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Toni Servillo e la tragica attualità de Le voci di dentro
Le voci di dentro ha inaugurato martedì 5 novembre al Teatro Nuovo di Verona la stagione 2013-14 del Grande Teatro. Protagonista e regista di questo allestimento che ha avuto e continua ad avere grandissimo successo in Italia e all’estero, è Toni Servillo. Accanto a lui, il fratello Peppe, voce degli Avion Travel, all’esordio in teatro.
Lo spettacolo resterà in scena per sei giorni consecutivi, con un teatro esaurito fin dalla prima sera. La domanda sorge spontanea: è il titolo che richiama tanto pubblico o non è invece quel Toni Servillo balzato all’onore delle cronache teatrali e cinematografiche dopo il successo ottenuto col film “Il Divo”, in cui interpreta in modo allucinato il personaggio di Giulio Andreotti ?
Si, perché lo spettacolo è scritto e recitato in un dialetto napoletano a volte così stretto da riuscire quasi incomprensibile. Eppure il pubblico sembrava rapito, affascinato dall’interpretazione di Servillo, che si muoveva a suo agio passando da un registro all’altro, dal comico, al drammatico, da patetico al minaccioso, dall’allucinato al reale, con la disinvoltura del grande attore, pur sapendo di avere davanti un “mostro” come Eduardo De Filippo.
Eduardo scrisse questa commedia nel 1948, all’indomani della fine della guerra, quando l’Italia era completamente da ricostruire e il popolo italiano usciva dolorante da una tragedia molto più grande di lui.
Eduardo non propone una commedia allegra – non era nel suo carattere – ma una commedia che si rivela dolorosamente attuale, in cui la “stima di sè” gioca un ruolo assoluto.
Alberto Saporito, il protagonista è un organizzatore di feste popolari, e vive col fratello Carlo e lo zio Nicola, che da anni ha smesso di parlare, perché secondo lui, non ha più niente da dire.
Una notte sogna che i vicini di casa, i Cimmaruta, uccidono l'amico Aniello Amitrano e fanno sparire il cadavere. Nel sogno, lucidissimo, Alberto vede dove sono nascosti i documenti che possono incastrare i vicini. L'indomani, fatta la denuncia in questura, fa arrestare i Cimmaruta e rimasto solo in casa con il portiere Michele, cerca i documenti. Solo allora, all'improvviso, s'accorge di aver sognato il tutto e capisce il guaio che ha combinato.
Ritrattata la denuncia dal commissariato di polizia, Alberto si trova ora nei guai: Il procuratore della Repubblica, insospettito, crede che egli abbia ritrattato per paura od altro. Inoltre, rischia una querela per calunnia da parte dei vicini.
Ma quello che viene messo in moto, in una rapida degenerazione, è un meccanismo che svelerà tutte le meschinità dei protagonisti. Carlo, il fratello, nell'evenienza dell'arresto, cerca immediatamente un compratore per tutto il materiale per l'allestimento delle feste popolari, e tenta di farne firmare ad Alberto la cessione (con pieni poteri), adducendo varie scuse.
I Cimmaruta, che vengono a trovarlo uno alla volta, si mostrano stranamente gentili e si accusano l'uno con l'altro cercando di salvare il resto della famiglia. Converranno, alla fine, di dover assassinare Alberto per salvarsi... da un omicidio che, nel finale della commedia, si scopre essere solamente un sogno, in quanto Aniello è vivo e vegeto. Alberto, a questo punto finale, finge di aver trovato i documenti, chiamando assassini i vicini; e spiega a cosa si riferisce: assassini della stima e della fiducia reciproche, ammettendo un omicidio come potenziale prassi, sospettando degli stessi familiari.
La scena si apre con palcoscenico quasi vuoto…ma il vuoto è compensato da uno scoppio di napoletanità della moglie di Pasquale Cimmaruta (Gigio Morra), Rosa (Betti Pedrazzi) e della vivace cameriera Maria (Chiara Baffi) .L’arrivo di Carlo Saporito, interpretato dal fratello Beppe, prelevato dagli Avion Travel, alla sua prima prova teatrale, apre uno scenario inquietante che diventerà via via sempre più allucinante e drammatico con la presenza di Andrea Saporito.
Una delle opere più complesse, pirandelliane e filosofiche di De Filippo. Servillo ha realizzato una regia molto essenziale con grande bravura. Certo, la commedia è stata scritta da Eduardo per Eduardo, ma credo che Servillo sia ugualmente riuscito a ricrearne l’atmosfera e lo spessore.