strangolamento. Una scrittura complessa, poliedrica che usa abilmente mezzi diversi nelle diversità delle situazioni, che sono frammenti di un sogno/incubo, che si avvicendano rapidamente e così i mezzi usati per immergere l’ascoltatore nella vicenda. L’intento di un libretto funzionale è pienamente riuscito in quanto D’Amico lo ha sfruttato nella descrizione delle atmosfere e degli stati d'animo, un aspetto che gli è molto congeniale.
Nella messa in scena di Denis Krief ha usato al meglio i limiti dello spazio al Secci riuscendo a rendere i vari aspetti della trama, ha inoltre curato la recitazione degli interpreti attento anche ai minimi dettagli che favorivano lo svolgimento della vicenda. L’ Ensemble In Canto, che è composto da ottimi musicisti ha reso ottimamente tutti gli aspetti della composizione rispondendo interamente alla riuscita direzione di Fabio Maestri, che vanta una lunga esperienza nella direzione della musica contemporanea. Elisa Cenni e Roberto Jachini Virgili hanno ben interpretato le loro parti sia vocalmente che scenicamente, bene anche Graziano Sirci.
Nella recita serale a cui abbiamo assistito sono stati applauditi calorosamente D’amico, Cappelletto, Krief, Maestri e tutti gli interpreti.