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Tra le nuvole. La leggerezza dell'etere in singletudine
Il nuovo film di Jason Reitman, già regista di Thank you for Smoking e Juno, è la divertente caccia di Clooney in Tra le nuvole, tratto dal libro omonimo di Walter Kirn edito in Italia da Rizzoli, insieme alla bionda Vera Farmiga ed alla giovanissima Anna Kendrick. Tra voli ed atterraggi si respira l’aria leggera dell’immersione nell’etere quanto quella – con onesta ironia e passaggi emozionanti – di come si licenzia all’americana, soprattutto in era di crisi.
Come fa un cacciatore di teste a non commuoversi di fronte alle lacrime o alle minacce di suicidio di un professionista o di un semplice impiegato che dopo 20 anni di lavoro continuo si vede sbattuto fuori dall’azienda, magari con moglie e figli a carico? Si fa un corso con Ryan Bingham alias George Clooney, uno dei migliori cacciatori di teste sul mercato che tira fuori lo zaino da svuotare e spiega come starsene “fra le nuvole” la maggior parte dell’anno, volando da una parte all’altra della bandiera delle stelline con gli stati, approdando solo con il necessario, in primis il pacchetto delle “options”, bonus dopo il licenziamento.
Tutto bene sembra per Bingham, finchè un rampante nuovo acquisto del suo capo Craig Gregory alias Jason Bateman, ovvero la giovanissima Natalie Keener/Anna Kendrick, rivoluziona il piano di lavoro aziendale e decide di far tutti atterrare. Per rimanere a lavorare nel suo stesso posto, oltre a dover progettare il suo futuro “da terra” e svolgere i “congedi” on line, dovrà prima insegnare a Natalie qual è il suo sistema. Compito infelice cui è costretto, nel frattempo incontra la bionda Alex, la credibile Vera Farmiga, simpatica e pragmatica donna d’affari che gli scombussola i piani da single imperituro.
Il film è irresistibile, ricco di battute e trovate innocenti quanto il punto di vista dei lavoratori che, in confronto ai nostri, prima di tutto sembrano più dignitosi e coraggiosi: suggerisco un’emulazione in questo caso, ma soprattutto dimostrano, a cominciare dallo stesso regista Reitman che è nato nel ‘77, e dalla giovane e simpatica Anna Kendrick, che non si deve di certo “maturare” e giungere ai 50 anni od oltre come si pensa qui, per produrre film di successo (ricordo quelli di Peter Jackson od il precedente di Reitman, Juno nel 2007) oppure essere intelligenti. E, visto la fin troppo diffusa ammirazione per gli stranieri, americani in testa, da cui sono contagiati gli italiani, direi di cominciare a scegliere di portare questi come esempi da copiare: ironia, voglia di fare, scelta sulle basi della qualità e delle competenze, coraggio di ricominciare e di reinventarsi (questa è una dote in comune con gli italiani), soprattutto dignità. Da escludere i licenziamenti – sia lavorativi che relazionali – tramite sms: sono vietati dalla legge come insegna un fatto di cronaca di qualche tempo fa.
E’ ora di svuotare lo zainetto che portiamo indosso e di metterci solo cose nuove: sia in termini di rapporti, sia in termini di oggetti utili da condurre con sé, stiamo per alzarci in volo, usiamo la testa.
Una nota di merito all’efficace colonna sonora curata da Rolfe Kent.